La miniserie numero 1 su Netflix in 41 paesi: solo 8 episodi per il nuovo thriller firmato dal creatore di Homeland
È anche una delle serie Netflix più acclamate dalla critica del 2025.
Nel vasto mare dei contenuti Netflix, dove un titolo può diventare un fenomeno globale o sparire in poche ore, ogni tanto arriva una serie capace di imporsi con la sicurezza di chi sa esattamente che cosa sta facendo. È il caso di The Beast in Me, la miniserie che sta sbancando le classifiche di mezzo mondo e che, a oggi, guida la Top 10 in ben 41 paesi. Un risultato notevole, ma non sorprendente considerando chi c’è dietro: Howard Gordon, il creatore di Homeland, uno che di thriller psicologici e atmosfere tese se ne intende parecchio.

The Beast in Me segue la storia di una scrittrice devastata dalla morte del figlio. Un lutto che le ha tolto la voce, la serenità e qualsiasi interesse per il mondo che la circonda. Finché non arriva un nuovo vicino di casa. Un uomo affascinante, potente, miliardario. E soprattutto il principale sospettato della scomparsa della moglie. Il dolore lascia spazio alla curiosità, la curiosità alla paranoia, e la paranoia… alla verità? Il confine, come sempre nei lavori di Gordon, rimane volutamente sfumato.
A tenere insieme questo gioco di ombre ci sono due interpreti di prim’ordine: Claire Danes e Matthew Rhys. Loro due bastano da soli a trasformare un’intuizione narrativa in un thriller ad altissima tensione. La miniserie è composta da 8 episodi, usciti su Netflix il 13 novembre. È bastata una settimana per farla diventare la serie non in lingua inglese più vista della piattaforma, con 6,9 milioni di visualizzazioni. E negli ultimi giorni il successo non ha fatto che consolidarsi.
Secondo i dati di FlixPatrol, la serie ha raggiunto la vetta delle classifiche in 41 paesi. Oltre al successo di pubblico, The Beast in Me sta raccogliendo anche riscontri critici molto solidi: 84% di recensioni positive su Rotten Tomatoes e un dignitosissimo 71/100 su Metacritic. Punteggi che, nel territorio minato delle produzioni Netflix, pesano eccome. Insomma, una miniserie corta, tesa, compatta, con un pedigree importante davanti e dietro la macchina da presa. E, dettaglio non trascurabile, destinata a far parlare di sé ancora per parecchie settimane.
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