Sei ciò che mangi: gemelli a confronto – recensione della docuserie Netflix

Sei ciò che mangi: gemelli a confronto è una interessante, benché mai eccessivamente originale, ricerca sull'alimentazione contemporanea. Dopo aver guardato la serie, tuttavia, la domanda verrà spontanea: diventare vegetariani è davvero utile?

Sei ciò che mangi: gemelli a confronto è una docuserie Netflix disponibile a partire dal 1° gennaio 2024 con i suoi quattro episodi della durata di 40 minuti circa. L’ironia di proporre un prodotto così critico nei confronti dell’alimentazione contemporanea proprio dopo in prossimità delle festività di Natale è impossibile da non notare: è quasi un invito a moderare il proprio regime alimentare, seppur con la debita leggerezza. Il regista Louie Psihoyos si pone una domanda e cerca di trovare la risposta grazie all’aiuto della scienza sperimentale, scovando come un vero ricercatore la verità dietro i miti che vengono divulgati – anche a fini promozionali e commerciali – sul cibo e le abitudini alimentari. Mangiare vegano – eliminando uova, latte, pesce e carne – può davvero influire positivamente sulla salute?

La risposta offerta da Sei ciò che mangi è davvero sorprendente e, grazie alla durata prolungata del documentario in formato seriale, è possibile seguire il processo che porta alla conclusione finale. Come ogni risultato sperimentale, resta discutibile e dubitabile, spesso anche confutabile tramite una ulteriore e diversa sperimentazione, Ma alla fine del proprio watching, gli spettatori della docuserie si chiederanno davvero: “non sarebbe meglio essere vegano?”.

Una docuserie rivelatrice e informativa gestita con grazia registica

Sei ciò che mangi: gemelli a confronto recensione - cinematographe.it

Sei ciò che mangi: gemelli a confronto è una serie unica, incentrata sull’esperimento particolarissimo – condotto da alcuni scienziati esperti di Stanford – di mettere due creature biologicamente identiche come i gemelli monozigoti a regime alimentare opposto, uno vegano l’altro onnivoro, per otto settimane. Ogni puntata, con lenta e focalizzata perizia, trasporta lo spettatore nella vita delle 21 coppie di gemelli selezionate per condurre l’esperimento. I soggetti provengono da ogni parte del mondo, hanno età diverse ma hanno un solo tratto in comune: essere parte di una coppia di gemelli identici.

Il regista Louie Psihoyos segue l’evoluzione delle “cavie” passo per passo, scendendo nell’umanità e nelle abitudini dei protagonisti con grande cura al dettaglio. Lo studio condotto dal dottor Christopher Gardner è centrale allo sviluppo della narrazione, portando avanti un chiaro intento militante. Non è la prima volta che Psihoyos viene associato ad un documentario con tema centrale il cibo: la sua direzione svelta e ironica ha portato al centro della critica The Game Changers. Appare chiaro, nell’approccio scientifico ma anche incredibilmente accorto al background genetico e antropologico dei soggetti coinvolti, un piglio fortemente critico legato alla alimentazione promossa negli States. La docuserie, dunque, potrebbe essere vista con scetticismo dai pionieri della dieta mediterranea, ma basta offrire uno sguardo più approfondito ai quattro episodi per comprendere la portata più grande dell’opera.

Gli episodi si susseguono, con le interviste, le ricerche, la raccolta di materiale scientifico che focalizza l’occhio critico del regista sull’allevamento di massa e le sue conseguenze devastanti su clima e ambiente. Tutto accade e prosegue con una scioltezza, mista alla necessaria leggerezza, creando una dimensione profondamente umana in cui i simpatici gemelli riescono a farsi amare, conoscere e apprezzare in quanto loro stessi. A volte, lo spettatore dimenticherà di essere parte estemporanea di un esperimento scientifico e si sentirà trascinato nelle vite di queste splendide persone, ognuna con un diverso carattere, background geografico e culturale, vizio e preferenza. Psihoyos crea un ottimo ambiente di lavoro e la sua opera esce fuori al meglio: nonostante non brilli per originalità in quanto argomento trattato, la forma è certamente un mix brillante di scienza e intimità.

Il cibo è, senza ogni dubbio, una questione politica: il punto focale della ricerca sembra non poter ignorare questo assioma, conseguenziale ed inevitabile. Mangiare sano, possibilmente vegano, è una via possibile per migliorare la propria salute ma anche agire concretamente sulla salute del pianeta Terra. I protagonisti dell’esperimento vedranno le proprie condizioni fisiche migliorare notevolmente, sia nel caso di dieta onnivora che in caso di dieta vegana, con una piccola differenza. I gemelli che hanno mangiato senza uova, latte, pesce, impegnandosi alacremente per non sgarrare durante le otto settimane di dieta, vedono il loro corpo cambiare radicalmente. Meno grasso, maggior appetito sessuale, organismo ringiovanito: i dati sono concreti, prendono una forma visibile davanti ai nostri occhi, rappresentato un dato innegabile. La domanda

Sei ciò che mangi: gemelli a confronto – valutazione e conclusione

Sei ciò che mangi è un’opera militante che non dimentica la dimensione umana, né il metodo scientifico, nel suo veicolare una gamma di valori che tendono al veganesimo, alla lenta e progressiva perdita di abitudini alimentari legate alla religione del fast-food e del junk-food. Progressista, profondo e divertente, riesce a gestire un argomento delicato con leggerezza e un ritmo variegato che permette piacevolezza di visione allo spettatore profano, lontano dal mondo della alimentazione come scienza e valore sociale.

Regia - 3.5
Sceneggiatura - 3.5
Fotografia - 3
Recitazione - 3.5
Sonoro - 3
Emozione - 3.5

3.3

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