UnReal: recensione

Allo scoccare del mese di giugno debutta UnReal, la serie tv che segna il ritorno da indiscussa protagonista di Shiri Appleby. L’attrice conosciuta ai più per essere apparsa in Roswell, si re-inventa in questa serie tv anomala ma dal grande appeal. UnReal viene trasmessa sul network Lifetime che, a grandi falcate, si sta imponendo come network di riferimento non solo per il pubblico femminile ma anche per uno spettatore in cerca di un prodotto frivolo ma d’impatto

UnReal risponde a questa voglia di esplorare nuovi orizzonti e, nonostante i difetti piuttosto lampanti, porta con se un carico di aspettative quasi sconfinato. Per ora sono previsti 10 episodi e dal pilot, si intuisce che la serie non sarà una semplice soap-opera di prima serata.

UnReal scandaglia il cuore di un fittizio reality show americano, facendo emergere un substrato fatto di colpi bassi e sordide macchinazioni, un atto di accusa verso quella tv spazzatura pilotata da un manipolo di persone disposte a  tutto pur di guadagnare punti nel cuore del pubblico. Si chiama Everlasting il famoso dating show punto di partenza delle vicende dei singoli protagonisti. Telecamera in spalla e guidati dalla verve sarcastica di Quinn King (Constance Zimmer), la produttrice esecutiva dello show, conosciamo tutti i partecipanti del reality: donne sexy e sulla trentina che cercano di conquistare con abiti sexy e sguardi languidi il cuore di un subdolo rampollo. Per risollevare gli ascolti di uno show che non naviga in buone acque, la produzione decide di chiamare Rachel Goldberg (Shiri Appley), l’unica capace di entrare in empatia con le persone e quindi manipolare le scelte dei partecipanti per scopi biechi e per nulla limpidi. La giovane che nasconde un passato oscuro, si getta a capofitto in questo lavoro senza accorgersi che sta ricadendo una spirale di commiserazione e follia.

Foto promozionare del Cast

Foto promozionare del Cast

UnReal dunque anche se conserva tutti i dettami del canale di riferimento, si conferma una serie alla moda ma vagamente sarcastica, irriverente ma con un pizzico di sano perbenismo, intrigante senza dimenticare però una buona dose di sano entertainment. La Lifetime quindi si trova a portare in tv una serie che gioca con le stesse caratteristiche di un prodotto seriale, mixando drama e falso documentario in un crogiolo accattivante e d’impatto, perché in realtà vuole scrivere un atto di accusa al mondo dei reality show – macchina commerciale racimola soldi – scoprendo il volto che saggiamente viene nascosto al pubblico. Al di là del glamour e dei sogni di speranza, UnReal è un resoconto dettagliato, credule e sarcastico dei meccanismi che generano un show televisivo. Non solo si scoprono le catene di montaggio ed i giochi di redazione, ma si sfata il mito dello stesso reality show. Da sempre millantato come un prodotto realistico (ma non troppo), questa serie tv fa intuire come anche il più patinato dei reality, appunto, nasconde del marcio. La figura stessa di Rachel fa trasparire tutto ciò; lei gioca con i sentimenti delle persone, scopre i loro segreti, solo per mandarli in pasto ad un pubblico affamato ed in cerca di divertimento.

La chiave di lettura di UnReal riesce a tenere alto l’interesse su questa serie tv, perché nonostante le buone intenzioni iniziali, rimane un prodotto senza uno scopo ultimo, senza un mordente ed un colpo di scena che trasmetta allo spettatore la voglia di proseguire nella visione. Obbiettivamente se i prossimi episodi si mantengono come il pilot, la serie tv potrebbe diventare un’interessante prodotto da analizzare con cura per capire tutti i retroscena di uno show televisivo;  ma lo spettro del trash è purtroppo già dietro l’angolo.

Giudizio Cinematographe

Regia - 2.5
Sceneggiatura - 3.5
Fotografia - 2.2
Recitazione - 2.5
Sonoro - 2
Emozione - 2.6

2.6

Voto Finale