Scene da un matrimonio: recensione della miniserie con Oscar Isaac e Jessica Chastain

Rivisitazione del classico di Ingmar Bergman che racconta una coppia moderna tra amore, passione, odio, contraddizioni e divorzio.

La vivisezione di una storia di amore, il brutale mutamento dei sentimenti che tramuta la persona che si ha accanto in un perfetto sconosciuto: Scene da un matrimonio, miniserie HBO in 5 puntate, rivisitazione moderna del classico di Ingmar Bergman, dal 20 settembre su Sky e in streaming su NOW, riprende i temi trattati dal Maestro svedese e li porta nella contemporaneità, all’interno di una classica coppia della classe media statunitense. Nei panni dei due protagonisti, Jonathan e Mira, Oscar Isaac e Jessica Chastain, anche produttori esecutivi, diretti da Hagai Levi (In Treatment, Our Boys, The Affair) showrunner della serie.

Scene da un matrimonio, cinematographe.it

Cinque scene, cinque momenti di una coppia che cambia: la calma quotidiana di un rapporto consolidato e stanco, la disperazione quando la frase “Amo un’altra persona” irrompe nell’intimità del nido familiare mandando in frantumi ogni cosa, la negazione, poi tentare di ricostruirsi un nuovo equilibrio senza mai voltare davvero pagina, fare i conti con il desiderio che sembrava sparito e che poi riemerge con forza. Come finisce un amore e perché? Quando si smette di correre uno a fianco all’altro scegliendo di decelerare rimanendo indietro e osservando inerme il partner sparire all’orizzonte? L’amore sparisce o si tramuta in un nuovo sentimento?

Scene da un matrimonio – Love is a losing game

“Come coppia pensi che niente può toccarti o ferirti, ma pian piano ti rendi conto che in realtà ogni cosa può farti male”, dichiara Mira nella serie, solo che non si sa mai quanto si può soffrire fino a quando non si vive una separazione. “Love is a losing game” cantava Amy Winehouse, ma in Scene da un matrimonio è decisamente un gioco al massacro condotto con crudele calma e che trova corpo in particolare nel personaggio di Mira, una Jessica Chastain in stato di grazia che interpreta una donna in carriera che scopre presto di volere di più anche nella vita privata, più di Jonathan, marito premuroso che si prende cura della figlioletta Ava, accettando di buon grado il ruolo che la società di solito “impone” solo alla donna. Tra i due da tempo, come accade a qualsiasi coppia al mondo, la passione si è spenta o è solo sopita sotto gli impegni, lo stress quotidiano, i problemi, la vita fuori dalla porta di casa. Ma è Mira, ribaltando il classico di Bergman, a rompere il quieto vivere, a sganciare la bomba, a lasciare marito e figlia scappando via come una ladra, pensando cinicamente solo alla propria felicità pur tra mille dubbi, riprendendo in mano la propria esistenza che ormai le sembrava stantia e banale.

Scene da un matrimonio, cinematographe.it

Rimane Jonathan in quella vita, in quella casa, a elaborare il “lutto”, in un’inconcepibile calma apparente, tra le macerie del suo amore che Oscar Isaac rende con straordinaria naturalezza e con grande mimesi fino a comunicare con totalità tutto lo spaesamento, il dolore lacerante che, chi più chi meno, tutti abbiamo vissuto almeno una volta nella vita, che si manifesta in tutta la sua forza emotiva in particolare nella seconda scena: Poli.

Scene da un matrimonio – Un flusso di coscienza dei sentimenti

Sentimenti, sensazioni, situazioni, gesti familiari o così verosimili che è impossibile non provare empatia: la regia indugia sui primi piani, sui lunghi silenzi, sugli sguardi manifesti attraverso i quali i due interpreti si parlano e parlano a noi che ci troviamo tra loro, nella loro casa, sul loro divano, tra le loro cose, nella loro camera da letto, tra morbidi cuscini che accolgono lacrime e abbracci disperati. Prendiamo la parte di uno o dell’altra, comprendiamo le loro incertezze e contraddizioni, vorremmo urlare al posto di Jonathan, riflettere più a lungo al posto di Mira, ci domandiamo: e invece come va la mia storia?  Chi sono io per giudicare Mira, Jonathan e il loro rimanere in bilico tra amore e odio? È questa la potenza di Scene da un matrimonio oggi, come lo era stato 48 anni fa, il realismo dei sentimenti, delle vicende, una coppia reale, al passo con i tempi, non più la donna fragile, “angelo del focolare”, che viene mollata con i figli a casa dal marito che per la mentalità sessista “può farlo” perché basta la madre a badare e ad amare la prole, ma marito e moglie alla pari.

Scene da un matrimonio, cinematographe.it

Scene da un matrimonio: il trailer italiano della serie

Tra il vino bevuto con avidità alla ricerca delle parole giuste, del coraggio di avvicinarsi per chiedere perdono, tra la passione che esplode incontrollabile, tra gli sguardi complici, i gesti quotidiani come lavarsi i denti che diventano un momento di riflessione e imbarazzo, tra gli abbracci spezzati, le preghiere strazianti e la violenza cieca e catartica, viviamo il dramma di una separazione e la bellezza di sentimenti che non finiscono ma cambiano, si evolvono, forse diventano più autentici in barba alle carte di divorzio.

Una scrittura piena, un flusso di coscienza dei sentimenti che non lascia scampo e che solo due interpreti straordinari potevano consegnare con tanta intensità e strazio. Un finale tenero e sensuale, per niente buonista o accondiscendente con quello che forse la maggior parte del pubblico vorrebbe, è la ciliegina sulla torta di un gioiello di miniserie che omaggia al meglio Ingmar Bergman, schivando il pericolo di essere uno sterile e pedissequo remake.

Regia - 5
Sceneggiatura - 5
Fotografia - 5
Recitazione - 5
Sonoro - 5
Emozione - 5

5