L’Esercito dei romantici: in arrivo la serie animata sui creativi dell’Ottocento parigino
Arte e rivoluzione diventano un’unica rivoluzione visiva.
Parigi, tra il 1830 e il 1871, si trasforma in un campo di battaglia culturale. Al posto delle bombe, versi. Al posto dei cannoni, quadri e sinfonie. È l’epoca esplosiva del Romanticismo, in cui una banda di fuoriclasse come Hugo, Delacroix, Chopin, Sand, Baudelaire e altri visionari riscrive le regole dell’arte e della politica. A questo manipolo di incendiari delle idee è dedicata L’Esercito dei romantici, la nuova serie animata visibile gratuitamente su ARTE.TV.
L’Esercito dei romantici: la Parigi artistica dell’Ottocento

Quattro episodi che scorrono come un romanzo di formazione collettivo, adatti anche a chi si annoia con i documentari “classici”. Perché qui c’è ritmo, immaginazione visiva, e una Parigi che pulsa come un cuore impazzito.

Si parte con Delacroix e il suo dipinto-manifesto La morte di Sardanapalo, si attraversano gli urli teatrali di Hugo (Hernani), le note lisergiche di Berlioz (Symphonie fantastique), l’ossessione totalizzante di Balzac per La Comédie humaine. Sullo sfondo, rivoluzioni, colpi di Stato, esili forzati e ritorni trionfali. Ogni episodio intreccia creazione e caos, genio e rovina.
Nella seconda puntata, il Romanticismo francese esplode: Hugo entra nell’Académie française, Dumas inaugura il suo teatro, Balzac sfida i limiti della narrativa. Poi arriva il 1848: Lamartine proclama la Repubblica, tuttavia i sogni durino poco. Il popolo incorona Napoleone III, e gli artisti finiscono di nuovo ai margini.
Eppure la brace continua ad ardere. L’ultimo episodio racconta il ritorno: Hugo, Sand, Dumas – dopo guerre, fallimenti ed esili – rimettono piede in patria. Stavolta, la Libertà sembra avere il volto di chi l’ha difesa con l’inchiostro. L’Esercito dei Romantici accompagna negli angoli nascosti dell’Occidente moderno. In ogni tratto animato pulsa la fame di giustizia, bellezza e rivolta che ha attraversato Parigi come una scossa elettrica.
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