Domina – stagione 2: recensione finale della serie TV Sky
La serie con Kasia Smutniak racconta l'antica Roma tra tradimenti, intrighi e giochi di potere.
Si è conclusa il 29 settembre 2023, la seconda stagione, composta da 8 episodi, dell’epico period drama Domina di Simon Burke, su Sky e NOW, con la lotta per la successione. Questo secondo capitolo non è meno forte, aggressivo, violento del primo, anzi, Livia è ancora più coraggiosa, pronta a mettere tutto in discussione per ricostituire la Repubblica a Roma.
Domina 2: il racconto della maturazione di Livia, una spietata donna romana
Livia: “Siamo a Roma, dove le donne non hanno idee”
La seconda stagione si concentra maggiormente sulla continua maturità di Livia come potenza romana e su come deve affrontare ostacoli sempre più grandi perché la posta in gioco è altissima. La verità è che la serie è principalmente la storia di una donna che fa di tutto per mantenere la parola data al padre. Livia era una giovane ragazza ingenua dopo l’assassinio di Giulio Cesare, era diventata la moglie dell’imperatore Augusto e ora è una donna matura, intelligente, la Domina di Roma, nei momenti importanti è lei la voce, la persona da cui andare anche per le persone che non le sono sodali. Livia fa paura, lei è scomoda eppure è l’unica persona che può fare del bene a Roma.
“Non ci sono segreti in questa famiglia, tutti sanno tutto”
Di episodio in episodio, la trama si fa più complessa, i misteri più intricati, i legami tra i personaggi più fitti, al centro di tutto c’è sempre Livia che, nonostante sia una donna, sa benissimo come muovere le fila. Lei sceglie chi sposa chi, lei decide come muovere le pedine, lei sa perfettamente come comportarsi. Anche quando è in esilio, anche quando è lontana da Roma, lei è sulla bocca di tutti, lei è nelle parole dei figli, dei detrattori, di Gaio anche mentre sta rischiando la vita mentre la famiglia festeggia il matrimonio tra Giulia e Tiberio. Tutti parlano di Livia.
Livia: “Non devo svegliarmi ogni mattina ed essere perfetta e risolvere i guai di qualche idiota. Adesso posso essere me stessa, sono felice. Non mi manca niente.”
Pisone: “Può essere la tua vita per sempre”
Livia: “Verrà qualche idiota”
In questo dialogo tra Livia e Pisone, emergono alcuni elementi chiari, da una parte la condizione che comunque viveva una donna – essere perfetta, essere se stessa – , anche in quella Roma, dall’altra la situazione particolare di Livia – risolvere i guai di tutti quegli incapaci -, conscia che quella pace durerà per poco. Ed è così. Livia torna a Roma perché per l’ennesima volta è lei che scioglie i nodi, nessuno si salva dalla “scure” di Livia, prima o poi si vendicherà. La Domina di Smutniak è fiera, forte e sicura anche quando il dolore la mette in ginocchio e la stordisce.
Una politica raffinatissima, demiurga della cosa pubblica, una donna che sa e orchestra
Livia: “Non sono stata una buona madre, i bambini sono noiosi anche da grandi, io amavo le feste e la politica ma a chi non piacevano e odiavo i lavori domestici, tutte quelle piccole idiozie delle matrone romane”
Livia sa di non essere stata la classica figura materna, lo dice e lo ridice, lei rompe gli schemi, distrugge i cliché, nel momento in cui si trova davanti Gaio che ha scoperto i vari gesti fatti da Tiberio e Druso – figli di Livia e non suoi – contro di lui, e che ha intenzione di vendicarsi di quei giovani, lei è stanca, spaventata e per la prima volta lo spettatore vede una Livia davvero in ginocchio. Gaio sa che Livia, Pisone, Tiberio e Druso stanno tramando contro di lui per ricostituire la Repubblica e con Druso in guerra e Tiberio insofferente a Roma, Livia ha le mani legate, dalla sua parte ha solo Pisone che continua a spingere per agire ai danni della tirannia.
Tiberio odia la madre, non sopporta la sua freddezza e la sua algida natura di animale politico, le rimprovera di avere fatto del male anche se in modo diverso sia a lui che a suo fratello e arriva a dirle “se dovesse succedere qualcosa a Druso, non ti perdonerò mai”.
Alla morte di Druso poi Livia è persa, è lui il figlio che pensava essere il futuro di Roma, è lui quello che comprendeva di più, quindi quando vede tornare a casa il corpo del figlio si sente cadere tutto addosso.
Livia: “È finita. È tutto finito”
Pisone: “Quindi tu ti stai arrendendo? Cioè lascerai che Druso sia morto per niente? Ma come osi. Tu hai creato un trono per Roma e ci hai messo tuo marito e ora ci vuoi rimettere tutto così? […] Roma non si eredita, te la devi prendere. […] Non ti volterai dall’altra parte non puoi”
“Io sono Livia Drusilla, figlia di Marco Livio Druso e faccio quello che voglio”
Livia non si fa mettere i piedi in testa da nessuno, neanche quando è distrutta dal dolore, neppure quando sembra che tutto sia perduto, è in grado però di tornare sui suoi passi se ne è convinta e quindi, quando scopre che la morte di Druso è stata organizzata, sa che deve rimettersi in campo. Lei sceglie per se stessa, come ha deciso in realtà molte cose della politica romana, stando al fianco di Gaio, inducendolo a prendere alcune strade invece di altre e nel caso in cui non fossero di suo gusto, avrebbe fatto in modo che alla fine risultassero per lei favorevoli.
Come è tornata dall’esilio, come è riuscita a sopravvivere ad un agguato, così ora riprende le forze per ricominciare a combattere, è una vera araba fenice, è una guerriera, una politica raffinatissima.
Tra tradimenti, intrighi e giochi di potere, si racconta l’antica Roma
Domina continua ad essere una serie di tradimenti e intrighi, di patti e ricatti, di assassini e di lavori sotto traccia per restaurare la Repubblica. Porta avanti la storia di una Roma affascinante ma anche assai crudele, una stagione che coinvolge con facilità lo spettatore. Lungo gli episodi la tensione è altissima, la paura sale e mentre si sa perfettamente come è andata la storia, lo show fa un lavoro così buono che non si pensa a questo, ci si chiede invece: cosa accadrà?
A chi guarda sembra di essere a metà tra un’opera shakespeariana e Game of Thrones, le gelosie, il desiderio di vendetta, la voglia di distruggere il nemico affinché quest’ultimo non lo faccia con te, sono le stesse. Elemento importante in questa serie, lo si è già detto, sia per la prima stagione che per le prime puntate della seconda, sono le donne, rappresentate non come figurette senza personalità, piatte e prive di ruolo, sono invece importanti, piene di spessore, tutte con proprie caratteristiche. C’è Ottavia che sul letto di morte, nonostante abbia chiesto aiuto a Livia in un momento drammatico per lei, prega Gaio, suo fratello, di togliere a Livia un figlio come lei aveva fatto con Marcello. C’è Giulia che continua a dire che vuole essere libera, indipendente, sa perfettamente di essere un oggetto nelle mani di un padre, un marito, una società che la usa.
Giulia: “Per tutta la vita ho fatto quello che mi dicevano, voglio stare da sola e, visto che tu sei una donna, mi aspetto che tu sia dalla mia parte. Ho il diritto alla mia libertà.”
Giulia è diventata molto più forte, ha avuto un’evoluzione, chiede a Iullo, l’uomo che è stato il suo amante, di agire, lo prende in giro. In più di un’occasione sottolinea come lei e una delle donne del lupanare non sono poi così diverse, le differenze stanno nei vestiti, nei gioielli ma anche lei è stata venduta e comprata proprio come le prostitute.
Livia con queste figure si scontra, parla in maniera accesa, non è compagna o alleata, o non di tutte almeno, e questo per ché lei sa perfettamente che quel gioco a cui stanno giocando è un mors tua vita mea, deve pensare prima di tutto al suo progetto. Sarà lei a compiere gesti crudeli e violentissimi proprio contro altre donne, dimostrando verso loro poca solidarietà.
Domina narra molto la cultura latina fatta di sogni premonitori e rivelatori, preveggenze, giochi di potere. C’è posto per il matrimonio che è modo per unire le famiglie, garantire il potere e mantenere il ruolo sociale, ma anche per la morte, ultimo viaggio lacerante eppure allo stesso tempo macchinatrice di nuovi equilibri; lo è stata quella di Agrippa, amico, fratello di Gaio, faro di Livia, lo sarà ancora di più quella di Druso, ormai da molto bloccato in Germania – allontanato non per glorificarlo ma per togliergli la vita.
Nel dialogo tra Druso e il fratello Tiberio emergono le differenze sostanziali tra i due, il primo è senza forze, vicino all’esalare l’ultimo respiro, si dimostra però ancora un volta focalizzato sull’obiettivo. Anche sul punto di morire Druso si dimostra più pratico, energico, e chiede a Tiberio un favore, enorme: desidera che il fratello, senza di lui, porti avanti il loro progetto. Nell’oscurità la Morte lenta e dolorosa sopraggiunge e si porta via Druso, quello che sarebbe dovuto essere il volto di Roma ma così non è stato.
Domina – stagione 2: valutazione e conclusione
Se è vero che il momento cruciale in qualsiasi serie epico-drammatica – e si includano anche le serie come Game of Thrones – arriva circa ad una stagione e mezza, è chiaro che Domina sta facendo bene il suo lavoro. Domina riesce a conquistare il pubblico con puntate lunghe di cui però non si sente il minutaggio, anzi, ci si gode l’episodio e la sua protagonista che finalmente rompe il cliché secondo cui le donne non possono essere crudeli e sagaci, brutali come belve feroci. Con un cast perfetto, Domina porta sul piccolo schermo una serie intensa che racconta storie, intrighi, amanti e amori di una Roma affascinante e spaventosa.