The Club – Parte 2: recensione della serie TV Netflix

Con la sua seconda parte, dal 6 gennaio 2022 su Netflix, il period drama turco The Club chiude il suo racconto sui tragici eventi del Pogrom di Istanbul, ritrovando nella drammaticità storica la speranza sul paese del presente.

Torna il 6 gennaio 2022 su Netflix la seconda parte di The Club (qui la recensione della Prima Parte), il period drama turco ambientato in un locale di avanspettacolo nella Istanbul degli anni Cinquanta. Il primo capitolo si era chiuso con il viaggio verso Israele di Rasel (Asude Kalebek), incinta di pochi mesi del figlio del musulmano Ismet (Barış Arduç), assieme a Mordo (İlker Kılıç), il figlio del rabbino datole in sposo. Nel club, intanto, saliva sempre più la tensione fra Selim Songür (Salih Bademci), star del varietà e punta di diamante dell’intero locale, e il proprietario Orhan (Metin Akdülger), poco incline a mostrare alla stampa e al pubblico tutto l’estro particolare del cantante, costretto a celare la sua vera personalità sottostando ai codici virili dell’epoca.

Nelle puntate conclusive della serie, dieci in totale, Rasel torna a casa per pochi giorni dalla madre Matilda (Gökçe Bahadır), a sua volta minacciata da alcune losche figure del suo passato e da altre, invece, che torneranno con sorpresa a darle speranza. È infatti il tema del passato ad essere di nuovo protagonista dell’intero racconto, proiettato a concludere tutte le storyline interne ai personaggi e a indirizzarsi verso un finale storico che guarda ai tragici giorni delle sommosse del Pogrom di Istanbul.

Istanbul brucia: la notte del Pogrom, 6 settembre 1955

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Un accadimento che sobbolliva da tempo data l’ormai deteriorata convivenza fra turchi-musulmani e ebrei-sefarditi, ma tuttavia innescato con la diramazione della falsa notizia che la casa natale dell’ex Presidente della Turchia Mustafa Kemal Atatürk, a Tessalonica, fosse stata danneggiata da un attentato. Alle ore 17:00 del 6 settembre 1955 una folla di cittadini, trasportata deliberatamente con dei camion e taxi forniti di bastoni, assaltò le zone della città abitate dalla comunità greca distruggendo e saccheggiando case e negozi per oltre nove ore.

Piazza Taksim fu l’epicentro, ma la violenza si diffuse sino a Beyoğlu, nella quale furono razziate intere proprietà commerciali greche fino alla mezzanotte grazie all’intervento dell’esercito turco e con l’applicazione della legge marziale. L’esito fu di 16 morti, stupri su donne e uomini, 4.348 proprietà greche distrutte e la netta riduzione della presenza greca a Istanbul.

The Club – Parte 2: il passato di Matilda e il futuro del paese

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The Club giunge dunque a quella terribile notte chiudendo una narrazione d’impronta fortemente soap-melodrammatica, decisa a rievocare un momento poco esplorato del cammino geo-politico della Turchia e a su una sorta di proponimento interreligioso sulla convivenza fra i popoli. Se nella prima parte la drammaticità della storia di Matilda veniva soppesata e bilanciata all’euforia frizzate dei numeri di danza e canto performate nel locale, fra dietro le quinte e prove sul palco, gli ultimi quattro episodi si distanziano dal luccichio del varietà per esplorare invece la tragicità del conflitto sui protagonisti, sul dolore dell’abbandono familiare, l’impossibilità di amare chi professa un culto diverso dal proprio, la migrazione come unica possibilità di esistenza.

A predominare tuttavia è un tono esasperatamente afflitto, un pathos di formalità rispetto a quello di contenuto; una modalità di espressione telenovelistica nella quale prevalgono gli intrecci sentimentali piuttosto che storici ‒ via di certo più diretta per connettere (e far affezionare) il pubblico alle traversie emotive dei caratteri in scena. Il luogo ‘fisico’ del club, allora, è stato pensato come simbolo di accoglienza e di futuro, di familiarità e di riparo: un luogo in cui lo spettacolo diventa espressione di una cultura secolare, di un patrimonio artistico che il pubblico ha avuto il privilegio di veder nascere, e in qualche modo finire, attraverso chi lo frequentava e lo animava, gettando così uno sguardo e un richiamo simbolico alla Turchia tormentata nei nostri giorni.

Regia - 3
Sceneggiatura - 2.5
Fotografia - 2.5
Recitazione - 3
Sonoro - 3
Emozione - 2.5

2.8

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