You And Everything Else: recensione della serie Netflix con Kim Go-Eun
You and Everything Else è una serie intensa e incisiva, dal ritmo irregolare come la vita: una profonda riflessione sull'amicizia e sull'amore a qualsiasi costo.
Ci sono storie che non si limitano a raccontare un intreccio, ma che diventano specchi. Storie che ci mettono davanti al riflesso di ciò che spesso preferiamo ignorare: la fragilità dei legami, la solitudine che accompagna ogni crescita, la paura che chi amiamo possa diventare il nostro peggior nemico. You And Everything Else, la serie TV coreana approdata su Netflix il 12 settembre 2025, è esattamente questo: un viaggio che non consola, ma che scava, che ferisce e che chiede a chi guarda di restare, anche quando fa male.
Lontana dal modello dei K-drama più leggeri e romantici che hanno fatto innamorare il pubblico internazionale, questa serie sceglie il realismo, talvolta crudele, come chiave di lettura. Non c’è la promessa di un lieto fine: c’è invece un cammino che parte dalla giovinezza e arriva fino all’età adulta, senza mai rinunciare a mostrare i graffi che il tempo lascia sui rapporti umani.
La storia di due anime in collisione

Al centro del racconto troviamo Eun-Jung e Sang-Yeon, due ragazze che si incontrano tra i banchi di scuola. L’una è gentile e introversa, capace di guardare il mondo con delicatezza. L’altra è ostinata, quasi spigolosa, incapace di mascherare la propria durezza. Due caratteri apparentemente inconciliabili, eppure destinati ad attrarsi con la forza misteriosa di chi riconosce, nell’altro, qualcosa che manca a se stesso.
La loro amicizia cresce tra confidenze e piccole rivalità, tra momenti di sostegno e di inevitabile conflitto. Con il passare degli anni, ciò che all’inizio era un gioco diventa terreno di scontro. Le gelosie si trasformano in rancori, le incomprensioni in ferite difficili da rimarginare. Eppure, dietro ogni gesto, rimane una tensione profonda: il bisogno di appartenersi, di restare legate nonostante tutto.
You and Everything Else: il K-drama che rifiuta le illusioni
Il pubblico che si avvicina a You And Everything Else aspettandosi la leggerezza tipica delle serie coreane di successo rimarrà sorpreso. Qui non ci sono favole, non ci sono amori perfetti, né la promessa di una redenzione totale. I quindici episodi della serie – distribuiti in un colpo solo da Netflix – seguono un ritmo altalenante, che alterna sequenze intensissime e poetiche a momenti ripetitivi e ridondanti.
Gli episodi ambientati durante l’università, in particolare, tendono a rallentare la narrazione, insistendo su dinamiche che avrebbero potuto essere sintetizzate. Allo stesso tempo, il salto verso l’età adulta lascia dei vuoti narrativi che pesano, perché proprio lì si sarebbero potute esplorare alcune delle ferite più profonde. Eppure, al netto di questi difetti strutturali, la serie conserva un valore indiscutibile: quello di raccontare con onestà un legame che non vuole essere ridotto a etichette
Kim Go-Eun e Park Ji-Hyun: due interpretazioni memorabili

Il cuore pulsante della serie è nelle interpretazioni delle due protagoniste. Kim Go-Eun, già amata per il suo ruolo in Goblin, qui offre una prova di grande maturità. Non ha bisogno di grandi gesti: le bastano uno sguardo, un silenzio, un’incrinatura della voce per rendere percepibile il dolore di Eun-Jung.
Accanto a lei, Park Ji-Hyun conquista lo spettatore con una performance sorprendente. Il suo personaggio è complesso, a tratti quasi un’antagonista, ma sempre attraversato da un’umanità che impedisce di ridurlo al cliché della “cattiva”. Sang-Yeon è dura perché fragile, è spigolosa perché teme l’abbandono. La sua interpretazione potrebbe segnare un punto di svolta nella carriera dell’attrice.
La loro chimica è ciò che regge l’intera serie. Non si tratta di amore romantico, ma di qualcosa di ancora più radicale: una forma di legame che oscilla tra dipendenza, ossessione, cura e distruzione. Guardarle interagire è come osservare due pianeti destinati a orbitare l’uno attorno all’altro, anche quando tutto sembra spingerli a separarsi.
Ombre e luci di un racconto imperfetto
You And Everything Else non è una serie che si lascia divorare facilmente. È piuttosto un’esperienza che richiede tempo, che chiede di essere accolta nella sua lentezza e nei suoi vuoti. Per questo può dividere: alcuni spettatori la troveranno eccessivamente dolorosa, altri la percepiranno come una riflessione necessaria sul valore delle relazioni.
Il paragone con Twenty Five, Twenty One viene naturale: anche lì un finale realistico aveva lasciato molti fan delusi. Ma qui il dolore non è un espediente narrativo, bensì l’essenza stessa del racconto. È una serie che non teme di essere scomoda, che accetta di non piacere a tutti pur di restare fedele alla sua idea.
You and Everything Else: valutazione e conclusione
You and Everything Else si conclude in modo amaro, aperto. Ciò che rimane non è la soddisfazione di una storia chiusa, ma l’eco di una domanda: quanto siamo disposti a soffrire pur di non perdere chi amiamo? Forse l’amicizia, come l’amore, non è fatta solo di cura e dolcezza, ma anche di contraddizioni, di momenti in cui si diventa l’uno il peggior nemico dell’altro.
You And Everything Else ci lascia con la sensazione di una ferita che non si rimargina, ma che proprio per questo continua a pulsare. È una serie imperfetta, certo, con un ritmo irregolare e passaggi narrativi che avrebbero meritato più attenzione. Ma è anche una delle proposte più intense del catalogo Netflix del 2025, capace di toccare corde profonde e di restare impressa a lungo, come un ricordo che non smette di fare male.