The End of the F***ing World – stagione 2: recensione della serie

The End of the F***ing World è finito: ecco la nostra recensione della stagione 2 del drama inglese su Netflix dal 5 novembre 2019.

La prima stagione di The End of the F***ing World era dark, divertente e impavida. I toni – profondamente british – avevano scontentato parte della critica, che aveva associato la serie all’ennesimo prodotto teen irriverente come ce ne sono tanti. La differenza, però, è che quando un teen drama lo fanno gli inglesi – regola che vale per quasi ogni altro tipo di prodotto d’intrattenimento, in realtà – viene fuori una cosa interessante, divertente, riflessiva ed estremamente addictive.

Ora la serie TV – che originariamente appartiene al canale Channel 4arriva su Netflix con una seconda stagione che sarà l’ultima (parola della creatrice Charlie Covell) e che termina l’avventura di James (Alex Lawther) e Alyssa (Jessica Barden) in modo impeccabile, chiudendo il cerchio nel pieno rispetto di quell’arco narrativo impostato dalla prima stagione. La Covell, infatti, tiene conto dell’evoluzione dei suoi protagonisti, trasformandoli, segnandoli e stravolgendoli con una concatenazione di eventi totalmente inaspettata.

The End of the F***ing World cinematographe.it

The End of the F***ing World: di cosa parla la stagione 2?

La storia viene ripresa due anni dopo gli eventi della prima stagione. I due ragazzi non hanno subito conseguenze per l’omicidio di Clive Koch (Jonathan Aris) grazie al ritrovamento da parte delle forze dell’ordine delle prove che l’uomo era uno stupratore e un serial killer: la loro è stata legittima difesa. I due, però, non si vedono da quel giorno sulla spiaggia, quando la polizia aveva sparato a James. Da allora Alyssa si è trasferita in una nuova città con sua madre (Christine Bottomley) e sta vivendo una nuova vita. James, d’altra parte, si sta riprendendo a fatica da quella ferita al fianco, ma ha capito una cosa: lui Alyssa la ama tantissimo.

Ad innescare un nuovo turbinio di eventi è l’arrivo di Bonnie (Naomi Ackie), ex amante di Koch in cerca di vendetta per la morte del suo amato: occhio per occhio…

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The End of the F***ing World: cos’ha di speciale?

Risposta: diverse cose. La serie TV è un miscuglio di ironia pungente e buoni sentimenti, di cinismo e tenerezza. James è passato dal credersi uno psicopatico con manie omicide a provare un amore incondizionato per una ragazza quantomai problematica, Alyssa, la quale non smette mai di essere consapevolmente fastidiosa, impulsiva, sfacciata e un po’ crudele. Nessuno dei due è amabile, non completamente, almeno. Sono due protagonisti fastidiosi, eccessivamente bizzarri e sopra le righe. Una creazione complessa e sfaccettata quella della Covell, la quale riesce al contempo a scavare nel profondo, pur lasciando tanti, tantissimi dettagli all’immaginazione.

James e Alyssa sono difficili da inquadrare. Se un minuto prima sono esseri umani danneggiati dalla vita, dai loro genitori, dal contesto suburbano nel quale sono cresciuti, un minuto dopo sono teenager spensierati che affrontano problemi più grandi (troppo più grandi) di loro.

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Tutto questo rende The End of the F***ing World un prodotto che piace se piace, la cui ricezione è profondamente soggettiva. È facile trovare chi sopporterà a fatica questo insieme di elementi bizzarri, catalogando la serie della Covell – come già accennato all’inizio – come l’ennesimo prodotto che si impegna fin troppo per piacere, che mette insieme una lista di ingredienti perfetta per sembrare irriverente, ma che di originale non ha proprio nulla. Allo stesso tempo sarà facile trovare, dall’altra parte della barricata, coloro che saranno rimasti stregati da The End of the F***ing World e che avranno colto, senza preconcetti, l’impegno che è richiesto per la realizzazione di un’opera di questo tipo, che racconta l’adolescenza che tutti noi avremmo voluto avere, ma che sarebbe stata assurda, folle e pericolosa da vivere.

È questo l’appeal di prodotti come The End of the F***ing World: la serie TV è molto più di quello che sembra. Lo storytelling accattivante, dinamico e divertente nasconde dentro di sé riflessioni profondissime sull’essere giovani, sul superamento di traumi e dolori più o meno infantili, sull’amore e sulla redenzione. I personaggi riflettono su loro stessi e su ciò che gli sta attorno con lucidità come spesso solo i prodotti anglosassoni riescono a fare (maledetti inglesi!).

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The End of the F***ing World: un finale degno di questo nome [Attenzione, SPOILER]

Come avete letto nel titolo qui sopra, il prossimo paragrafo contiene pesanti spoiler del finale della stagione 2 di The End of the F***ing World il quale rappresenta anche il finale definitivo della serie. E che finale, diremmo noi.

Non accade nulla di clamoroso nell’epilogo della serie, ma arriva qualcosa di seriamente inaspettato: la pace. James e Alyssa si ritrovano, lasciandosi alle spalle ciò che era stato e riconoscendosi l’uno nell’altra. Il loro sentimento non dovrebbe esistere, non dovrebbero funzionare, eppure funzionano. Non sono fatti l’uno per l’altra nel senso fiabesco del termine, ma per quella realtà profondamente bizzarra nella quale vivono e continuano a vivere. Ciò che è avvenuto e ciò che verrà lo affrontano per loro stessi, ma solo grazie all’aiuto dell’altro. L’immagine dei due ragazzi seduti su una panchina sperduta nel nulla mentre mangiano patatine e ammettono timidamente l’amore che li unisce è la rappresentazione fisica del concetto “nessuno si salva da solo”.

Ci mancheranno James e Alyssa, ma possiamo stare tranquilli: continueranno a essere completamente inadatti alla vita, ma lo saranno insieme.

Regia - 4.5
Sceneggiatura - 4.5
Fotografia - 4
Recitazione - 4
Sonoro - 5
Emozione - 5

4.5

Tags: Netflix