La serie Netflix che ha irritato il Pentagono: la storia vera di un cadetto gay negli anni Novanta
Uscita il 9 ottobre, la serie ha conquistato il pubblico e buona parte della critica, ma non ha trovato un estimatore d’eccezione: il Pentagono.
C’è un nuovo titolo Netflix che sta facendo discutere non per le sue scene, ma per la sua esistenza stessa. Si chiama Boots e racconta la storia – vera – di un adolescente gay che, nei primi anni Novanta, decide di arruolarsi nell’esercito americano, quando l’omosessualità era ancora ufficialmente un reato tra le file dei Marines.
Uscita il 9 ottobre, la serie ha conquistato il pubblico e buona parte della critica, ma non ha trovato un estimatore d’eccezione: il Pentagono. Il dipartimento della Difesa statunitense ha infatti attaccato Netflix, accusandola di portare avanti un’“agenda ideologica” troppo vicina ai temi LGBTQ+. Il portavoce ha definito la serie “spazzatura woke”, dimostrando che, a quanto pare, certe battaglie culturali non finiscono mai.

Boots è ispirata al memoir The Pink Marine di Greg Cope White, che nel 1979 si arruolò davvero nei Marines, mentendo sul proprio orientamento sessuale pur di servire il Paese. White, che all’epoca era un ragazzo fragile e sottopeso, raccontò nel libro la solitudine, la paura e la forza necessaria per sopravvivere in un ambiente che lo avrebbe espulso se solo avesse detto la verità. La serie sposta la storia al 1990, poco prima della controversa politica del “Don’t ask, don’t tell”, che consentiva alle persone omosessuali di arruolarsi solo a patto di restare nell’ombra. La legge sarebbe stata abolita soltanto nel 2010, sotto l’amministrazione Obama.
A dirigere il progetto c’è Andy Parker, che ha descritto la serie come “Full Metal Jacket raccontata da David Sedaris” – ovvero un racconto militare, ma filtrato con ironia e sensibilità queer. Il risultato, tuttavia, è più drammatico che comico: Boots è una storia di formazione dura, segnata da vessazioni, silenzi e piccole ribellioni. Non mancano le polemiche sul realismo: alcuni veterani hanno criticato la rappresentazione del campo di addestramento, giudicata poco fedele alle regole ferree della vita militare. Ma è difficile negare che la serie colpisca nel segno, proprio perché riesce a umanizzare un ambiente storicamente ostile alla diversità.
Nel cast spicca Miles Heizer, già visto in Tredici, scelto dallo stesso Cope White per la sua autenticità: “Volevo che fosse interpretato da un attore gay, qualcuno che potesse capire fino in fondo cosa significasse mentire per sopravvivere,” ha dichiarato l’autore. Il tempismo, poi, è tutt’altro che casuale. Boots arriva in un momento in cui l’amministrazione Trump ha annunciato la fine delle politiche per la diversità nelle forze armate e imposto ai soldati transgender di lasciare l’esercito.
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