Più forti del destino: recensione finale della fiction Rai

La recensione di Più forti del destino, la fiction di Canale 5 giunta al finale di stagione, con Giulia Bevilacqua e Laura Chiatti nel cast.

Remake della serie francese Le Bazar de la Charité (2019), Più forti del destino, diretta da Alexis Sweet, è una miserie italiana andata in onda dal 9 al 18 marzo 2022 su Canale 5, ambientata a Palermo nel 1897 con protagoniste Giulia Bevilacqua, Laura Chiatti e Dharma Mangia Woods, rispettivamente nei ruoli di Arianna, Rosalia e Costanza, tre donne che rimangono sconvolte dall’incendio divampato all’inaugurazione della mostra nazionale della scienza e della tecnica.

La trama di Più forti del destino

Più forti del destino racconta il dramma umano e sociale delle tre protagoniste, donne che cercano di emergere in un mondo in cui non hanno nessun diritto. Sarà la tragedia a cui assisteranno a cambiare profondamente le loro vite. Arianna (Giulia Bevilacqua) sposata a un uomo violento, Guglielmo il Duca di Villalba, coglie l’occasione dell’incendio per simulare la sua morte e scappare con la figlia. Costanza (Dharma Mangia Woods) inizia a instaurare un legame sentimentale con l’uomo che le ha salvato la vita dopo l’abbandono del marito davanti alle fiamme che divampavano. Infine, Rosalia (Laura Chiatti) vedrà la sua vita stravolta dalle indagini per trovare il responsabile degli avvenimenti.

Il ritorno del melò televisivo

Serie TV in costume ambientata alla fine dell’Ottocento, Più forti del destino racconta una storia d’emancipazione femminile, per quanto estremamente stereotipata. Le tre protagoniste, perno dello svolgersi degli eventi, vivranno una profonda crisi davanti allo sgretolarsi delle proprie certezze. Arianna, Rosalia e Costanza dopo il devastante incendio – ispirato al vero incendio del 1987 a Parigi – decideranno di ribellarsi alle ingiustizie della loro vita e della società del tempo.

Più forti del destino segue tutte le formule del tradizionale melò riportando il pubblico indietro ai tempi in cui andava in onda Elisa di Rivombrosa. Tuttavia, una volta che la nostalgia scompare rimane solo l’evidenza di quanti sono i limiti appartenenti a questo genere narrativo. La narrazione televisiva contemporanea è divenuta negli anni sempre più conscia di sé stessa e gli spettatori sono sempre più curiosi, esigenti di novità e unicità. Il melodramma è da sempre una delle forme narrative più apprezzate dal pubblico, dal teatro fino al cinema. Nato come forma di racconto universale è una narrazione che nel corso dei decenni ha assunto numerose e diversissime forme, tra queste vi è la soap opera.

Più forti del destino non riesce a coinvolgere fino in fondo

Più forti del destino è una storia ricca di espedienti soap-operistici: intrighi, amori tormentati, uomini ricchi, potenti e malvagi, scambi di persona e così via. Tutto appare inverosimile e non sempre è facile mantenere la sospensione della realtà davanti al procedere degli eventi. Puntata dopo puntata il racconto assume toni sempre più cupi e drammatici, mentre i personaggi cattivi si dimostrano sempre più cattivi e i buoni sempre più buoni.

Il grande dramma umano che questa fiction televisiva racconta non riesce a superare la sua stesse forma, rimanendo ancorata a degli schemi narrativi passati. Più forti del destino non riesce a far ciò in cui la serie originale, a cui si ispira, invece, era riuscito a fare: emanciparsi e coinvolgere emotivamente lo spettatore in una storia appassionante.

Detto ciò, Più forti del destino dimostra di conoscere molto bene il suo pubblico di riferimento. La fiction ricerca in una storia ambientata nel passato intrighi che possano parlare agli spettatori di oggi, in particolare alle spettatrici. Storie di relazioni violente, amori travolgenti e di grandi ideali, storie che si uniscono a una grand dose di stereotipi e semplicità. In conclusione Più forti del destino funziona nel suo complesso: la storia scorre senza troppi intoppi, ma questo significa anche che tutto procede in modo estremamente piatto, senza scossoni e di conseguenza senza un forte coinvolgimento emotivo per il destino delle sue protagoniste.

Regia - 3
Sceneggiatura - 2.5
Fotografia - 3
Recitazione - 3
Sonoro - 3
Emozione - 3

2.9