Pride: svelata la data di uscita della docuserie in arrivo su Disney +

La docuserie, divisa in sei parti, che racconta la lotta per i diritti civili LGBTQ+ in America, dagli anni '60 agli anni 2000

Pride è rappresentata da sei registi LGBTQ+

Pride è la nuova docuserie divisa in sei parti che arriverà prossimanamente su Disney Plus, nella sezione Star del servizio streaming. L’opera è un progetto davvero peculiare, che veicola un messaggio di vitale importanza: l’importanza della lotta per i diritti LGBTQ+ e proprio per questo motivo, sono stati chiamati in raccolta sei registi (Tom Kalin, Andrew Ahn, Cheryl Dunye, Anthony Caronna e Alex Smith, Yance Ford e Ro Haber) a rappresentare l’importante ed energica comunità che da anni si sta battendo per i diritti civili. Le tematiche all’interno dell’opera spaziano dalla sorveglianza dell’FBI sulle persone omosessuali, l’esplorazione dell’eredità queer del movimento, l’uguaglianza matrimoniale e molto altro ancora.

Pride

In particolare, come comunicato da un recente comunicato stampa, la realizzazione arriverà sul servizio on demand il 25 giugno prossimo. Ogni episodio dell’opera affronta, in maniera dettagliata, un decennio, dagli anni ’60 agli anni 2000. Di seguito, qualche informazione sulle puntate:

  • Episodio 1 – “Anni ’50: La gente faceva le feste”

Uno sguardo approfondito sulle vite vissute a pieno dalle persone queer negli anni ‘50 nel pieno di un forte aumento delle norme governative contro la comunità LGBTQ+ guidate dal senatore Joseph McCarthy, che ha inaugurato un’era di persecuzione appoggiata dal governo. Diretto da Tom Kalin.

  • Episodio 2 – “Anni ’60: Rivolte e rivoluzioni”

Ancor prima di Stonewall, il Pride ha messo le sue radici negli anni ‘60, quando eroi meno conosciuti provenienti da comunità emarginate, tra cui ragazze queer di colore e donne trans, hanno giocato un ruolo fondamentale nel progresso del movimento. Attraverso l’attivismo e la protesta, piccola e grande, la comunità LGBTQ+ ha lottato per i diritti, l’accettazione e l’uguaglianza. Diretto da Andrew Ahn.

  • Episodio 3 – “Anni ’70: L’avanguardia della lotta”

In questo viaggio personale, Cheryl Dunye intreccia filmati d’archivio, testimonianze personali e interviste per mostrare come gli anni ‘70 abbiano contribuito a forgiare un movimento nazionale, dalla prima marcia del Gay Pride, all’ascesa di artisti come la regista Barbara Hammer e la poetessa Audre Lorde, al confronto del femminismo intersezionale e al contraccolpo e all’opposizione della destra religiosa. Diretto da Cheryl Dunye.

  • Episodio 4 – “Anni ’80: Underground”

La New York degli anni ‘80, rinvigorita dalla rivoluzione sessuale dell’epoca precedente e dall’ascesa del Gay Liberation Front, vide un afflusso di persone queer nel centro di Manhattan e l’ascesa della scena del ballo underground. Allo stesso tempo, l’epidemia di AIDS devastava la comunità gay mentre Ronald Reagan e la sua Moral Majority si rifiutavano di intervenire. Diretto da Anthony Caronna e Alex Smith.

  • Episodio 5 – “Anni ’90: Le guerre culturali”

Gli anni ‘90 avrebbero dovuto annunciare una nuova era per la comunità LGBTQ+. Con l’elezione di Bill Clinton, avevano finalmente un alleato alla Casa Bianca – o così pensavano. Le guerre culturali erano in pieno svolgimento e venivano combattute ovunque, da Capitol Hill ai cinema alle chiese. Hanno devastato le comunità, ma hanno anche galvanizzato le persone LGBTQ+ a creare politiche e organizzazioni che ancora oggi lottano per l’uguaglianza. Diretto da Yance Ford.

  • Episodio 6 – “Anni 2000: Y2gay”

Gli anni 2000 hanno inaugurato una nuova era di visibilità queer, dove gay e lesbiche stavano guadagnando l’accettazione nei media tradizionali. Ma anche mentre i membri bianchi cisgender della comunità LGBTQ+ trovavano un posto nella società, la lotta per i diritti delle persone trans continuava, e quella lotta ha preso la scena principale solo oggi. Diretto da Ro Haber.

Pride ha come produttori esecutivi Alex Stapleton, Danny Gabai, Kama Kaina & Stacy Scripter per VICE Studios e Christine Vachon & Sydney Foos per Killer Films.