Too Much: recensione della serie Netflix di Lena Dunham
Una nevrotica trentenne è la protagonista della comedy romantica di Lena Dunham, Too Much, disponibile su Netflix.
Too Much, serie tv di Netflix approdata sulla piattaforma il 10 luglio, segna il ritorno di Lena Dunham sul piccolo schermo. Dopo Girls, l’autrice e attrice americana parla ancora di donne e di relazioni. Stavolta osserva da vicino la vita di una trentenne nevrotica, modellata su di lei, che dopo una cocente delusione amorosa, si trasferisce da New York a Londra per iniziare una nuova vita; ed è qui che incontra un musicista indie, con il quale c’è subito una forte sintonia. Lena Dunham fa un passo indietro e lascia i riflettori alla protagonista Megan Stalter, attrice comica qui nel ruolo della pubblicitaria Jessica. La giovane donna si è da poco lasciata con Zev (Michael Zegen), che si è innamorato di una tiktoker, Wendy Jones (interpretata da Emily Ratajkowski), e intende sposarla. Jessica lascia la Grande Mela per cominciare da zero a Londra: nuovo lavoro, nuove amicizie, un nuovo amore. Una sera in un locale incontra Felix (Will Sharpe), musicista indie, la cui vita è più complicata della sua.
Too Much: un ritratto generazionale con una protagonista nevrotica, che si può amare oppure odiare

Too Much fonde la sua forza in una scrittura immediata, in cui è facile identificarsi. Jessica e Felix nono sono altro che gli alter ego di Lena Dunham e suo marito Luis Felber (co-creatore della serie). Due personaggi disfunzionali che intrecciano una relazione altrettanto disfunzionale, portandoci a chiedere come sia possibile che due anime così diverse abbiano trovato il modo di stare insieme. Jessica è una protagonista nevrotica: la sua intera esistenza si basa sul lamentarsi, sul non sentirsi abbastanza, e sul focalizzarsi troppo sul passato. Sì, perché Jess è ossessionata dalla sua insicurezza, complice la fine della sua storia con il suo ex Zev, tanto che all’inizio della serie la vediamo fare irruzione nella sua casa dove abita insieme alla nuova fidanzata Wendy.
Come tutte le trentenni di oggi, la protagonista di Too Much ha una vita in cui tutto intorno a lei sembra essere “di troppo” (da qui l’allusione al titolo): dai suoi colleghi, al suo datore di lavoro (un Richard E. Grant in forma smagliante), dalle relazioni sociali che stringe man mano. Lei stessa è “troppo” in certe situazioni: troppo sarcastica, troppo invadente, un troppo di tutto. Ed è qui che la scrittura tende a perdere un po’ di attrattiva. Quando si cerca di estremizzare il personaggio, Jessica diventa un soggetto che si può amare oppure odiare. Possiamo riconoscerci in lei, quindi provarne compassione, oppure considerarla letteralmente “di troppo.” Al di là di questo, la Dunham e suo marito riescono a realizzare un prodotto non convenzionale, che smaschera tutti i cliché amorosi, anche prendendoli in giro in un certo senso – la protagonista ama i film romantici tratti dai romanzi di Jane Austen. Eppure finisce per innamorarsi di qualcuno che non rappresenta proprio l’ideale di eroe sentimentale tratto dalle opere della celebre scrittrice britannica.
Too Much: valutazione e conclusione

Too Much è la versione adulta di Girls: c’è una protagonista (interpretata dalla brava Megan Stalter) in cui possiamo identificarci o meno. La sua Jessica è un personaggio pieno di sfumature, come del resto la storia stessa: la relazione romantica al centro della serie Netflix non è la classica rom-com, anzi Too Much smonta il mito stesso dell’amore. Il punto di forza è senza dubbio la scrittura, la quale riflette lo stile oltre i limiti della sua protagonista: tanto sarcasmo, tanto caos, battute a raffica e volgarità (anche se a volte decisamente eccessive). Altre chicche: la partecipazione di star eccellenti, come Jessica Alba, Naomi Watts e Andrew Scott, che contribuiscono a dare un tocco di glamour hollywoodiano alla storia, senza “macchiare” troppo l’inconfondibile stile della Dunham.