The bastard son and the devil himself: recensione della serie TV Netflix

Tratta dalla trilogia fantasy di Sally Green, questa serie tv britannica in otto episodi è un mix di elementi classici del genere e di horror e gore allo stato puro. Da vedere.

La serie disponibile su Netflix dal 28 ottobre 2022, The bastard son and the devil himself, è ambientata in una Gran Bretagna abitata da streghe e stregoni, in cui l’eterna lotta tra Bene e Male si consuma tra due diversi clan, gli Incanti del Fairborn e gli Incanti del Sangue

Tra gli Incanti del Sangue, Marcus Edge è il più spietato, il Diavolo in persona: dopo un violento massacro di Incanti del Fairborn, la sua furia omicida non ha tregua. A Marcus basta strappare il cuore dal petto di un Fairborn per mangiarlo e acquisirne i poteri.
Ma Marcus ha lasciato un erede: Nathan, il giovane nato da mamma Fairborn e destinato, secondo una profezia, a uccidere il suo stesso padre ponendo fine al genocidio dei Fairborn. Ma il Male sta davvero solo da una parte o i suoi contorni non sono poi cosi netti?

The bastard son and the devil himself: tra Harry Potter e Fate 2.0, quando il fantasy incontra il gore 

The bastard son and the devil himself, Cinematographe.it

Nella trama della serie TV The bastard son and the devil himself ci sono così tante affinità con la famosa saga di J.K.Rowling che il maghetto con la cicatrice a saetta viene persino citato in uno dei primi episodi.
Marcus Edge sembra il villain perfetto, un alter ego di Voldemort e la profezia vede il suo destino legato a quello del figlio Nathan, da sempre noto al mondo magico come colui che avrebbe ucciso il crudele padre, ma anche come qualcuno da temere e da cui guardarsi le spalle. 
Gli Incanti del Fairborn vivono in mezzo ai “profani” (I babbani di Harry Potter) e hanno però un loro consiglio e un loro esercito, i Cacciatori: a questo esercito appartiene Jessica, la non poi così tanto simpatica sorellastra di Nathan alla quale non è mai andato giù che “per colpa” del fratello la madre abbia perso la vita.

Il carattere e l’indole non proprio affabile di Jessica vengono fuori fin dall’infanzia e la ragazza si trova in buona compagnia all’interno della storia: Soul, il padre di Annalise (giovane Incanto del Fairborn che si innamora del bello e dannato Nathan), non è certo di migliore umore e pur ostentando di portare la bandiera dei buoni, si rivela presto traboccante di oscurità

Quasi come in Encanto di Disney, gli Incanti del Fairborn e del Sangue ricevono il proprio potere al compimento dei loro 17 anni: fino a quel giorno, invece, nessuno conosce il dono di ciascuno. 
È questo che tutti temono di Nathan: che al compimento della sua maggiore età, il ragazzo possa ricevere un dono talmente oscuro da emulare, se non superare, in malvagità il proprio padre.

Cosa fa di The bastard son and the devil himself una serie TV originale?

The bastard son and the devil himself, Cinematographe, splatter

Pozioni, incantesimi, stregonerie: l’atmosfera tutta UK della Rowling c’è, così come non manca un po’ di affinità con un’altra serie Netflix recentemente rinnovata, Fate: The Winx Saga (basti pensare alla reference ”strega del sangue”).
Dove sta dunque l’originalità – che esiste – di questo ennesimo prodotto fantasy del catalogo Netflix? Il suo punto di forza è quello di aver reso il genere fantasy molto, molto più splatter del solito.

La violenza è in primo piano in questa serie tv e non è mai ripresa di spalle: sangue, pestaggi ed esplosioni corporee – letteralmente – sono mostrati senza velo alcuno, anzi, minuziosamente illustrati nei più piccoli particolari, con rallenty volutamente descrittivi e inquietanti.
Dimenticate il classico fantasy adolescenziale: in The bastard son and the devil himself non ci sono bacchette magiche e non ci sono lezioni di divinazione, c’è solo la cruda battaglia tra il Bene e il Male e la volontà di mostrarne ogni aspetto nella sua interezza, senza alcuna edulcorazione.

The bastard son and the devil himselfEffetti speciali al top per un teen fantasy alquanto dark, con un focus sulla ricerca di se stessi 

The bastard son and the devil himself, Cinematographe, Incanto del sangue

Si è detto che uno dei focus di questa serie tv sia l’integrazione nella comunità: è vero, il passato di Nathan e le pecche del padre lo rendono un outsider, emarginato dai Fairborn e tenuto alla larga anche da chi dovrebbe amarlo. Ma non è questo il risvolto principale che sta dietro a questa storia di stregoni e incantesimi.

Il percorso di Nathan è un viaggio identitario a più sensi: innanzitutto, il ragazzo deve scoprire se abbia ereditato la discendenza materna o quella del padre. È dunque un Incanto del Fairborn o un Incanto del Sangue?

Ma non solo: Nathan, durante l’avventura che lo porterà alla scoperta di se stesso e del dono da Incanto che lo caratterizza, conoscerà che l’amore ha diverse sfaccettature che non aveva ancora imparato a far sue. Ecco, quindi, che la serie introduce temi come la bisessualità e il poliamore, seguendo il fil rouge che lega Nathan ad Annalise e a Gabriel, una sorta di moderno angelo custode che accompagnerà i due negli ultimi episodi della stagione.

Una colonna sonora che segue il ritmo della Gen Z

The bastard son and the devil himself, Cinematographe, Gabriel e Nathan

Con un sottofondo musicale che suona al ritmo della Generazione Z e un background di effetti speciali di livello davvero alto (il VFX è senz’altro il comparto più forte della serie), The bastard son and the devil himself parla anche ai nostri pregiudizi e ci sfida a riconoscere le metastasi che si diffondono nella carne buona.

Il Male non sempre sta – non solo – da un’unica parte: l’oscurità si diffonde, avvolge anche ciò che si credeva più puro. E così, chi appartiene ai buoni fa presto a passare dalla parte dei cattivi
Vendetta e odio caratterizzano molti personaggi nella serie e sono parte di quel ventaglio di sentimenti ed emozioni che si dispiega in questi 8 episodi: Jessica è senz’altro uno dei personaggi più sadici e vendicativi della stagione.

Le premesse per un sequel ci sono tutte: il finale non è proprio aperto, il cerchio si chiude, ma lascia intendere che la storia non può finire esattamente così.
Ma dunque, è da vedere? Assolutamente, sì!

Regia - 3.5
Sceneggiatura - 3.5
Fotografia - 3
Recitazione - 3.5
Sonoro - 3.5
Emozione - 4

3.5

Tags: Netflix