The Gilded Age – stagione 3: recensione dei primi episodi
Torna con la sua terza stagione, dal 23 giugno 2025 su Sky Atlantic e in streaming su NOW, il period drama di HBO The Gilded Age.
The Gilded Age torna con gli otto episodi della terza stagione a partire dal 23 giugno 2025. Lo show HBO va in onda, come sempre, su Sky Atlantic e in streaming su NOW; le puntate verrano rilasciate con cadenza settimanale. Del cast faranno nuovamente parte Luisa Jacobson nel ruolo di Marian, Harry Richardson nei panni di Larry, Carrie Coon che interpreta Bertha Russell, Morgan Spector che interpreta George Russell, Taissa Farmiga nel ruolo di Gladys, Cynthia Nixon e Christine Baranski che prestano il volto rispettivamente alle sorelle Ada e Agnes, insieme a molti altri. The Gilded Age riprende a distanza di alcuni mesi dagli eventi della seconda stagione, quando tutto, o quasi, sembrava procedere per il meglio.
The Gilded Age prepara il terreno per qualcosa di inaspettato?
Con The Gilded Age 3 continua l’atmosfera patinata di una ricostruzione storica che, in particolare per gli esterni, non è mai stata accurata. Soprattutto considerando la gradazione della luce, l’ampiezza dei luoghi e le distanze che intercorrono tra quartieri e ambienti. Impeccabile invece nel trucco e nei costumi. Sembra infatti, ormai da più di tre anni, che Julian Fellowes abbia scelto di realizzare un Downton Abbey in miniatura sotto tutti i punti di vista. Nonostante questo però, come c’era un miglioramento riguardo l’aspetto tecnico dello show, tra la seconda e la terza stagione, un ulteriore upgrade si evince anche in questo terzo capitolo. Dove nascono inoltre rapporti che potrebbero portare a qualcosa di più definitivo. La storia tra Larry e Marian ad esempio, che nelle precedenti due stagioni li ha visti alle prese con altri amori, ma che sono sempre stati mostrati come protagonisti di una futura love story principale.
Anche quello che Bertha Russell sta cercando di fare con Gladys, affinché sua figlia diventi una duchessa, sembra stia andando verso il termine della ricerca di un marito da parte di Glayds, che sogna un matrimonio per amore e non per interesse. Come vorrebbe anche George Russell, ma non di certo sua moglie. I rumors su questa terza stagione parlavano di dissapori, divorzi, matrimoni e passioni travolgenti. Trasformando The Gilded Age in un dramma storico dalle tinte cupe. Per questi primi episodi c’è invece una maggiore ironia, una purezza di sentimenti e anche una serie di piccole conquiste, come il successo che sembra stia aprendo le strade di Jack. Con la sua sveglia che potrebbe diventare un oggetto richiesto e desiderato su ogni comodino di ogni casa. Proprio la storyline di Jack apre uno degli scenari più sociali e culturali dell’epoca che ritrova le antiche origini del sogno americano.
Opportunità di crescita, ambizione, speranza, ascesa sociale, libertà e benessere: l’american dream di The Gilded Age
Intraprendere una scalata sociale o entrare nell’aristocrazia di New York sembravano obiettivi fin troppo ardui, dai quali è meglio desistere. Ma “siamo in America” come dice lo stesso Jack, quindi, in un certo senso, tutto è possibile. La piccola e bonaria diatriba tra Ada e Agnes, su chi effettivamente sia la padrona di casa e che manda in confusione camerieri, cuoche e maggiordomi, è invece uno degli espedienti comici più divertenti e che alleggerisce i toni più tragici accennati da alcune indiscrezioni. Forse il finale del secondo episodio lascia presagire che qualcosa stia veramente cambiando nell’alta società e che riguarda proprio i Russell. Se Bertha Russell non aveva ancora esagerato per l’epoca in cui è ambientato lo show, adesso potrebbe avere contro tutti, anche George che, non approvando i suoi metodi, non si è mai realmente opposto. Vedendo in lei uno spiraglio di affetto oltre che convenienza per il futuro della figlia.
Sembra proprio che Bertha abbia promesso Gladys al Duca e sembra proprio che non ci sia possibilità di annullare queste nozze, che appaiono imminenti. Una decisione che potrebbe spaccare in due la famiglia Russell e che ritarderebbe anche la possibilità a Larry e Marian di vivere la loro storia alla luce del sole. Il sottofondo musicale, gli occhi di Gladys pieni di paura, Bertha Russell che, pur capendo che forse un confine l’ha superato, è convinta sia per una buona causa e George Russell che odia non vederci chiaro è il vero cliffhanger di una première che sembra vedere questo matrimonio combinato come centrale nella stagione. Se dovessero essere davvero i Russell ad allontanarsi e se la parola “divorzio” si riferisse davvero a loro due, tutto si ribalterebbe. Anche Mrs Fane si è separata e le hanno assicurato che una volta ufficializzato, non è sicuro che ci sia ancora un posto per lei nell’alta società.
Tutto ciò che ha salvato lo show HBO ora pronto alla sua epoca d’oro
The Gilded Age era partito pieno di piccole disattenzioni, con una tecnica, tra fotografia, scenografia e montaggio, che non convinceva. Ma per fortuna c’è sempre stata un’ottima recitazione, un racconto ben gestito negli intrighi, negli intrecci, nelle relazioni tra i personaggi e nella loro caratterizzazione, che li rende variegati, credibili e opportunamente inseriti nel periodo storico. La regia procede nel dare il giusto tempo ad ognuna delle figure presenti, con una netta differenza tra principali e secondarie e che non lascia da parte nessuno. Ora tutti hanno acquisito spessore e tutti hanno qualcosa da raccontare. La sceneggiatura, che mai ha brillato per originalità, è però anche meno didascalica, come appariva all’inizio e come è spesso nei primi episodi delle prime stagioni. Volta a chiarire la miriade di personaggi e legami che vi intercorrono. Un macrocosmo, quello di The Gilded Age, che, in poco tempo, ha dato modo di rendere ogni figura riconoscibile.
The Gilded Age: valutazione e conclusione
Il mondo di The Gilded Age è sempre più cristallino e stuzzica l’interesse e l’entusiasmo di vivere di pari passo con i personaggi: sapendo già prima che le notizie arrivino in ogni casa di New York, cosa passerà inosservato e cosa invece segnerà un punto di non ritorno. Le regole e le leggi sono ben chiare. E al tempo stesso non mancano le sorprese: in finale della seconda stagione è arrivato inaspettato e trionfante per un nome, quello dei Russell, che rischiava di non arrivare mai così in alto. Ora che sono loro a dominare l’aristocrazia di New York, le problematiche si sposteranno all’interno del nucleo familiare.
Anche la linea ferroviaria che George Russell vuole ampliare potrebbe essere al centro di questa terza stagione, ma portare avanti nuovi incidenti o problemi relativi alla fame di potere e supremazia di George Russell risulterebbe ripetitivo. Approfondire la psicologia e le relazioni interpersonali consolidate chiarendole come in realtà appese ad un filo è invece la giusta e vincente novità di questo terzo capitolo. C’è da ammettere che per quanto The Gilded Age non sia una serie perfetta in ogni forma, è comunque una serie che si è imparati ad amare.