Madu: recensione del documentario Disney+

Il viaggio di Madu è coraggioso e delicato, è una storia straordinaria di ostacoli alla ricerca di appartenenza e accettazione.

“La danza è un modo per raccontare la tua storia ed esprimere ciò che provi. A volte esprimo gioia. A volte esprimo dolore. Mi libero dalla rabbia e dalla tristezza che ho dentro di me” queste sono le parole dette da Antony Madu, protagonista di Madu, documentario di Matt Ogens e Kachi Benson, arrivato su Disney+ il 29 marzo 2024. L’intenso film racconta del dodicenne Madu che in nome del sogno di diventare ballerino, lascia la sua famiglia e la comunità in Nigeria per studiare in Inghilterra in una delle scuole di danza classica più prestigiose al mondo.

Madu: quando l’arte (la danza) abbatte le distanze

Con il cuore già pieno di nostalgia, il giovanissimo Madu mette tutto in valigia, saluta la sua amata famiglia e parte, alla ricerca di un luogo in cui sentirsi al proprio posto, dove poter danzare senza troppe regole. Madu lo mostra subito così, le braccia tese verso il cielo, il corpo che si muove come una piuma, molto determinata a compiere il proprio percorso. Finalmente in Inghilterra, non viene più bullizzato come in Nigeria dove la sua passione non si adatta alle tradizionali aspettative di ruolo di genere del paese. La borsa di studio alla Elmhurst Ballet School – che l’ha visto in un video virale dove ballava appunto – è una vera e propria benedizione che modificherà per sempre lui e la sua vita.

L’occhio cinematografico cerca di eguagliare l’agilità dinamica e la raffinatezza del fisico di Anthony durante gli allenamenti, mostra il ragazzo che balla in sala ma anche tra le strade del suo paese per rendere ancora più evidente il contrasto tra le sue piroette precise e il suo mondo. Un corpo meraviglioso, delicato e rigoroso come solo quello dei ballerini sa essere, pieno di energia e di poesia, il giovanissimo Madu si esercita e vive per la prima volta, conosce la vicinanza dei compagni e delle compagne. La danza ha abbattuto le distanze, questo non vuole dire che sia facile il percorso di Anthony, anzi vengono mostrati anche i momenti di fragilità, lacrime del ragazzino.

Il protagonista grazie alla danza trova il proprio posto nel mondo

Madu_cinematographe.it

Proprio lì dove si stanno realizzando i sogni, Anthony scopre di avere problemi a vedere da un occhio. La paura e l’angoscia del ragazzo si percepiscono, l’idea di dover mettere da parte il desiderio di diventare ballerino lo devasta ed è un ulteriore ostacolo nel suo viaggio lungo e non semplice, è già lontano dalla sua famiglia. Sente il peso di essere lì, non solo per se stesso ma anche per la sua famiglia che è ancora in Nigeria, sente chiaramente di essere un privilegiato e che il suo dono è dono anche per tutti gli altri. La sua vita è organizzata in maniera differente, ha iniziato a conoscere un altro “mondo”, ad un certo punto durante una visita a casa, Anthony racconta ai genitori di aver bisogno di un terapista per lavorare sulla rabbia che lo abita spesso e volentieri – anche per la notizia dei suoi problemi alla vista -, la richiesta viene respinta non per mancanza di cura ma perché, mentre lui “si è evoluto” e ha conosciuto una nuova cultura, loro sono rimasti sempre gli stessi, così religiosi da credere che solo con la preghiera potrà rigenerarsi.

Anthony si sente straniero tra chi ama, tra i suoi familiari – più vive a Elmhurst più conosce cose nuove che lo allontanano dal suo “bagaglio”- ma in parte si sente diverso anche tra i suoi compagni perché lo status, le possibilità economiche sono differenti (durante le vacanze di Natale, mentre i suoi compagni di classe vanno a casa, lui è “intrappolato” lì perché la sua famiglia non ha fondi per pagare la sua visita).

Madu: conclusione e valutazione

Il viaggio di Madu è coraggioso e delicato, è una storia straordinaria di ostacoli alla ricerca di appartenenza e accettazione, una famiglia lontana e sfide inaspettate che potrebbero avere un impatto sul suo futuro. Lo spettatore non può fare a meno di apprezzare la danza spaventata e poetica di Anthony che si sente, forse per la prima volta, per davvero, parte di qualcosa – di suo. Il suo corpo si prepara per piroette e jeté in cui incontra se stesso e il resto del mondo che non è sempre benevolo, quella retina abrasa non lo fa desistere da muoversi nel mondo a passi tersicorei, anzi, Anthony trova il suo modo per essere ancora più sicuro. Madu forma un arazzo ricco e coinvolgente che vive dei due mondi del protagonista, metafora di ciò è quella danza finale in cui si muove sinuosamente e con eleganza in Nigeria. Madu è tutti noi e la danza rappresenta tutte le nostre aspirazioni, il film è una poetica carezza in cui si mostra chi insegue le proprie aspirazioni. Madu risuona in tutti noi.

Regia - 3.5
Sceneggiatura - 3.5
Fotografia - 3.5
Sonoro - 3.5
Emozione - 3

3.4