Mi senti? – recensione della prima stagione della serie Netflix
La risata che seppellirà l'infelicità delle nostre esistenze.
Bastano pochi istanti ed è subito amore. Ada (Florence Longpré), Fabiola (Mélissa Bédard), Carolanne (Eve Landry) sono disperate, “fallate”, allo sbando, sono tre amiche che vivono in un quartiere a basso reddito, alle prese con vite dure, fidanzati sbagliati e famiglie disfunzionali, e tentano comunque di barcamenarsi ridendo – un riso grottesco e doloroso – delle loro esistenze. Questa è la storia di Mi senti? (M’entends-tu?), serie di dieci episodi, produzione televisiva canadese, creata da Florence Longpré – che interpreta Ada – serie che arriva su Netflix giovedì 4 giugno 2020.
Mi senti?: un racconto forte e crudo
Mi senti? è un racconto forte, crudo che non si tira indietro con tre protagoniste che non hanno paura di dire: “questa sono io, non faccio nulla per cambiare”. Ada, Fabi e Caro sono unitissime, si vogliono bene, si sostengono, si danno la spalla su cui piangere, sono braccia aperte in cui affondare quando tutto crolla. Le tre ci sono sempre l’una per l’altra, ci sono quando la sorella di Fabi è in astinenza, quando Caro piange disperata per il proprio passato che grava come un macigno su di lei, quando Ada compie le sue incredibili stranezze. Mi senti? si apre direttamente sulle fragilità di queste donne che escono dai cliché, figure non comuni, che non scendono a patti con il mondo: Ada è in cura per tenere a freno la rabbia, gioca con il suo corpo e lo usa per comprare gli uomini per far fare loro ciò che vuole, vive con la madre che fa la prostituta e lei lo scopre improvvisamente, Fabi vive con la sorella, spesso drogata, e la nipote che lei cresce quasi come una figlia, Caro ha un segreto pesante che si porta dietro in relazione al suo (ex)fidanzato, un uomo violento e iroso, e che la fa vivere nascostamente, silenziosamente (quasi non sentiamo la sua voce). Queste esistenze si uniscono, si fondono e l’una entra irrimediabilmente in quella dell’altra come fossero espressione di un comune fluire e sentire, come fossero ciascuna organo di un unico corpo. Sono mine vaganti, personaggi speciali che sanno tirare fuori cose meravigliose e anche essere espressioni della propria marginalità: Ada è sboccata, triviale, canta pur essendo stonata, Fabi intona canzoni religiose – la religione per la giovane donna ha un ruolo importante, nei momenti più drammatici lei si rifugia nella preghiera o comunque nel pensiero di Dio – con la sua voce melodiosa ma poi non usa la stessa pietà che canta nei confronti dell’amica incinta che vuole abortire, Caro è distrutta per le violenze subite e sembra bloccata in un mutismo e una staticità soporosa.
Mi senti? si fa commovente analisi di una femminilità non stereotipata e per questo bellissima: la bionda e ignorante Ada che si mostra essere amica dal cuore d’oro ma anche intrappolata nella sua bestialità, la dolce Fabi, figlia di quell’America divoratrice di cibo spazzatura, che avrebbe tanti sogni ma non può permetterseli, questo perché il suo senso del dovere supera i suoi sogni – crudele il momento in cui dovrebbe andare ad un provino come cantante ma la nipote sta male e sua sorella non si trova -, Caro che racconta poco e niente di sé e dimostra solo il suo disagio mentre lo spettatore partecipa ai suoi dolorosi ricordi – familiari, le botte del padre, e del fidanzato. La serie è onesta, sincera e mostra anche scene che sarebbero mal digerite dalla nostra tv – il sangue sui pantaloni di una donna che abortisce spontaneamente -, parla la lingua delle donne, ne conosce la grammatica, le parole e i silenzi, non è un caso che la creatrice sia una donna.
Mi senti?: un corpo che vive e si muove
La serie si concentra sul corpo che si adagia mollemente sull’amica, che corre quando si accorge che è in ritardo, che non può sopportare ciò che sta accadendo, che è senza freni, ebbro di alcol balla nei locali. Pone al centro quel corpo strano, diverso e per questo meraviglioso e misterioso che si fa penetrare da uomini ributtanti non per desiderio ma per sopravvivere ad una vita che non fa sconti (Ada), che abortisce spontaneamente (Caro) perché il ventre non è una culla ma un luogo ostile, come ostile è per loro la vita, corpo che si fa prendere in giro per il colore della sua pelle, per il suo peso come se ci fosse una predestinazione in questo.
Questo è un corpo che contiene un’anima che ha bisogno di aiuto, di ascolto, di carezze. Sono donne che avrebbero bisogno di un’assistenza psicologica ma che possono solo essere seguite dalla terapeuta del programma di recupero di Ada. C’è Ada che avendo lavorato sui i suoi scatti d’ira- ma per quanto? – dona qualche ora alle sue due amiche, dicendo che se loro stanno bene sta bene anche lei. C’è Caro che deve risolvere i problemi con il proprio passato, più o meno recente, c’è Fabi che dopo essersi ribellata, usando la forza, ad un passante che l’ha chiamata “sporca cicciona” deve dimostrare di essere stata da un terapista. Mi senti? mostra che il disagio, la fragilità, l’imperfezione esiste e si deve fare i conti con tutto questo.
Le tre si scontrano con uomini pieni di difetti quando va bene, altrimenti sono uomini impossibili, violenti, aggressivi, picchiatori, stupratori; uno dei pochi che si salva è l’amico di Ada, il barista, con cui lei inizia una relazione ma non è abituata alla dolcezza – mentre con gli altri uomini ha rapporti sessuali con lui vuole prendere il suo tempo per non rovinare tutto. C’è il padre di Caro che urla, alza le mani, fa vivere nel terrore lei e sua madre, ed è questo il motivo per cui la giovane donna scappa di casa, c’è il fidanzato di Caro che si è comportato in un modo riprovevole come nessun uomo dovrebbe comportarsi, c’è quello di Fabi che fa l’amore con lei, le chiede soldi ma non è così sincero come potrebbe sembrare. Per sopportare tutto questo ci sono le amiche, le altre donne che sanno, capiscono e hanno una mano tesa anche da parte delle più insospettabili.
Mi senti?: un dramma a tinte forti
Quello che racconta Mi senti? è un’istantanea dolorosa di ciò che vuol dire vivere per una giovane donna, un’amara narrazione sul mondo cattivo e brutale per chi non si trova tra i prescelti, tra i migliori, tra quelli che sono nati sotto una buona stella.
Questa serie riesce a conquistare lo spettatore fin da subito, con tre protagoniste la cui esistenza dimostra che non è facile riscattarsi per chi nasce in una casa popolare. La storia di Ada, Caro, Fabi è spietata, non lascia spazio a nulla, basta un episodio è ciò che sembrava essere una rivincita da parte delle tre giovani, diventa invece una caduta negli inferi più oscuri; e, in pochi istanti, le tre, prima anima unica, sono tre cellule che vagano sole e disperate nel mondo. Forse tra il penultimo e l’ultimo episodio tutto corre fin troppo velocemente e allo spettatore sembra una scelta fin troppo repentina ma si può scusare perché la prima stagione di Mi senti? è coinvolgente, struggente e addirittura a tratti ironica anche grazie alla penna di Florence Longpré.
La stagione 2 è già uscita in Canada il 13 gennaio 2020, ora bisogna solo attendere che arrivi nel nostro catalogo Netflix.