Vasco Rossi – Il Supervissuto: recensione della docu-serie Netflix

Un documento di alto pregio artistico dedicato all'ultimo vero rocker della scena musicale italiana.

Una docu-serie in cinque puntate, disponibile su Netflix a partire dal 26 settembre 2023, Vasco Rossi – Il Supervissuto si dedica a raccontare tra immagini e suono l’avventura umana, artistica, culturale del grande Vasco Rossi. La leggenda del “Blasco” è quindi declinata in tutti i linguaggi artistici possibili, alla scoperta di un viaggio sensoriale nell’anima dell’ultimo, grandissimo rocker italiano. Condensare un cinquantennio di successi, di concerti negli stadi e nelle arene più importanti d’Italia era un compito ingrato, pressoché impossibile. Eppure, la sorpresa è un fattore decisivo per definire e parlare di Vasco Rossi – Il Sopravvissuto. La riuscita di quest’opera, chiaramente faticata, è quella che si può definire una scommessa vinta senza la benedizione dei migliori auspici.

Le biografie dedicate ai grandi artisti del secolo sono spesso opere sentimentali e ricche di dati, quasi manieristiche o melodrammatiche nel loro tentativo di emozionare, ma Il Spervissuto lascia Vasco parlare di Vasco e le immagini dire l’indicibile: mostrano, scuotono, riconducono al sentimento originario che muove la musica di uno dei più celebri artisti italiani di sempre.

Un documento essenziale per entrare nel cuore del più grande rocker esistente

Vasco Rossi: Il Supervissuto; cinematographe.it

Il rock non è solo musica, ma un modo di stare al mondo: con questo presupposto poetico ed esistenziale le cinque puntate dalla durata di un’ora ciascuna raccontano la vita di Vasco Rossi. Un nome, il suo, che non ha bisogno di troppi preamboli o giustificazioni: parlare di Vasco, per Vasco e – in quest’opera in particolare – anche con Vasco è un’esperienza che rifugge la retorica e le semplicistiche banalità. Si spiega da sé, con le immagini di repertorio e con un racconto spontaneo, emozionato, che parte dalla bocca del rocker stesso, descrivendo l’infanzia a Zocca, il rapporto con la madre e la poesia, la canzoni di Sanremo cantante a squarciagola. Vasco è rock nella sua declinazione sfumata della realtà, nel suo scegliere con cura la malinconia e la rabbia da iniettare nelle sue canzoni indimenticabili, cantate con voce inconfondibile, vera, autentica.

Ed è proprio nell’autenticità, nella spontanea umanità di un uomo che ha usato la sua arte per parlare al mondo e a se stesso, che la serie creata da Pepsy Romanoff riesce ad entrare nel cuore dello spettatore senza perdersi nel guado stantio della retorica. Insieme a Romanoff, regista e autore del copione, lavorano alla sceneggiatura della serie anche Igor Artibani e Guglielmo Ariè. Il sodalizio artistico e creativo tra questi tre brillanti menti riesce a creare la storia di un Vasco giovane, un Vasco folle, un Vasco più maturo, un uomo che è -letteralmente – sopravvissuto a se stesso. L’incipit scelto dallo show è uno dei più intelligenti e promettenti mai utilizzati. Vasco sembra parlare direttamente con il suo pubblico quando dice: “Sono sopravvissuto agli anni ’70, sono sono sopravvissuto agli anni ’80, sono sopravvissuto agli anni ’90, scegliendo di costruire una famiglia, e uscendo dallo stupido hotel. La scelta più trasgressiva che potesse fare una rockstar”. E l’incipit è magico perché comunica senza orpelli o moralismi la progettualità di questo collage esistenziale, artistico, fenomenologico. La storia di Vasco riesce a venir fuori, dal primo amore al suo più grande concerto, come una confessione irrefrenabile, un fiume in piena che raccoglie tutto ciò che trova sul suo cammino per sfociare in mare.

In Vasco Rossi-Il Supervissuto, c’è proprio tutto: tutta la vita, tutta la musica, tutte le immagini reperibili. Il lavoro certosino e preciso con cui è stato costruito questo documento prezioso della vita di un artista è degno del plauso critico che aleggia intorno all’opera. Pepsy Romanoff, il cui vero nome è Giuseppe Domingo Romano, è coraggioso nella sua regia a colori caldi, un montaggio serrato che non ha paura di andare indietro e avanti nel tempo della storia, proponendo la sua cifra artistica, il suo taglio creativo. Non tralascia alcun aspetto della figura-Dio Vasco, illuminando a luce di lanterna, come un eremita in cerca della verità, anche la sua oscurità. Niente è lasciato al caso: il racconto di droga, dipendenza, depressione, alcol, arresto, viene tutto alla luce come un battesimo delle contraddizioni. Vasco è luce anche nelle sue ombre, è il baluardo dell’anticonformismo, è la Vita Spericolata che canta a squarciagola a San Siro, ma anche l‘Albachiara che teneramente canta la femminilità in crescita senza pudore. Ed è così, nella sua ineffabile e ribelle aura di Artista-Dio che Pepsy lo fotografa, suo unico furbissimo araldo.

Vasco Rossi – Il Supervissuto, valutazione e conclusione

vasco rossi netflix - cinematographe.it

Vasco Rossi – Il Supervissuto è un viaggio – rocambolesco, caleidoscopico – nella vita e nella musica del più grande rocker italiano vivente. Il titolo è premessa e promessa di cinque puntate in cui il pubblico non sarà in grado di annoiarsi neanche volendo, quasi un avvertimento per lo spettatore. La regia, solida ma anche ricca di inaspettati guizzi creativi, è quella sicura di un regista che conosce la materia trattata. Pepsy è, infatti, produttore e regista di gran parte dei video-concerti di Vasco: arrivare alla sala di montaggio e alle riprese di Supervissuto è solo l’acme, la realizzazione di un’opera che era in embrione già da circa un ventennio.

Vasco Rossi – Il Supervissuto è fatto della stessa materia di cui è fatto il suo soggetto: sogni, poesia, spericolatezza e assenza di morale, ribellione. Una vera perla, necessaria a rimpolpare l’animo della memoria collettiva italiana!

Regia - 3.5
Sceneggiatura - 3.5
Fotografia - 3
Recitazione - 3.5
Sonoro - 3
Emozione - 4

3.4

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