The Witcher 2 e la morte più traumatica: Henry Cavill ha dato un contributo fondamentale

Il contributo di Henry Cavill alla scena è stato fondamentale!

Henry Cavill ha dato un contributo fondamentale per ottenere la giusta dose di emozione in QUELLA scena della stagione 2 di The Witcher 

Sono passati diversi giorni da quando Netflix ha rilasciato la seconda stagione della serie fantasy The Witcher, una delle più viste e apprezzate sul servizio streaming. I nuovi 8 episodi sono ricchi di colpi di scena e di emozioni, ma c’è una scena in particolare che ha portato alle lacrime tantissimi fan.

Attenzione: spoiler sulla stagione 2 di The Witcher!

La scena a cui facciamo riferimento è quella che vede la morte di Roach (Rutilia), al giumenta di Geralt di Rivia, lo strigo cacciatore di mostri interpretato da Henry Cavill. Dopo aver subito una ferita mortale, inferta da una creatura mostruosa sulle tracce di Ciri (Freya Allan), il fedele compagno di viaggio del witcher cade a terra agonizzante e Geralt deve prendere la difficile e dolorosa decisione di porre fine alle sue sofferenze. Lauren Schmidt Hissrich, showrunner della serie, ha così commentato la decisione di uccidere la giumenta: “Una delle cose che amo di più dei libri e dei videogiochi è che Geralt continua a chiamare i suoi cavalli Roach. Volevamo approfondire il loro legame. Cosa succede quando perdi il tuo migliore amico? E come se ne ottiene uno nuovo?”

Leggi anche The Witcher 2: la spiegazione del finale della seconda stagione

Hissrich è stata molto chiara sul fatto che la morte di Roach non poteva avvenire fuori dallo schermo, ma che doveva far parte della trama: “Non volevo che Roach morisse fuori dallo schermo e che nessuno la vedesse o nominava”. Ha inoltre rivelato che il contributo di Henry Cavill alla scena è stato fondamentale e che l’attore ha aiutato la produzione a renderla ancora più emozionante: “Quando Roach muore Henry ha scritto quella preghiera che recita al cavallo. È stato molto emozionante, sembrava davvero che stesse dicendo addio a un amico. Volevamo assicurarci di onorarlo correttamente, di rendere eroica la sua morte”.