Vjeran Tomic: lo Spider-Man di Parigi, recensione del documentario Netflix

Vjeran Tomic è un vero e proprio antieroe metropolitano per la capitale francese: il documentario racconta le sue mirabolanti avventure!

Vjeran Tomic è un vero e proprio Lupin della cronaca francese: la sua storia, nel 2010, ha sorpreso le autorità e il grande pubblico per la sua audacia. Nessuno, prima di lui, era riuscito a portare avanti un furto così difficoltoso, da vera e propria impresa cinematografica: Tomic, dal momento della sua gloria criminale, è stato ammirato da tutti gli appassionati di true crime ma soprattutto dai curiosi che desiderano comprendere la sua personalità. I ladri, si sa, hanno sempre avuto un certo fascino sul pubblico e il documentario Netflix Vjeran Tomic: lo Spider-Man di Parigi, disponibile in streaming a partire dal 20 ottobre 2023, lo sottolinea interamente in una narrazione serrata e diretta che spiega la magia dietro il trucco incredibile.

Tomic, come un prestigiatore che decide di condividere i segreti della propria arte, parla direttamente con il pubblico – raccontandosi in prima persona in un’intervista incredibilmente interessante – e crea un documentario magico con protagonista un ambizioso ladro. Le sue azioni, certamente non nobili, riescono tuttavia a raccontare una storia da vero antieroe moderno, guadagnandogli il soprannome di “Spider-Man”.

Vjeran Tomic: lo Spider-Man di Parigi è un documentario intelligente e ricco di spunti narrato in prima persona

Vjeran Tomic: lo Spider-Man di Parigi - Cinematographe

Gli spunti offerti dallo stile documentaristico del regista Jamie Roberts sono davvero ricchi: osservazioni più intelligenti e complesse vengono a pungolo dello spettatore durante la visione di questo documentario di true crime. L’incontro a tu per tu con il diretto interessato, il ladro bosniaco naturalizzato francese, porta ad una visione tridimensionale dalla sua figura ma anche del suo approccio al crimine.

Ma quale impresa ha reso Tomic così celebre? Lo Spider-man di Parigi, grazie alle sue straordinarie doti acrobatiche, si è intrufolato indisturbato in uno dei più importanti musei della città, il Museo d’Arte Modern, e ha portato via circa 100 milioni di euro in quadri. Le cinque opere portate via dal museo sono di autori come Modigliani, Matisse, Braque, Picasso e Fernand Léger. La nota più divertente, che porta quasi a tifare per Tomic durante le visione del documentario? Gli strumenti utilizzati per irrompere nell’edificio e portare via i quadri: tronchesi, decapante, cacciavite e ventose; materiale disponibile da qualsiasi ferramenta di quartiere.

La dinamiche del crimine sono così minuziosamente costruite, tramite montaggio alternato al racconto personale di Vjeran, da permettere allo spettatore di seguire la sua avventura mozzafiato quasi in tempo reale, rendendo possibile una immedesimazione irresistibile. La personalizzazione della vicenda permette anche una conoscenza molto più profonda di Tomic persona, un viaggio nella sua storia e nel passato difficile che offre maggior empatia per la sua totale mancanza di pentimento riguardo le sue azioni.

Tomic si mette a nudo, parla della sua infanzia difficile in Bosnia: cresciuto in una famiglia altamente disfunzionale, si è poi arruolato nell’esercito. La criminalità è solo una fase della sua vita, quella dovuta alla sua totale mancanza di riferimenti, il distacco da qualsiasi idea di bene o di male, giusto o sbagliato. La sottrazione del senso alla vita, rende unico l’obiettivo dell’acrobata francese: usare le sue abilità per fare soldi facili, rendendo questo il suo valore di vita. La sorpresa più interessante di questo documentario è il confronto tra il ladro e le sue vittime: tra truffatore e truffati. Tomic non mostra alcun tipo di pentimento per le sue azioni, dirette ad una fascia della società parigina definita dalle sue stesse parole come “gente corrotta, malvagia e disonesta“. I soldi, per coloro che vengono derubati da Vjeran, non hanno nessun valore, sono una cosa come un’altra, un lusso tra le milioni di possibilità che la vita ha offerto loro su un piatto d’argento.

Non è il compimento di un adattamento contemporaneo della favola di Robin Hood, perché il ladro Vjeran Tomic non ha la minima intenzione di aiutare altri che se stesso. Disprezzare le sue vittime è solo un altro suo modo per sottolineare l’assenza totale di valori in sé ma anche nella società. La contrapposizione della sua esperienza a quella dei derubati è estremamente intelligente, illuminante: le testimonianze dei derubati mostrano il loro trauma, questo furto vissuto come una violenza personale, una invasione nella sicurezza della propria abitazione. Difficile non entrare in empatia con loro, nonostante sia impossibile non comprendere anche il punto di vista del “colpevole”. Il confronto dialogico tra queste due realtà rende il documentario super partes e stimolante su un piano esistenziale, intellettuale. Lo spettatore saprà comprendere come due visioni della vita, della reatà, possono coesistere in modo così naturale non trovando nessun punto in comune: accettare l’esistenza di questa contraddizione è il fulcro di un viaggio chiamato umanità.

Vjeran Tomic: lo Spider-Man di Parigi – valutazione e conclusione

Vjeran Tomic: lo Spider-Man di Parigi è un documentario incredibilmente accattivante che sceglie come suo soggetto un uomo contraddittorio ed interessante, abilissimo nel suo truffaldino ma ambizioso “lavoro” di ladro professionista. La sua irriverenza è quasi pari al profondo disagio esistenziale e socioeconomico di cui si fa simbolo. Il racconto proveniente dal soggetto coinvolto è tutto per la riuscita di un’opera che parte dal generale per ritrovarsi vicenda personalissima e complessa, un viaggio nell’animo umano che si snoda tra i tetti di Parigi, tra una faticosa arrampicata ad un salto mortale.

Regia - 3.5
Sceneggiatura - 3
Fotografia - 3
Recitazione - 3
Sonoro - 3
Emozione - 3

3.1

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