When We Rise: la forte voce della comunità LGBT – recensione pilot

Arriva su Sky Cinema la miniserie ABC in quattro serate ispirata al libro When We Rise: My Life in the Movement di Cleve Jones.

In un momento storico e culturale che di stabile ha ben poco, una miniserie come When We Rise era proprio quello di cui avevamo bisogno. All’alba di cambiamenti politici non indifferenti la battaglia per l’uguaglianza ed i diritti civili è ancora più forte che mai.

Ma andiamo per gradi ed introduciamo per bene questa miniserie che sicuramente farà parlare di sé.

When We Rise è una serie realizzata da ABC composta da sette episodi. I primi due episodi sono diretti da Gus Van Sant. Ispirata parzialmente al libro When We Rise: My Life in the Movement di Cleve Jones, la serie racconta le vicende di tre ragazzi attivi a San Francisco nella comunità LGBT: Cleve Jones, Roma Guy e Ken Jones. Cleve Jones, dichiaratosi omosessuale alla sua famiglia, si reca a San Francisco per cercare una propria identità sociale. Roma Guy, si trasferisce nella stessa città dopo aver lasciato la sua Diane a Togo. La donna entra a far parte di un movimento femminista e a favore dei diritti delle donne. Ken Jones, un marine reduce dal Vietnam, viene inviato a San Francisco. Anche lui, omosessuale, deve combattere per far valere i propri diritti di uomo omosessuale di colore in una società fortemente omofoba, bigotta e razzista.

when we rise

La regia di Gus Van Sant pone un forte accento sui protagonisti di queste storie

D’altra parte il regista non è nuovo al genere. Gus Van Sant ha diretto nel 2008 Sean Penn in Milk. Il film racconta la storia di Harvey Milk, militante del movimento della liberazione omosessuale. Il vero Cleve Jones ha collaborato con Milk negli anni ’70. Inoltre ha aiutato le produzioni del film e When We Rise ad una approfondita ricerca storica.

When We Rise: una serie che ci porta a riflettere

Ciò che colpisce sin da subito in When We Rise, a parte l’importante tema affrontato, è sicuramente una narrazione molto dinamica. La serie rimbalza dai primi anni ’70 ai giorni nostri, raccontando decenni di battaglie sociali nella cornice di San Francisco e New York. Cleve Jones, interpretato da Guy Pearce nella sua versione adulta, è il narratore di queste storie. Storie che si intrecciano in una città quadro di cambiamenti culturali e sociali senza precedenti.

When We Rise 1

Ma perché può essere davvero importante una serie come questa?

Seppur la comunità LGBT sia sempre più tutelata e valorizzata – tralasciando le ultime vicende – non si è ancora estirpato quel senso di bigottismo, razzismo, malcontento nei confronti di queste persone. È importante, anche grazie a prodotti televisivi come questo, alimentare la curiosità verso la storia e la riflessione. Vedere un genitore che ripudia un figlio omosessuale perché lo ritiene malato, o una donna ed un uomo che non potranno mai trovare una vera felicità perché lontani dai propri amori, deve guidarci ad una più profonda riflessione e consapevolezza. Una consapevolezza che può guidarci a combattere per raggiungere pari diritti. Tutto questo a prescindere dal nostro orientamento sessuale, sesso e colore della pelle.

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Non è certamente questa la sede per argomentazioni di carattere politico, culturale e sociale. Ma è bene elogiare un progetto televisivo che vuole farsi portavoce di una comunità di persone ancora condannata.

La finzione narrativa di When We Rise si mescola a veri riferimenti storici. Si parla della Summer of Love di San Francisco, delle prime lotte femministe e dei primi movimenti di liberazione omosessuale. Un particolare riferimento è rivolto agli eventi di Stonewall del 1969. Questo è uno degli elementi che rendono le miniserie interessante e ben contestualizzata. La sceneggiatura scritta da Dustin Lance Black pone, quindi, i sentimenti dei protagonisti in una cornice prettamente storica. Si dà importanza alla ricerca della felicità, al rapporto con la famiglia e non solo con la società. Il cast è ricco di nomi conosciuti nel mondo del cinema come Guy Pearce, Whoopy Goldberg e Rachel Griffiths. Ma è completato da volti nuovi perfettamente in grado di parlare alla gente. Tutta la rosa del cast regge con grande ritmo una sceneggiatura che incuriosisce sin da subito lo spettatore. Ogni personaggio ha una storia intima da raccontare. Austin P. McKenzie, Jonathan Majors e Emily Skeggs, rispettivamente i giovani Cleve, Ken e Roma, interpretano con estrema naturalezza dei personaggi sopraffatti da un mondo ancora troppo stretto.

Regia - 3.5
Sceneggiatura - 3.5
Fotografia - 3.5
Recitazione - 3.5
Sonoro - 3
Emozione - 4

3.5