On My Block: recensione della serie tv Netflix

Quattro amici pronti ad affrontare la prova più difficile di tutte: la scuola superiore. Questo è On my block, la nuova serie firmata Netflix disponibile dal 16 marzo 2018 e ideata da Lauren Iungerich, Eddie Gonzalez e Jeremy Haft.

La nuova serie originale Netflix, On my Block, propone al pubblico, per l’ennesima volta, la sfera che si aggira attorno al mondo adolescenziale, attraverso dieci capitoli o piccole pillole di circa trenta minuti l’una, che scendono giù benissimo anche se lasciano un lieve retrogusto amaro in bocca. Tuttavia, la formula adottata dal più grosso colosso dello streaming è assolutamente vincente proprio per la modalità di fruizione che crea una forma apparente di dipendenza a tale somministrazione.

On my block è la storia di quattro amici, Cesar, Ruby, Monse e Jamal (manca solo l’asiatico per completare il quadretto multietnico), uniti dall’inizio delle scuole medie e che si trovano a dover compiere quel passo che li divide dalle superiori. Tuttavia, si renderanno conto che in sole dieci settimane molte cose possono cambiare, così come quegli equilibri interni che regolano la loro amicizia.

Monse dopo il campeggio estivo torna sviluppata, fatto che inizialmente scombussola Ruby e Jamal con le sue “bocce” tanto da far passare in secondo piano l’assenza dell’apparecchio; i due ragazzi hanno, invece, interrotto qualsiasi contatto con Cesar, ormai entrato a pieno titolo nella gang di famiglia dei Santos, dopo avergli rivelato un piccante pettegolezzo. Perciò, l’obiettivo dei tre è di riallacciare i rapporti con Cesar e creare un piano per salvarlo, liberandolo dall’infame destino cui le sue origini lo condannano.

Tuttavia, l’effetto delle canne e dell’alcool che parlano attraverso Mario, fratello maggiore di Ruby, si dimostreranno ben presto profetiche: “Non andate alle superiori senza un bel piano. Voi dovete rimanere insieme per sopravvivere” ma soprattutto “Cazzo, quasi dimenticavo, un’ultima cosa: non scopatevi Monse!”.

On my block e l’avventura dell’adolescenza

on my block cinematographe

Perché è proprio da qui che avrà inizio una serie infinita di equivoci, dose rincarata dall’arrivo di un nuovo elemento che va a creare squilibri ed equilibri all’interno della crew: Olivia. Inoltre nel quadretto amicale si inseriscono personaggi singolari che vanno dalla compagna di scuola Jasmin, che si distingue per la sua personalità sui generis, all’abuelita (nonnina) di Ruby che non possiamo non amare.

La vecchietta, che con noncalanche si fuma canne come una ventenne, si rivelerà un elemento fondamentale dello sviluppo della trama; infatti, è proprio lei ad alimentare lo spirito investigativo di Jamal, che proprio come ne I Goonies, crede all’esistenza di un misterioso tesoro sepolto nel quartiere, RollerWorld. Tra i due si creerà un curioso e non convenzionale affiatamento, portandoli alla scoperta di indizi, piste e tante altre sorprese.

Infatti, in On my block si percepisce una strana nostalgia verso gli anni ’80, non solo per le varie citazioni qua e là ma anche per gli outfit della gang dei Santos, con quei pantaloni corti al polpaccio da hip hop e i calzettoni bianchi che coprono la parte di gamba rimasta scoperta.

On my block: una struttura interessante e protagonisti multietnici

On my block si presenta con una struttura interessante, dove i protagonisti questa volta sono ragazzi di varia provenienza etnica, inseriti all’interno del contesto socio-culturale della comunità sudamericana presente in un quartiere periferico e malfamato di Los Angeles, dove uno dei divertimenti dei ragazzi è riconoscere il calibro delle pistole che sparano per le strade.

La linea narrativa introduttiva, tuttavia, viene accantonata dopo il terzo episodio per poi ripresentarsi quasi per magia verso le battute finali, creando un corpo centrale che si incentra sul triangolo amoroso: Monse, Cesar e Olivia e influenzato dalla cotta che Ruby ha per quest’ultima.

Attorno a On my block dobbiamo fare un discorso che riguarda il genere, poiché oltre ad essere una commedia viene definita come una coming-of-age; si tratta per l’appunto di porre al centro della propria narrazione la crescita psicologica e morale dei propri personaggi, attraverso il percorso che va dalla gioventù alla fase adulta. Infatti, lo spettatore è portato ad affezionarsi ai melodrammi, all’ipocondria, alle isterie e alle scappatelle dei membri della nostra crew, quasi a ricreare quell’affinità elettiva con i romanzi di formazione di un tempo.

“La scuola superiore getta le basi per il resto della vostra vita, un passo falso all’inizio può portarvi alla fine. […] Dovete comunque dare il massimo perché c’è solo una chance per una prima buona impressione. Quindi volete stare in panchina o giocare la vostra partita?”

Regia - 3
Sceneggiatura - 2
Fotografia - 2
Recitazione - 2
Sonoro - 3
Emozione - 4

2.7

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