Il divo Marlon Brando torna su Studio Universal

60 anni fa Marlon Brando vinceva il suo primo Premio Oscar® come Miglior Attore protagonista per Fronte del porto (1955) e Studio Universal (Mediaset Premium sul DTT) non poteva non rendergli omaggio. Nel mese dedicato agli Academy Awards, il Canale del grande cinema classico americano presenta quattro film che hanno reso questo attore una leggenda intramontabile. Ad aprire la rassegna un Focus esclusivo dedicato alla vita e alla carriera del celebre attore.

L’appuntamento è a febbraio ogni lunedì alle ore 21:15.

Titoli in ordine di trasmissione:

·         2 febbraio:      Fronte del porto (1954) di Elia Kazan

·         9 febbraio:      I Due volti della vendetta (1961) di Marlon Brando

·         16 febbraio:    La caccia (1966) di Arthur Penn

·         23 febbraio:    Il Selvaggio (1953) di Laslo Benedek

Marlon Brando: la vita di un genio sregolato

Otto volte candidato al Premio Oscar® (riconoscimento che si aggiudicò due volte, rifiutandosi però, nella seconda occasione, di ritirare la statuetta in segno di protesta contro le ingiustizie nei confronti dei nativi americani), Marlon Brando nasce negli Stati Uniti a Omaha, in Nebrasca, il 3 aprile del 1924. Figlio di un fabbricante di prodotti chimici e dell’attrice Dorothy Pennebaker, dopo essere stato espulso, per insofferenza alla disciplina, dall’Accademia militare del Minnesota, si trasferisce a New York, dove studia arte drammatica all’Actor’s studio e calca per la prima volta il palcoscenico con la compagnia di Long Island. Il suo debutto sul grande schermo risale al 1950: la pellicola è “Uomini – il mio corpo t’appartiene” di F. Zimmerman, che frutta a Brando un successo immediato, specie per il suo modo di recitare, notevolmente influenzato dal “metodo Stanislavsky”. Seguono un successo dopo l’altro.

Marlon brando

Marlon Brando in Fronte del Porto

Tra le sue interpretazioni si ricordano in particolare: quella dello scaricatore di porto Terry Malloy in “Fronte del porto”, quella di Stanley Kowalski in “Un tram che si chiama Desiderio” prima a teatro e poi nell’omonimo film, quella di Marco Antonio nel “Giulio Cesare” di Mankiewicz, quella del primo ufficiale Fletcher Christian ne “Gli ammutinati del Bounty”, quella di don Vito Corleone ne “Il padrino”, il vedovo Paul in “Ultimo tango a Parigi” e il colonnello Kurtz in “Apocalypse Now”. La saga de “Il padrino” (1973), gli frutta uno dei due Oscar della sua carriera (il primo lo aveva ricevuto per “Fronte del Porto”). La sua ultima fatica risale al 2001 quando è interprete di “The Score” di F. Oz. Al quarto posto nella lista delle leggende del cinema redatta dall’American Film Institute nel 1999, Brando è stato uno dei soli tre attori professionisti, insieme a Charlie Chaplin e Marilyn Monroe ad essere nominato dalla rivista americana TIME come uno dei 100 personaggi più influenti del secolo nel 1999. Movimentata e drammatica la sua vita privata, tre matrimoni falliti, numerose relazioni e diversi figli, legittimi ma anche adottivi. Dopo aver acquistato un atollo in Polinesia e investito molti soldi nella causa dei diritti civili dei nativi americani, muore da uomo solitario e squattrinato in un ospedale di Los Angeles all’età di 80 anni, non prima però di aver lasciato una traccia indelebile nella storia del cinema internazionale e nell’immaginario di un pubblico plurigenerazionale.