Shrinking: recensione della serie TV con Jason Segel ed Harrison Ford

Shrinking è una serie non priva di errori, ma dei quali ci dimentichiamo ben presto grazie alle ottime interpretazioni

Dal 27 gennaio è disponibile su Apple TV Shrinking, la commedia drammatica ideata dal team di Ted Lasso. Rientrando nella categoria dell’imperfezione convincente, la serie con Jason Segel ed Harrison Ford riesce a intrattenere, trattando temi spigolosi con profondo rispetto. Tuttavia, bisogna partire da un assunto: non è Ted Lasso. Coloro che erano alla ricerca di un prodotto sullo stesso livello rimarranno forse delusi, oppure no. Questo perché siamo difronte ad un racconto intimo, velato di comicità, in cui a risultare sono le interpretazioni dei personaggi.

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Shrinking, pur non avendo una sceneggiatura fresca e originale, punta all’essenziale. Come per molte serie di genere, la sospensione d’incredulità è d’obbligo, in quanto molte delle peripezie dei personaggi sarebbero irreali o quanto meno discutibili. Dato per assodato quest’ultimo aspetto, il tema del lutto e di ciò che ne consegue viene elaborato e trasposto in maniera intelligente. Il cast riesce ad immergersi nella storia, trasportando anche noi. È facile empatizzare con lo strampalato psicologo di Segel, che ancora una volta fa del suo corpo una seconda voce.

Shrinking: recensione; Cinematographe.it

Sullo stesso piano si muovono il Paul Rhodes di Ford e la Gaby di Jessica Williams. La complicità dei personaggi sembra essere dipesa da una forte unione, aspetto visibile in ogni scena. Eppure, come dicevamo, Shrinking non è privo di errori. La serie si appoggia forse fin troppo ad un canovaccio vecchio stile, restituendo scenette comiche non proprio riuscite. Per fortuna tali momenti hanno breve durata, non minando così la fluidità e la piacevolezza della visione. Ma di cosa parla questa nuova dramedy? Vediamolo insieme.

Shrinking e lo strampalato metodo di uno psicologo allo sbaraglio

Shrinking; Cinematograèhe.it

Jimmy Laird (Jason Segel) è un terapeuta allo sbaraglio e un padre assente. Dopo la morte della moglie il suo mondo è andato in frantumi, recidendo il rapporto con la figlia e il migliore amico. Il suo rendimento lavorativo ne ha risentito fortemente, tanto da mettere in discussione la propria professione. Questo finché non abbraccerà un nuovo e discutibile stile terapeutico, intromettendosi direttamente nella vita dei pazienti. Per quanto messo in guardia dalle ripercussioni, sia dal capo Paul che dalla collega Gaby, Jimmy intraprenderà un percorso che lo porterà lentamente fuori dalla depressione.

La strada è ancora lunga e tortuosa e molti saranno gli errori del protagonista di Shrinking. Tra risse e partite di calcio impareremo a conoscere la vita e i sentimenti di questi personaggi, semplici e fallaci esseri umani. Ed è proprio questo l’aspetto interessante della serie che, al di là della comicità, ci restituisce un’umanità vera e strampalata. La vita quotidiana di ognuno di noi, se vista dall’esterno, può farci sembrare goffi, strani, ma è proprio questo a renderci ciò che siamo. Gli ideatori di Shrinking lo sanno bene, portando così all’eccesso una certa stravaganza intrinseca.

Harrison Ford nella serie Apple TV; Cinemtographe.it

Ted Lasso viaggia sulla stessa scia, per quanto in modo totalmente diverso e molto più raffinato. Tuttavia, lo scheletro di partenza della nuova serie sembra essere lo stesso. Paul Rhodes sostituisce Coach Beard (Brendan Hurt) e Jason Segel il Lasso di Sudeikis. Gli spogliatoi dell’AFC Richmond diventano uno studio terapeutico e così molti altri aspetti del racconto. Con questo non vogliamo dire che Shrinking è una copia sbiadita della fortuna serie calcistica, ma ne condivide una certa struttura. Questo perché in modo similare lo spogliatoio era già di per sé un luogo di crescita interiore e l’allenatore uno psicologo senza certificazioni.

Tematiche spinose affrontate con ironia e rispetto

Jessica Williams e Jason Segel; Cinematographe.it

La serie di Brett Goldstein, Bill Lawrence e Jason Segel ha dalla una un certo magnetismo attraente che ci invoglia a proseguire con trasporto la storia. La domanda, che si insinua in noi fin dall’inizio, è fin dove si spingerà Jimmy e quali barriere invalicabili troverà nel suo folle piano. Tenta in tutti i modi di riallacciare il rapporto con la figlia, ma le sue azioni la porteranno ancora più lontano. La luce fuori dal tunnel della depressione non è più solo un’illusione, ma una reale possibilità. Il problema è come percorrerà quella strada e al momento è al volante di una Ferrari, bendato e a duecento chilometri orari. Il rischio per sé e per gli altri – i suoi pazienti – è molto alto.

Le dinamiche che ne scaturiscono sono divertenti, anche se malsane. Shrinking punta proprio su questo, su false piste di recupero e soltanto i prossimi episodi sapranno rispondere a tale quesito. Nel frattempo i primi due episodi regalano non poche soddisfazioni e poco importa se tutto non sia perfetto. Il problema, forse, risiede in un politicamente corretto fin troppo esagerato, come se la serie avesse la museruola alla bocca. D’impatto è invece la sigla, diversa da molte altre e in cui si evince ciò che la storia vuole raccontarci.

Michael Urie in Shrinking; Cinematographe.it

Se cercate una dramedy tranquilla e senza impegno, Shrinking è ciò che fa per voi. Un modo, ancora una volta, per sentirci meno pazzi e soli. L’ambito psicanalitico e le sue regole, la gestione dei pazienti, della privacy e anche del razzismo vengono gestiti dalla sceneggiatura in modo rispettoso. Non mancano le battute, certo, come i commenti che qualsiasi terapeuta potrebbe fare, ma tutto all’insegna della comprensione e accettazione dell’altro. Per concludere, Shrinking è una serie ben realizzata in cui spiccano volti d’eccezione, soprattutto un granitico Harrison Ford, perfetto nella parte del misterioso mentore.

Regia - 3.5
Sceneggiatura - 3.5
Fotografia - 3
Recitazione - 4.5
Sonoro - 3
Emozione - 3.5

3.5

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