Surface: recensione dei primi episodi della serie Apple TV+

Sophie (Gugu Mbatha-Raw) ha la sua storia da raccontare o meglio da scoprire e ricordare. È rimasta vittima di un incidente su uno dei tanti traghetti da San Francisco, dicono che voleva togliersi la vita. Al momento del risveglio però ha perso la memoria a lungo termine. Il marito, James (Oliver Jackson-Cohen), sembra essere molto preoccupato per lei e le sta molto addosso, forse troppo. Fin da subito si capisce che l’uomo sa più di quello che dice, anche l’amica di Sophie, Caroline (Ari Graynor), ha un segreto, o forse più di uno. All’improvviso lei si accorge che un uomo misterioso, Baden (Stephan James), le insinua il dubbio che il suo passato non sia quello che tutti stanno tentando di farle credere, e soprattutto che potrebbe essere ancora in pericolo di vita, Sophie inizia a notare delle discrepanze nel suo presente che la portano a sospettare non si sia trattato veramente di un tentato suicidio. Chi è quell’uomo che la segue in continuazione? Chi sono i suoi “nemici”? Lei ha veramente tentato il suicidio o c’è qualcosa d’altro sotto? Questo è il punto da cui parte Surface, la serie ideata da Veronica West (creatrice anche di High Fidelity), disponibile in tutto il mondo con i primi tre episodi, degli otto totali, da venerdì 29 luglio 2022 ,in cui c’è al centro una donna che deve ritrovare sé stessa, la sua vita, e ritrovando sé stessa risolvere anche il mistero dietro al suo incidente. La serie riprende il filone del racconto al femminile con protagoniste tormentate da segreti, bugie, vite chiuse dietro alle porte di casa, già narrate in Big Little Lies, The Undoing o Sharp Objects, Surface sceglie quindi una narrazione sempre più complicata per far emergere dal buco nero le verità più insopportabili ma non sempre e non tutto torna.

Surface: lo stupore di un corpo che ritorna a galla

La serie dice molte cose già con il titolo: uscire in superficie. Deve fare questo Sophie, uscire dal buio in cui si trova, perché non ricorda praticamente nulla di ciò che erano lei e la sua vita prima; è stata ripescata dal mare, salvata miracolosamente, e per questo deve fare un lavoro di riscoperta, riportare a galla. L’acqua: è un elemento spesso presente, da lì si nasce, lì è quasi morta, e da lì tutto deve ripartire. Tutto è immerso in colori freddi come se fosse ancora legata a quel mondo marino, quel liquido, quasi come in una “vasca” battesimale; proprio in quel liquido (forse amniotico) tutto viene pulito – vita, relazioni, sé stessa -, “sanificato” ciò che non era “salubre”. Ma se non è stata lei a gettarsi tutto acquista un’altra luce.

Sophie inizia a capire che la sua vita non era perfetta come gliela raccontano e che lei non era poi così felice e, di scoperta in scoperta, lei conosce una sé non così limpida come pensava e soprattutto la linea di demarcazione tra vittima e carnefice, menzogna e verità non è così netta. Puoi mettere tutto in discussione se non conosci bene il tuo passato? Se non sai chi sei/sei stata puoi pensare che tuo marito ti menta? Lei dice sì, può farlo, sarà un’operazione lenta faticosa ma inizia ad indagare e vengono a galla verità spesso scomode, scavare a fondo nella propria vita vuol dire farlo in sé stessa e quindi anche nel proprio inconscio. Il viaggio è complesso e di volta in volta sarà sempre più evidente: non esiste una sola verità, ma ce ne sono tante, si tratta di volti e corpi di fronte a specchi che si rompono e si ricompongono immagini che vengono fuori spesso distorte.

Tra investigazioni e scoperte, Sophie (ri)trova sé stessa e la propria vita

Surface nei primi episodi mostra come Sophie debba ricomporre i pezzi di puzzle pieno di tessere, non sempre facili da raccogliere e spesso quando le raccoglie sbaglia la composizione e deve ricominciare da capo. Lei è piena di incertezze, di dubbi, di domande che si scontrano con ciò che le raccontano i personaggi che le stanno intorno, figure ambigue e spesso false. James e Caroline sono le persone a lei più vicine ma i veli cadono e le loro facce a volte si fanno spaventose. L’investigazione e la scoperta si svolgono nella casa meravigliosa ma freddissima di Sophie e James, specchio di una vita apparentemente perfetta ma che evidentemente nasconde qualcosa che non funziona: quello sarebbe dovuto essere un nido, un luogo in cui sentirsi abbracciati e protetti invece emerge come lì, ad un certo punto, lei non si senta più sicura. Sophie si sente a disagio perché non sa chi è, non sa cosa aspettarsi da chi ama e mentre investiga la psicoterapeuta da cui è seguita la aiuta a far emergere memorie, a sbrogliare le matasse ma anche in questo caso sembra che la donna voglia portarla solo verso una direzione.

Questo thriller psicologico racconta la storia di una donna che deve ritrovare la sua identità e per farlo dovrà rompere con parti di sé, spezzare rapporti, rivalutare e questo, come spesso capita, può essere doloroso, straziante, può far mettere in dubbio ogni cosa, addirittura sé stessi (di prima, di ora, del futuro). Sophie è colta nel suo presente mentre tenta di dialogare con il suo passato (attraverso flashback) e attorno a lei ci sono solo persone che le mentono, le hanno mentito, potrebbero averle mentito, persone che sono controllanti e castranti (James), che pensano lei abbia bisogno di essere protetta (Baden). Ciò che ne viene fuori è la stanca e reiterata rappresentazione di una donna in pericolo eppure lei non vuole più essere bisognosa degli altri per sopravvivere.

Surface: un racconto che zoppica nonostante l’elegante regia

Surface parte da una buona idea, riprende qualcosa di già visto e lo racconta alla sua maniera, ciò che non sempre risulta convincente e coinvolgente, è la narrazione stessa che a tratti si perde tra lungaggini, liason extra coniugali e quella sottile atmosfera erotica da alta borghesia che non affonda le radici in un vero e potente magma di corpi e passioni ma resta in superficie. Da una parte sembra una storia lentissima ma dall’altra è come se corresse troppo e non c’è tempo né di affezionarsi a Sophie, di partecipare al suo percorso, né di giocare con lei per capire cosa veramente le sia accaduto. Dopo i primi episodi Surface dà l’impressione di non aver detto tutto o forse di aver detto troppo, risultano comunque riusciti il racconto di una donna che deve scoprirsi e il modo in cui si mette in scena una figura imprigionata in una gabbia dorata, una protagonista che per maturare deve entrare in conflitto con ciò che è stato.

Regia - 4
Sceneggiatura - 2.5
Fotografia - 3
Recitazione - 3
Sonoro - 2.5
Emozione - 2.5

2.9

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