Sandokan: recensione della serie TV con Can Yaman, dal RoFF 2025

Sandokan rivive in un nuovo adattamento moderno con Can Yaman: la recensione della serie tv, presentata al RoFF 2025.

Sandokan rivive sul piccolo schermo e ha il volto di Can Yaman. L’attore turco, diventato popolare in Italia grazie al fenomeno delle dizi (le serie tv) turche di Canale 5, raccoglie l’eredità storica di Kabir Bedi e interpreta l’iconica Tigre della Malesia in un nuovo adattamento televisivo. Frutto di una produzione internazionale, il nuovo Sandokan, che vedremo su Rai 1 a dicembre e successivamente su Disney+, è un adattamento moderno e dinamico, che si distacca un po’ dai romanzi originali di Emilio Salgari. Nel Borneo del 1841, contaminato dal potere coloniale degli inglese, Sandokan è un pirata che vive alla giornata insieme alla sua ciurma, dove c’è il fedele amico portoghese Yanez de Gonera (interpretato da Alessandro Preziosi). Durante un arrembaggio a un cargo del Sultano del Brunei, Sandokan libera il misterioso prigioniero, un indigeno del popolo Dayak a lungo oppresso. L’uomo riconosce in Sandokan il guerriero di un’antica profezia, che sarà destinato a guidare i Dayak contro gli stranieri. La vita di Sandokan sta per cambiare quando, dopo un naufragio, incontra Marianna Guillonk (Alanah Bloor), la giovane figlia del Console inglese. Tra loro si inserisce il cacciatore di pirati Lord James Brooke (Ed Westwick), che è a caccia di Sandokan e della sua ciurma.

Sandokan, un nuovo adattamento dove la libertà è il filo conduttore

Le note della sigla sono inconfondibili: sono le stesse storiche che abbiamo già sentito dal precedente adattamento con Kabir Bedi. Stavolta c’è Can Yaman nei panni del ribelle e coraggioso pirata diventato un’icona letteraria mondiale. Il Sandokan prodotto da Lux Vide è una serie tv dove si respira fin da subito lo spirito di libertà. Ogni personaggio brama qualcosa: Sandokan, da semplice pirata, dovrà scegliere se abbracciare il suo destino oppure rifiutarlo. Marianna, la figlia ribelle del Console inglese, desidera essere libera più di ogni altra cosa e l’incontro con l’affascinante protagonista risveglierà in lei la voglia di fuggire da quelle rigide regole imposte dai corsetti e dai salottini londinesi. Anche Brooke, personaggio ambiguo, sarà messo di fronte alle sue scelte personali: ambizioso ma non spietato, il Lord si troverà a mettere in dubbio anche la sua moralità a un certo punto.

Sandokan è una produzione molto pretenziosa e lo si nota fin dalle prime scene. Il girato non si limita solo negli spazi aperti che dissimulano la foresta del Borneo (dov’è originario il pirata), ma è costituito anche da imponenti ricostruzioni interne dei palazzi. Primo fra tutti spicca quello del Sultano, costellato d’oro e di materiali preziosi, simboli della sua ricchezza e avidità. La storia entra quasi subito nel vivo, dopo una brevissima parentesi sull’infanzia di Sandokan; un salto temporale ci catapulta nel presente della narrazione, in cui l’azione si concentra sull’ultimo arrembaggio del pirata e della sua ciurma. Alessandro Preziosi contribuisce a donare un’atmosfera simil comica alla storia, fungendo, però, non solo da spalla a Can Yaman, ma essendo un personaggio quasi comprimario con una sua storia. Lo stile moderno della scrittura si evince molto nella rappresentazione di Marianna, la donna amata da Sandokan. La giovane è una ragazza dotata di principi morali che lei crede di conoscere, almeno fino a quando il pirata non le aprirà gli occhi sul concetto di libertà, il leitmotiv di tutta la storia. Ribelle, rifiuta un matrimonio di interesse perché vuole essere libera, Marianna rimane pur sempre una fanciulla sensibile al fascino di uno stile di vita privilegiato: ma è davvero ciò che vuole?

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Sandokan: valutazione e conclusione

Sandokan è un adattamento non proprio fedele al romanzo di Salgari. Tuttavia, la storia, modernizzata nei suoi personaggi e nella narrazione stessa, fa sì che le vicende narrate siano di puro intrattenimento; Sandokan nasce pur sempre come racconto d’avventura, dove il filo conduttore rimane lo spirito di libertà innato in ogni essere umano. Si premia la fotografia e la ricostruzione scenica dei luoghi in cui è ambientata la storia, così come il cast, composto da attori che non sono secondari, ma ciascuno ha un proprio scopo. Otto episodi sono tanti, ma neanche pochi per poter narrare una storia universale e riportare in auge un personaggio, stavolta col volto di Can Yaman, che piacerà anche a chi ha amato la serie degli anni Settanta.

Regia - 3.5
Sceneggiatura - 3.5
Fotografia - 4
Recitazione - 3.5
Sonoro - 3
Emozione - 3.5

3.5