Mentiras: recensione della serie TV Netflix

Mentiras non è l’ennesimo adattamento di Netflix, bensì una serie sorprendente per la sua capacità di trattare in maniera compiuta e non banale il tema del date rape, del trauma e delle conseguenze dell'accusa - nell'ambito, più ampio, di quello della violenza sulle donne.

A pochi giorni dalla celebrazione della giornata internazionale della donna, dal 4 marzo 2022 è disponibile su Netflix Mentiras, la serie TV remake del drama inglese andato in onda per due stagioni sulla BBC Liar: L’amore bugiardo. Adattato da Curro Novallas e co-diretto da Norberto López Amado, la rielaborazione iberica non ha nulla da invidiare all’originale e, fortunatamente, stavolta non ha nemmeno l’aria di una rilettura vana o riuscita solo in parte.

Mentiras: la memoria, l’accusa, il trauma

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Le bugie del titolo richiamano quelle attorno alla vicenda di una presunta violenza sessuale, subita dalla qui protagonista Laura (Ángela Cremonte) , professoressa di letteratura di un liceo di Maiorca, e perpetrate da Xavier (Javier Rey), padre di uno degli studenti della succitata e stimato chirurgo di un ospedale dell’isola. Fra i due l’attrazione è palpabile ma mai dichiarata: finalmente un giorno è lui a farsi avanti e la sera stessa si vedono per una cena e un po’ di reciproco e meritato romanticismo.

Quel che è accaduto (davvero) nel dopo cena, ovvero quando si ritrovano a bere un bicchiere di vino rosso nel salotto di casa di lei in attesa del taxi, assume i contorni di un blackout inquietante e incerto, uno spazio di memoria archiviato e resettato da una sostanza alcaloide e allucinogena, la scopolamina, nota per esercitare sull’organismo umano un’azione anestetica e disorientante. Risvegliatasi stordita e confusa la mattina seguente, Laura percepisce di essere stata vittima di uno stupro e, accompagnata dalla sorella Cata (Manuela Velasco), avvia un’azione legale dei confronti di Xavier, denunciato senza alcuna prova e dunque presumibilmente innocente.

Non mostrare equivale a non (farlo) esistere: ambiguità e doppia verità nella serie Mentiras

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Menzognera lei o abile manipolatore doppiogiochista lui, Mentiras, almeno fino a metà racconto, direziona la verità oggettiva del fatto, mai mostrato e per questo così rilevante, oscillando con abilità sui punti di vista contrapposti e sui dubbi martellanti delle tracce mnemoniche lasciate sospese. Richiamo evidente alla cronaca quanto mai contemporanea ai miti e alla rappresentazione mediatica e sociale della violenza sulle donne, la serie cattura l’ambiguità del non-visto, e per questo del non-esistente, affrontando in modo estremamente persuasivo l’arduo discorso del cosiddetto date rape, ovvero la coercizione sessuale che intercorre entro una relazione sociale o intima nell’ambito, in questo caso, del primo appuntamento.

Mélo e thriller/mystery amalgamati con armonia e bilanciata con un linguaggio che non perde mai il suo focus, Mentiras offre un’attitudine realistica e non banalizzante su entrambe le parti, garantendo la giusta sensibilità sia al fatto dal lascito traumatico al femminile sia, dall’altro lato, eludendo la celata e comune tendenza a far assumere all’autore maschile tratti brutali o mostruosi; di scivolare cioè con pericolosa facilità nella deresponsabilizzazione dell’atto per problemi legati alla dipendenza di sostanze o a questioni di tipo psicologico.

In questo, di grande aiuto, è stata la scrittura del gruppo autoriale con a capo Novallas, matura a sufficienza a maneggiare la tensione propria del genere a cui si riferisce con la gravità emotiva della tematica universale, interrogandosi sulle conseguenze professionali e familiari di una falsa accusa; sulla derubricazione estremamente comune di accadimenti tali mal gestiti dalle autorità competenti; sul significato di vendetta e di giustizia, lasciando proprio su questi due termini l’apertura in cliffhanger ad una seconda, ulteriore e meritata stagione.

Regia - 4
Sceneggiatura - 4
Fotografia - 3.5
Recitazione - 3.5
Sonoro - 3.5
Emozione - 4

3.8

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