Scomparsa a Lørenskog: recensione della serie

La recensione di Scomparsa a Lørenskog, la serie TV Netflix tratta da una storia vera, che parte bene ma poi si perde

In una casa buia, una donna risponde al telefono, mentre due uomini mascherati entrano dalla porta d’ingresso in pieno giorno. Gli intrusi afferrano la donna che urla. La mettono fuori combattimento, la infilano in un sacco e lasciano un biglietto. Inizia così la miniserie, tratta da una storia vera – il rapimento aveva scioccato l’intera nazione nel 2018 -, Scomparsa a Lørenskog che arriva sul Netflix il 14 settembre 2022, diretta da Erik Skjoldbjaerg e Gjyljeta Berisha.

Scomparsa a Lørenskog: tra giornalisti, avvocati e informatori, si analizza e si indagano una donna, un uomo, una famiglia

La donna scomparsa è Anne Elisabeth Hagen, la moglie del finanziere Tom Hagen (Terje Strømdahl), una delle persone più ricche della Norvegia; è il 31 ottobre 2018 e tornando a casa dal lavoro, trova una lettera su una sedia nel corridoio: la moglie era stata rapita e sarebbe stata rilasciata solo se la famiglia avesse pagato ai rapitori 9 milioni di euro di riscatto, trasferiti tramite Monero (una nuova criptovaluta). I cinque episodi della miniserie si costruiscono guardando l’avvenimento da vari punti di vista, ricostruendo l’operato di investigatori, giornalisti e avvocati che sulla scia del rapimento vengono risucchiati in un vortice di teorie, congetture e indiscrezioni. Non si sa chi ha rapito, e forse ucciso, la donna. C’è una domanda che rappresenta il nucleo della narrazione: fino a dove si è disposti a spingersi per trovare la verità? Non c’è un limite, basta avere un colpevole, in questo caso si tratta di Hagen.

Marito e moglie da molto avevano problemi, lei voleva lasciarlo, lui voleva continuare, tutti sapevano che la donna voleva chiedere il divorzio; insomma lui è il colpevole perfetto, nessuno, o quasi, vuole/può fare altre ricerche.

Scomparsa a Lørenskog: alla ricerca di una verità e di un colpevole

Per scoprire la verità sulla scomparsa della moglie di un miliardario, la polizia norvegese deve affrontare i media che si gettano come belve feroci sul caso e gli informatori che infidi sanno dare per ricevere. Ciascuno ha la propria verità e di episodio in episodio si comprende che, in questo caso, in mancanza di una prova certa, di un colpevole accertato, si fa di tutto per “elaborare” una conclusione. Anne, Tom Hagen e la loro famiglia non sono i principali protagonisti della storia, infatti, il centro è ciò che ruota intorno a loro. Si mostra soprattutto come gli agenti di polizia si siano o meno impegnati nelle indagini mentre affrontavano i propri problemi personali e lo stesso per i giornalisti che sono stati fortemente coinvolti nel caso e come questo abbia influenzato le loro vite. La detective Jorunn Lakke (Yngvild Støen Grotmol) e il suo partner, Micael Delvir (Kidane Gjølme Dalva), cercano di interrogare vicini e amici senza far capire che stanno indagando sul rapimento di Anne-Elisabeth, così il giornalista Erlend Moe Riise (Christian Rubeck) e la collega Aleks Zaretski (Victoria Ose) iniziano a intervistare, indagare e solo in seguito Aleks incominciare a lavorare da sola perché il giornale non le dava più la libertà di scrivere di altre strade.

Si evince come la maggior parte dei norvegesi siano diventati investigatori, tutti hanno una loro idea su cosa sia realmente accaduto, chi sia il colpevole, tanto che esistono forum online, dove alcuni credono che Anne sia scappata, mentre altri hanno già ritenuto che Tom sia colpevole dell’omicidio di sua moglie.

Una serie che parte bene ma poi si perde

Scomparsa a Lørenskog_cinematographe.it

La serie poliziesca romanzata inizia con molta suspense e mistero ma, proprio come il caso, finisce nel nulla. Considerando che il caso è ancora in corso senza sospetti concreti, è difficile arrivare a una risoluzione che è altamente attesa in serie poliziesche come queste.

Gli spettatori vogliono conoscere tutta la verità, la sensazione è quella che i creatori abbiano un pensiero, che Tom Hagen sia il colpevole di tutto. La serie presenta prospettive diverse e spetta agli spettatori decidere da che parte vogliono stare.

Scomparsa a Lørenskog: c’era proprio bisogno di questa miniserie?

La miniserie non riesce a coinvolge davvero lo spettatore. Il modo in cui è costruito ciascun episodio non dà la possibilità a chi guarda né di parteggiare davvero per qualcuno né di farsi una propria idea. Il finale poi aperto fa interrogare sul motivo per cui si è scelto di guardare Scomparsa a Lørenskog.

Regia - 2
Sceneggiatura - 2
Fotografia - 2
Recitazione - 2
Sonoro - 2
Emozione - 1.5

1.9

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