The Last of Us 2, i creatori spiegano la morte che ha sconvolto i fan della serie: “Nessuno è al sicuro”

Craig Mazin e Neil Druckmann analizzano la scena del secondo episodio della stagione 2 di The Last of Us che ha sconvolto i fan della serie.

Nel mondo di The Last of Us, la morte non è un colpo di scena: è una costante. Una presenza silenziosa e minacciosa, che si cela dietro ogni angolo, ogni passo, ogni scelta. In questo paesaggio post-apocalittico, la sopravvivenza non è solo fisica, ma soprattutto emotiva. Perché ciò che veramente distrugge non è morire, ma perdere qualcuno che si ama. È su questa linea sottile tra amore e dolore che la serie costruisce le sue fondamenta più profonde. Non è solo una storia di zombie o violenza, ma un racconto su ciò che resta dell’umano quando tutto il resto è crollato.

Da qui in avanti, attenzione: SPOILER sull’episodio 2×02 di The Last of Us!

the last of us stagione 2 cinematographe

Ci sono silenzi che fanno più rumore di mille grida. Il secondo episodio della nuova stagione ha infranto uno di questi silenzi con un colpo secco e inaspettato: Joel è morto. Non in modo eroico, né in un epico scontro finale, ma con la brutale improvvisazione che caratterizza questo mondo devastato. Un attimo, un colpo, uno sguardo che non si chiude più. È la morte che colpisce quando meno te lo aspetti, senza giustizia né poesia. Una scena potente, fedele alla versione originale del videogioco, ma tutt’altro che gratuita. Joel cade per mano di Abby, una nuova e intensa figura interpretata da Kaitlyn Dever. Con la sua presenza, l’attrice ha rivoluzionato la narrazione della serie, incarnando un personaggio che spinge il pubblico oltre le etichette facili. “Non ci sono cattivi nella serie”, ha dichiarato Dever, “solo persone distrutte che cercano di sopravvivere.” Ed è proprio in questa visione che la scena della morte di Joel trova il suo senso più profondo: la violenza non è stilizzata né eroica, ma fredda, improvvisa, spiazzante. Come la vera perdita.

Ma perché una scelta narrativa così radicale? Perché eliminare il protagonista così presto, senza possibilità di redenzione? A questa domanda hanno risposto Neil Druckmann e Craig Mazin, creatori della serie HBO, durante una recente conversazione con Fotogramas. Per Druckmann, la chiave sta proprio nella natura profonda della serie: “Se avete visto la prima stagione, sapete che nessuno è veramente al sicuro. I personaggi muoiono spesso. The Last of Us costringe lo spettatore a confrontarsi con il dolore. E il dolore è un’emozione profondamente disturbante per molte persone. Il modo in cui reagiamo a quel dolore, come lo affrontiamo, è ciò che ci rende umani. È questo che vogliamo raccontare.”

Craig Mazin ha aggiunto: “Non ci sediamo a tavolino pensando che sia una buona idea uccidere un personaggio. La vera domanda è: cosa crea il miglior dramma? Vogliamo raccontare una storia che coinvolga davvero, che provochi, che faccia riflettere gli spettatori su cosa significhi perdere qualcuno. Perché tutti, prima o poi, lo viviamo. E ciò che ci interessa davvero è capire come l’amore possa sopravvivere alla perdita. Questo era il cuore della prima stagione. E sarà il cuore anche della seconda.”

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