Stoffa da Campioni: Cambio di gioco, recensione dei primi episodi della serie TV Disney+

L'opera, ispirata al film Stoffa da campioni del 1992, è una parabola tradizionale sul gioco di squadra e l'importanza sociale dello sport

Il genere sportivo, nell’ambito seriale e cinematografico, ha sempre avuto moltissime declinazioni. Dal racconto biografico e documentaristico di atleti e team fino a passare ad opere decisamente più motivazionali, totalmente di finzione, ma che si basano su fatti verosimili. In questo ultimo caso, con alcune differenze, la retorica è quasi sempre la stessa: l’impegno e la costanza portano alla vittoria, quindi, il viaggio della squadra o del campione agonistico, anche se non è privo di ostacoli, si chiude con un trionfo.

E se invece tali realizzazioni si stessero ponendo delle domande sbagliate in partenza? Se forse l’aspetto più importante non è tanto la conquista di un trofeo o il primo posto in un torneo, ma il puro e semplice divertimento legato ad un’attività sana e stimolante? Un ribaltamento simile è alla base di Stoffa da campioni: Cambio di gioco (The Mighty Ducks: Game Changers), la nuova serie di ABC Signature (qui trovate il trailer) che sarà distribuita su Disney Plus dal 26 marzo prossimo. Abbiamo avuto modo di vedere i primi tre episodi dello show in anteprima ed ecco quello che pensiamo in merito.

Stoffa da campioni: Cambio di gioco, lo spirito ludico dello sport

Stoffa da campioni: Cambio di gioco 1

L’opera, ideata da Steven Brill, trae ispirazione dal film Stoffa da campioni (per il quale Brill ha scritto la sceneggiatura), uscito nel 1992 che ha portato su schermo altri due sequel, dove un avvocato, Gordon Bombay (Emilio Estevez), riesce ad allenare una squadra di piccoli campioni di hockey, i Mighty Ducks, portandoli alla vittoria. La realizzazione televisiva, ambientata molti anni dopo, riscrive il mito dello storico team di giocatori sul ghiaccio, diventati un gruppo agonistico d’eccellenza, ma che perde diversi punti nell’ambito della coesione sociale tra i membri.

Il protagonista del titolo, il 12enne Evan (Brady Noon), viene cacciato dal team perché non adeguato ai ritmi alti e frenetici del loro gioco. La sua personale rivincita la ottiene creando un’altra squadra di hockey, con l’aiuto della madre Alex (Lauren Graham) e del vecchio coach dei Mighty Ducks, Bombay, con una filosofia decisamente “alternativa” alle spalle. Per quanto i risultati siano comunque nelle loro mire, infatti, i giovani giocatori perseguono l’obiettivo comune di solidarietà, ponendo al primo posto il divertimento piuttosto che i punti sul tabellone.

Per quanto Stoffa da campioni: Cambio di gioco non sia particolarmente originale nelle tematiche, dinamiche e, soprattutto, nella caratterizzazione dei personaggi (gli stereotipi classici non mancano), trasmette un messaggio che, effettivamente, non è così scontato come può, all’apparenza, sembrare. Se infatti il concetto di gioco di squadra è da sempre molto inflazionato, non si può dire lo stesso per lo sport inteso come attività ludica e pura senza coinvolgimenti agonistici e torneistici di ogni sorta.

Una morale che tra l’altro riesce a funzionare sia se indirizzata ai più piccoli (che sono i principali dedicatari dell’interno progetto) che ai più adulti, che rimarranno sicuramente colpiti da tale scelta. Peccato che il resto, a livello narrativo, è davvero trascurabile: non scritto male, ma semplicemente tradizionale e sentito più e più volte nel nostro personale bagaglio culturale.

Stoffa da campioni: Cambio di gioco, per i più piccini ma non solo

Stoffa da Campioni: Cambio di gioco 2

Il valore più sportivo e meno filosofico della realizzazione è un altro elemento centrale dell’intero titolo. L’hockey è rappresentato, a livello registico, in maniera molto funzionale: la macchina da presa non è caratterizzata da inquadrature lente e precise tipiche di un documentario specifico, ma non è nemmeno portatrice di inesattezze o esagerazioni. Una via di mezzo molto valida che se da un lato fornisce le basi per comprendere al meglio questo sport, dall’altro lo rende uno degli elementi preponderanti, ma non il protagonista assoluto.

È chiaro che lo scopo ultimo di Stoffa da campioni: Cambio di gioco non è quello di raccontare l’hockey a degli appassionati, ma narrare, molto classicamente, una storia di amicizia, collaborazione e spirito di squadra usando lo sport come setting e contesto per concentrarsi su aspetti che esulano prettamente il mondo sportivo vero e proprio.

La scelta di guidare il cast più giovane (tutti interpreti molto promettenti) da due “adulti” è stata una mossa vincente. L’aspetto decisamente più efficace è la coesistenza di un personaggio totalmente nuovo ovvero Alex e la vecchia gloria Gordon Bombay che funge anche da connessione logica e contenutistica con il film originale. Entrambi sono dei mentori fondamentali per la squadra di piccole promesse dell’hockey insegnando sia valori più astratti che la strategia vera e propria in campo.

Lauren Graham ed Emilio Estevez, nonostante debbano combattere con un copione un po’ pigro che li rende piuttosto “ordinari”, danno quel pepe in più alle loro figure, tanto da riuscire ad attirare target decisamente più collaterali e meno inclini al prodotto in sé. Ciò è curioso ma per nulla inaspettato: la serie, fin dal concept, si dichiara un titolo fruibile dalle famiglie: ogni componente, dal figlio al padre, può trovare i suoi personali motivi per visionare lo show, tutti molto validi. Una vittoria non da sottovalutare.

Stoffa da campioni: Cambio di gioco, da quanto emerge dai primi tre episodi, è un prodotto che non osa in ambito narrativo e registico, ma nonostante questo, è veicolo di un messaggio positivo per tutti, sia i più adulti che i più piccoli. Questi ultimi, i principali dedicatari dell’offerta seriale, troveranno uno show perfetto: contenutisticamente non brillante e originale, ma che parla alle generazioni più giovani con delicatezza e spirito solidale, avvalendosi di molti stilemi famigliari e, proprio per questo, ben rodati nel mondo dell’intrattenimento.

Regia - 3.5
Sceneggiatura - 3
Fotografia - 3
Recitazione - 3.5
Sonoro - 3
Emozione - 3.5

3.3