The Witcher 4: svelato come la serie ha gestito l’addio di Henry Cavill e introdotto Liam Hemsworth

Come The Witcher 4 ha risolto il “caso Cavill”. La showrunner della serie Netflix spiega l’espediente narrativo dietro al nuovo Geralt di Liam Hemsworth

La quarta stagione di The Witcher non porta con sé solo un cambio di volto per Geralt di Rivia, ma anche una raffinata trovata narrativa per spiegare l’inevitabile: l’addio di Henry Cavill e l’arrivo di Liam Hemsworth. Una sostituzione che ha fatto discutere — e parecchio — sin dall’annuncio, dividendo i fan tra chi non riesce a separare il witcher dal suo interprete e chi, più pragmaticamente, ha deciso di “seguire la storia, non l’attore”.

A parlare del cambio di testimone è stata la showrunner Lauren Schmidt Hissrich, che in un’intervista a TV Line ha svelato come la serie abbia scelto di affrontare il recasting senza ignorarlo, ma integrandolo con eleganza nella narrazione. “Volevamo giocare con l’idea, che è un tema fondamentale in The Witcher, di come le storie cambino a seconda di chi le racconta”, ha spiegato Hissrich. “Forse tutto ciò che abbiamo visto nelle prime tre stagioni è stato narrato dal punto di vista di qualcuno. Forse non è andata proprio così.”

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La quarta stagione si apre infatti con una scena simbolica: una giovane ragazza di nome Nimue discute con un narratore più anziano, accusandolo di aver “raccontato male” la storia di Geralt. Un’introduzione che getta un nuovo sguardo su tutto l’universo della serie, suggerendo che le avventure del witcher siano leggende tramandate e reinterpretate, come i miti di un mondo antico. “Non volevamo ignorare il fatto che si trattasse di un nuovo essere umano”, ha aggiunto la showrunner. “Sì, ci sono ancora gli occhi gialli e la parrucca argentata, ma ora è interpretato da Liam. Si trattava di rivisitare i momenti chiave della vita di Geralt attraverso una nuova prospettiva. Il nostro obiettivo era far sì che, già dal primo episodio, il pubblico vedesse Geralt, non l’attore che lo interpreta.

Un approccio meta-narrativo che trasforma un problema di produzione in un punto di forza creativo: The Witcher diventa così un racconto nel racconto, dove ogni versione del witcher potrebbe essere semplicemente “una delle tante”. L’idea, a ben vedere, ricorda la teoria di James Bond, secondo cui 007 non è un uomo ma un codice: un espediente che permette di cambiare volto al personaggio senza tradire la sua essenza. Con questa soluzione, la serie Netflix trova un modo elegante per accompagnare gli spettatori verso la sua quinta e ultima stagione, trasformando una questione spinosa in un’interpretazione affascinante del mito di Geralt. E, chissà, forse persino in un addio meno amaro a Henry Cavill.