Your Honor – stagione 2: recensione della serie con Bryan Cranston

Abbiamo dato uno sguardo alla seconda stagione di Your Honor, la serie in onda su Paramount+ con un formidabile Bryan Cranston.

Un corpo leso, un volto emaciato, uno zombie che cammina, così si presenta al pubblico Michael Desiato, ormai dietro alle sbarre, nel primo episodio della seconda e ultima stagione, composta da 10 episodi, di Your Honor, creato da Peter Moffat, che arriva in Italia dal 3 febbraio 2023 – con un episodio a settimana, ogni venerdì – su Paramount+. Bryan Cranston veste ancora i panni dell’ormai ex giudice Desiato che, dilaniato dalla morte del figlio, ormai è svuotato da qualsiasi essenza vitale, dall’anima; è morto nonostante sia ancora in vita. Your Honor riprende le fila della storia, intende insinuarsi nelle pieghe dell’esistenza di un uomo che prima ha combattuto con tutto sé stesso e anche contro sé stesso e ciò che rappresenta (la giustizia), ora si è lasciato andare, di uno che ha perso il bene più prezioso.

Your Honor 2: Desiato, un uomo distrutto che continua ad esistere ma non a vivere

Il dolore più grande per un genitore è quello di perdere il proprio figlio ed è questo ciò a cui è costretto Michael Desiato (Bryan Cranston) che, fin dai primi istanti di Your Honor 2, è devastato, talmente distrutto da vegetare, nulla lo tocca, nulla gli interessa, quello che è stato è stato. Per lui esistono due vite, due ere, due Desiato: prima e dopo la morte di Adam. È finito in carcere dopo la morte di Adam (Hunter Doohan) e la conseguente verità venuta alla luce sull’incidente di Rocco Baxter e su tutti i terribili eventi che ne sono conseguiti e di cui è stato in parte responsabile. Desiato ormai è solo un guscio senza anima, il fantasma della persona che era una volta.

L’ex giudice attende la fine, non mangia – tanto che devono nutrirlo -, non vuole neppure vendicarsi di chi ha ucciso suo figlio perché è consapevole che è parte di quel “gioco” che glielo ha portato via. Il volto, una carta geografica su cui porta i segni di uno strazio senza fine, i capelli e la barba incolti incanutiti, le membra stanche e senza nerbo metafora della abulia in cui vive, su tutto questo lavora Cranston che incarna l’ennesimo padre antieroico – come non pensare al Walter White di Breaking Bad – pronto a superare i limiti tra il legale e l’illegale per proteggere chi ama. 

Il tormento di Michael sembra non finire mai, la rete di bugie sembrava essere sempre più fitta prima quando Adam era ancora vivo, ora, nonostante lui non lo voglia, tutto è profondamente ancorato alla memoria delle persone e può tornare a galla, ogni cosa è crollata quando Eugene (Benjamin Flores Jr.) – l’unico sopravvissuto della famiglia di Kofi – mira a sparare a Carlo e finisce per prendere Adam, uccidendolo. Se la prima stagione era pensata come struggente e triste sintesi di dramma, morte e dolore, la seconda lavora al dopo. Mentre tenta di sopravvivere, Desiato incontra la procuratrice distrettuale Olivia Delmont (Rosie Perez) che gli propone un accordo per cercare di proteggere il suo migliore amico, il nuovo sindaco di New Orleans Charlie (Isiah Whitlock Jr.) dalla furia della famiglia Baxter, e cercare così di distruggerla. Michael si ritrova, così, di nuovo in prima linea contro lo spietato boss interpretato dallo straordinario Michael Stuhlbarg, perfetto nel restituire il dolore e la rabbia di un padre che, morto suo figlio, non ha più niente da perdere, concentrato ormai solo ad accrescere il suo potere e a non darla vinta a nessuno.

Una tragica e ansiogena storia di padri e figli, di famiglie e di dolore

Your Honor 2 vuole esplorare in maniera profonda i personaggi e le emozioni da loro provate e lo fa alla sua maniera: dolore, amore, spaesamento, rabbia sono tutte forze che spingono e affondano ciascuno degli uomini e delle donne della serie e lo spettatore non può che entrare in connessione con loro. La seconda stagione deve prendere una strada differente rispetto alla precedente riaprendo un “libro” che aveva scritto la parola fine (la morte di Adam), o così doveva essere, invece dal primo episodio si comprende che si intende raccontare qualcosa di intrigante.

Nel episodio d’apertura, costruito su due linee temporali, una subito dopo che Adam è stato ucciso e una alcuni mesi/anni dopo, quando Michael viene fatto uscire di prigione da Delmont per aiutarla a far crollare la famiglia Baxter – ci sono dunque le conseguenze della sparatoria. Lo spettatore viene accompagnato nei flashback che rivelano che Eugene è riuscito a sfuggire alla festa dopo aver sparato ad Adam, avendo invece intenzione di uccidere Carlo. L’uomo dà la caccia al suo aggressore. Fia (Lilli Kay) è disperata dopo aver visto il suo ragazzo esalare l’ultimo respiro davanti a lei.

Your Honor è anche la storia di un padre e un figlio, di famiglie difficili, disfunzionali addirittura. Michael è rimasto solo, allontanato da tutto e tutti, dall’altro i Baxter che vogliono avere il controllo sulla città. Come Desiato è dilaniato dalla morte di suo figlio così i coniugi soffrono per la perdita del loro, nonostante le differenze lo strazio è pari. In questo nucleo che comunque pensa sempre al danaro e ai “maneggi” c’è chi ragiona secondo altri parametri ed è Fia, passato il tempo, ha solo un pensiero, sapere un po’ di più su quel ragazzo, Adam, che le aveva mentito ma che amava e ama. C’è anche la famiglia della gang Desire, capitanata da Big Mo (Andrene Ward-Hammond), che ora vorrebbe allargare e legittimare la propria attività di fronte all’hotel dei Baxter.

Your Honor 2: un primo episodio che riapre un mare di dolore che sembra prosciugato ma che continua a scorrere sotto la pelle

Il primo episodio di Your Honor getta le basi per poi raccontare un mondo crudele e triste in cui nessuno è salvo, in cui anche ciò che è più innaturale avviene. Cranston dà il meglio di sé con quest’uomo ridotto all’osso, una larva, un corpo molle che striscia perché altro non può e non vuole più fare. La serie ha un compito non facile, quello di aprire un cerchio che sembrava chiuso, il timore potrebbe essere quello di scontentare il pubblico inevitabilmente colpito e trafitto da una tragedia greca moderna. Ci si concentra ancora una volta sulla violenza e sulle sue conseguenze, sulle miserie umane che si nascondono dietro al denaro e al potere. La sensazione è quella di essere dentro ad un gioco più grande in cui Desiato è l’esempio vivente della distruzione e di come sia quasi impossibile sfuggire da essa. Non c’è speranza, nessuna per ora.

Regia - 3.5
Sceneggiatura - 3.5
Fotografia - 3.5
Recitazione - 4.5
Sonoro - 3.5
Emozione - 3.5

3.7