Paradiso: recensione della serie TV Sky

Una serie che pensa poco al pubblico, fatti di troppe storie, troppi piani narrativi, troppi mondi, ma poco integrati tra loro

Dal 23 agosto 2022 è interamente disponibile on demand su Sky e NOW – con gli episodi rilasciati anche su Sky Atlantic in modalità lineare – la serie tv tedesca Paradiso (Funeral for a Dog il titolo internazionale, Bestattung eines Hundes quello tedesco), tratta dal romanzo d’esordio di Thomas Pletzinger del 2008, prodotta da Sky Deutschland. La serie, scritta da Hanno Hackfort, Bob Konrad e dallo stesso autore del romanzo, diretta da David Dietl e Barbara Albert, racconta del giornalista Daniel Mandelkern (Albrecht Schuch) che viene mandato dalla moglie, direttrice della rivista per cui lavora, sulle tracce dello scrittore Mark Svensson, una sorta di mito per Daniel. Lo scrittore vive ancora immerso nel ricordo e lo spettatore lo scopre a poco a poco grazie ad una serie di flashback quando insieme all’amico Felix viveva in Sudamerica e dove aveva conosciuto Tuuli. Svensson ha pubblicato alcuni anni prima il romanzo Astroland in cui racconta la sua storia, e quindi molto personale, di amore, amicizia e avventure. Lo scrittore, a causa delle ferite del passato, si è isolato nella sua villa in Italia accettando pochi visitatori: la sua compagna Kiki e Tuuli, amica di sempre, con il figlio. Da molto tempo Daniel tenta di intervistarlo ma questa volta, per caso e per fortuna, riesce a entrare nella villa e tra passato e presente resterà intrappolato in segreti rimasti sepolti, facendo una scoperta sconvolgente.

Paradiso: troppe storie, troppi piani narrativi, troppi mondi, poco integrati tra loro

Gli otto episodi della serie sedi costruiscono su due piani temporali, passato e presente, ieri e oggi, tutto sembra estremamente confuso. Paradiso mescola i generi ed anche per questo sembra così complessa, quasi senza identità, è già difficile ritrovarsi nel racconto a causa dei salti temporali. La storia centrale è sicuramente quella del forte legame tra i tre che inizia in Sud America, arriva fino al Circolo Polare Artico per poi concludersi l’11 settembre a New York, con una perdita catastrofica. L’amicizia intensa tra Felix Blaumeiser (Daniel Sträßer), Mark Svensson (Friedrich Mücke) e Tuuli (Alina Tomnikov), conosciutisi nelle favelas colombiane giunge al presente, al Lago d’Orta, in Italia grazie alla memoria, ai ricordi, alle parole scritte. Quando Tuuli si ritrova tra “le braccia” di Mark si apre un varco nel passato anche per l’arrivo di Daniel e forse proprio una persona estranea che inevitabilmente entra nel gorgo del complesso rapporto che loro avevano con Felix, riemergono parti di “ieri” ormai sepolte, anche se in qualche modo elaborate da Mark.

Paradiso vuole colpire e sorprendere, presentandosi come un testo un po’ radical chic, molto compiaciuto, ma il risultato è più che altro uno stordimento, lo spettatore non riesce a capire da subito la storia, i piani temporali, non è coinvolto nonostante ci siano, lungo gli episodi, molti colpi di scena, nonostante la passione, l’amore, la vendetta che lega i personaggi.

Una serie che si piace molto e non pensa al pubblico

paradiso_Cinematographe.it

Paradiso vuole essere un intenso racconto che sviscera amore, senso di colpa, lutto ma mette fin troppe carte in tavola senza trattare approfonditamente, non si tratta di un’opera ad ampio respiro: c’è azione, romanticismo, sesso, idee profonde e altissime – lo stile e lo scopo sono chiari anche nella sigla animata: coniugare mondi diversi, colori e forme diversi – ma tutto questo è troppo, tanto da far perdere il centro. Lo specchio è anche lo sfondo della storia: le favelas brasiliane, New York, il Lago e la Finlandia. Insomma troppo, davvero troppo per ritrovarsi nella storia e comprenderla a fondo

L’amicizia ambigua, intensa, tra i tre protagonisti sa di già visto, sembra essere il nocciolo della questione, su questo perno ruota la narrazione: i tre si amano, si vogliono, si allontanano, si desiderano, si vendicano e tutto di fronte ai nostri occhi. I protagonisti sono ribelli, indipendenti, delle schegge impazzite che spesso diventano quasi insopportabili perché sono delle figurette, uno stereotipo, vogliono sembrare impegnati in riflessioni intellettuali ma poi sono interessati al mondo terreno proprio come molti altri esseri umani.

Paradiso: quando si vuole raccontare troppo, a volte non si racconta nulla

Paradiso racconta troppe cose, usa troppi stili, ci apre varie porte e varie storie. Lo spettatore si perde in tutto questo mare di luoghi, visi, corpi, tempi. La sensazione è che sia un lavoro compiaciuto che riflette su sé stesso, sulla vita e ciò si mescola ai vari generi passando attraverso la vita dei personaggi.

Regia - 2.5
Sceneggiatura - 2
Fotografia - 3
Recitazione - 3
Sonoro - 2.5
Emozione - 2

2.5