Miss Governor: recensione della serie TV comica di Tyler Perry su Netflix
Miss Governor, la serie comedy di Tyler Perry è semplice, ma riesce comunque a intrattenere il pubblico.
Iniziano tempi duri per Antoinette Dunkerson, la neo vicegovernatrice del Mississippi: Miss Governor, serie tv di Tyler Perry, racconta l’ascesa della prima donna nera dello stato a ricoprire tale incarico. Tra satira politica e commedia familiare, la nuova produzione di Netflix esplora il razzismo sistematico, le lotte sociali e di genere, spiegando anche la complessità del governo degli Stati Uniti del Sud. Terri J. Vaughn interpreta il ruolo della candidata vicegovernatrice Antoinette Dunkerson che viene sorprendentemente eletta dopo una campagna elettorale quasi disastrosa. La gente l’ha votata perché ispirata dalla sua spontaneità e per come si comporta da “persona del popolo”: Antoinette è una madre single di due figli adolescenti, però riesce ad equilibrare la sua vita personale col lavoro (grazie alla fedelissima assistente e al suo autista) con l’aiuto anche dell’ex marito. Miss Governor vedrà la protagonista avere a che fare con un governatore sessista e razzista, mentre la sua famiglia dovrà cercare di adattarsi all’esposizione mediatica che comporta questa nuova vita.
Miss Governor, una storia semplice e femminista che riesce comunque a intrattenere

Spesso accade che una serie tv impieghi qualche episodio prima di riuscire a ingranare la marcia giusta. E questa operazione avviene anche con Miss Governor, l’ultima opera dell’apprezzato regista Tyler Perry. Nelle sue produzioni si racconta spesso di razzismo sistematico in relazione alla società attuale: il modo in cui donne e uomini neri vengono trattati in pubblico e nel privato è uno dei punti focali del suo stile (e del suo cinema). Di recente, proprio su Netflix, Perry ha affrontato questa tematica in Straw, dove ha portato l’affranta protagonista Taraji P. Henson fino all’esasperazione. Il cineasta non racconta il razzismo solo attraverso il dramma, ma lo fa anche con la commedia, grazie a un mix di satira e umorismo. Miss Governor si inserisce in questo genere. La protagonista, interpretata dalla brava Terri J. Vaughn, è una neo vicegovernatrice che si ritrova catapultata in politica, scoprendo quanto il sessismo e razzismo vadano spesso d’accordo tra gli uomini bianchi al potere.
Antoinette ce la mette tutta; sorride anche quanto la situazione sembra degenerare; cerca di non essere fuori luogo e di fare una bella impressione, ma a volte il suo staff – tra cui l’esuberante cugina Shamika (Jade Novah) che le fa da assistente capo delle relazioni personali – e la sua eccentrica famiglia – due figli adolescenti e una nonna fuori dagli schermi Cleo (Jo Marie Payton) – fanno fatica ad adattarsi alla nuova vita pubblica. Miss Governor offre una panoramica inedita sul cosa vuol dire essere una donna in un mondo di soli uomini al potere. La protagonista ha tutte le caratteristiche per poter prendere le decisioni da sola e farsi valere, eppure viene costantemente ostacolata. Eppure, in qualche modo, riesce a cavarsela anche nelle situazioni più surreali. La dinamica familiare è un’altra componente che rende la serie tv più godibile e divertente, anche se non offre particolari sequenze memorabili. Tyler Perry, che ha creato, scritto e diretto la comedy di Netflix, crea le condizioni ideali per intrattenere il pubblico grazie a una sceneggiatura molto scorrevole, senza intoppi.
Miss Governor: valutazione e conclusione

Miss Governor non è sicuramente una serie tv memorabile, come già accennato prima. Nel complesso è un prodotto d’intrattenimento che offre qualche risata gratuita grazie ai suoi episodi facilmente scorrevoli e di breve durata, da classica da sit-com. Tyler Perry sfodera tutte le armi che ha a disposizione raccontando la storia di una donna alle prese con sessismo e razzismo sistematico tra i corridoi del Campidoglio. La comedy è anche un’opportunità per esplorare la società degli Stati Uniti del Sud, quello del Mississippi, che ha una lunga alle spalle storia di battaglie per i diritti civili. Il tutto attraverso il sorriso e la risata, con una storia che non risulta troppo complessa ma facilmente “digeribile.”