The Four Seasons: recensione della comedy di e con Tina Fey

Tina Fey torna come autrice e interprete di un prodotto per il piccolo schermo: The Four Seasons, remake del film omonimo del 1981.

Tina Fey torna a creare, con Lang Fischer e Tracey Wigfield una comedy da tenere d’occhio: The Four Seasons, disponibile su Netflix dal 1º maggio 2025, e lo fa riadattando il film del 1981, dal titolo omonimo, diretto e interpretato da Alan Alda. Tina Fey è infatti anche nel cast principale dello show, nel ruolo di Kate. Con otto puntate da trenta minuti ciascuna e un cast stellare, The Four Seasons è la storia delle tre coppie che, ormai da sempre, passano molte vacanze insieme, una tradizione che cercano di mantenere anche quando uno di loro tre afferma di voler chiedere il divorzio. Il gruppo di amici si trova così diviso, alle prese con new entry non sempre gradite. Ma sopratutto con una domanda: se quel matrimonio, che ai loro occhi era perfetto, è finito, lasciandoli disorientati, potrebbe succedere prima o poi anche a loro?. Il “non sono felice” di un personaggio porta tutti gli altri a farsi la stessa domanda: sono padroni della propria vita? Sono realmente felici?

The Four Seasons: una comicità più matura che non manca di essere frizzante e pungente, ma che predilige la concretezza del realismo

The Four Seasons; cinematographe.it

Il ritorno di Tina Fey alla comicità segna un punto di svolta nella sua narrazione e nei prodotti che ha sempre preferito portare sul piccolo schermo. Ma non per questo The Four Seasons non riesce a raggiungere il proprio obiettivo, con mire forse più sofisticate. La crisi di mezza età, equilibri che vacillano e domande sul matrimonio, sull’amore spensierato e romantico che svanisce, rinnovando il rapporto su un amore più consapevole, più equilibrato e che porta con sé tutti gli insegnamenti dell’esperienza. Ovviamente Tina Fey non dà alcuni giudizio, ma come la tematica sembra essere ad un gradino di maggiore serietà, lo è anche la sua comicità. Non esistono dei veri e propri momenti comici o delle gag, forse queste ultime si riducono a due, e occupano davvero poco tempo sullo schermo. Il sorriso viene strappato da battute che possono essere più o meno taglienti, da un’ironia che spesso funziona maggiormente in quelle scene che nascondono il dramma dietro l’angolo.

Il risultato è quello di una serie agrodolce, dove gli interrogativi sul punto d’arrivo di una relazione, anzi, specificatamente, di un matrimonio, possono avere conseguenze devastanti. E spesso lo sono. Come il ritrovare serenità e complicità risieda nell’importanza che si dà alle piccole cose: un’unione che forse non ha bisogno di gesti eclatanti. Divorzi, crisi, confusione, terapia di coppia e nuovi fidanzamenti che fanno da contrappeso a un bilancio della propria vita. Con frasi che appaiono più esistenziali che esilaranti come “mi piace sentirmi di nuovo giovane“, o “quando sono infelice attacco gli altri” o semplicemente “permettimi di essere triste a volte“. The Four Seasons è così sia sfrontato che disincantato, sia beffardo che disperato, sia realistico che assurdo. Tra delusione, frustrazione ed esasperazione, l’unica cosa che davvero non può mancare è la voglia di rimediare. Se si parte da una disquisizione su come tre coppie definiscono l’amore e il proprio amore, la crisi inaspettata arriva subito e il gruppo rischia più volte di sfaldarsi.

Le star statunitensi della serie tv di Netflix sono senza dubbio il primo punto di forza

The Four Seasons

Quello di The Four Seasons è un vero e proprio cast d’eccezione e agli attori basta un gesto, uno sguardo e una parola per presentare i personaggi, in questo caso la coppia che si ha di fronte: dalla stessa Tina Fey a Colman Domingo, da Steve Carell a Kerri Kenney-Silver fino a Will Forte e Marco Calvani. Un connubio di personalità e vite dove esistono all’interno amicizie più o meno strette, alcune di vecchia data, altre pronte a crescere. Con un occhio di riguardo a come, negli anni, si modifichi il modo di vivere l’amore e il concetto di coppia. A quanto esistano intese e sintonie che non si possono ritrovare, mondi differenti, opposti e che spesso entrano in collisione solo quando si incontrano realmente. E così gli adolescenti che ogni tanto fanno incursione nello show, non credono nel matrimonio, considerandolo spesso egoista e sintomo di ingenuità, parlando di convivenza come un’alternativa e di fiducia nel poliamore. E le coppie protagoniste, sconvolte, vedono in matrimonio e convivenza una differenza che è solo formale.

The Four Seasons: valutazione e conclusione

The Four Seasons

The Four Seasons tra qualche sorriso e qualche lacrima non ha nulla da invidiare alle spassose comedy che hanno come intendo unicamente quello di divertire o ai dramedy il cui proposito è anche quello di suscitare delle riflessioni. La regia dello show è curata e punta molto sul passaggio delle stagioni che, oltre ad essere preannunciato dall’intro, è sempre più interessante sia nella rappresentazione, che nella festività, così come nel tipo di vacanza che metterà nuovamente a dura prova le coppie. La fotografia, morbida e ispirati dai colori più identificativi, in successione, della primavera, dell’estate, dell’autunno e dell’inverno, sfiora spesso immagini artistici ed elegiache, senza però superare il limite di un taglio televisivo. La sceneggiatura, semplice e ricca di sottotesti, riesce narrare, descrivere, esplicare e raccontare. In The Four Seasons è tutto ben fatto, ottimamente realizzato e gli aspetti cinematografici sono sia puliti che armonici. Ma la serie manca comunque di qualcosa, l’emozione arriva, ma non è mai trascinante e l’empatia si crea nel passaggio da una puntata all’altra. Tanto che in finale sembra arrivare fin troppo presto e si vorrebbe poterne avere ancora un po’ di più.

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Regia - 3
Sceneggiatura - 3
Fotografia - 3
Recitazione - 4
Sonoro - 3
Emozione - 2

3

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