Masters of the Universe: Revelation – recensione della serie animata Netflix

I primi cinque episodi dell'opera, a metà tra reboot e sequel, riportano in auge un franchise iconico riuscendo a rievocare atmosfere rétro senza disdegnare soluzioni particolarmente audaci

He-Man, nerboruto guerriero armato della sua spada del potere, è una di quelle icone pop rimaste intatte e nitide nella mente del pubblico, contribuendo a caratterizzare un decennio già ampiamente affollato di prodotti indimenticabili, nello specifico di genere fantasy e fantascientifico. Nato, nel 1981, come uno dei personaggi della linea di giocattoli della Mattel, Masters of the Universe, in poco tempo il biondo con il caschetto è divenuto il protagonista di moltissime realizzazioni collaterali come serie televisive, film, videogiochi e molto altro ancora, sviluppando, nel corso degli anni, un universo vero e proprio seguito da tantissimi seguaci in giro per il mondo.

Facciamo un salto di ben quarant’anni: ci troviamo nel 2021 e da un po’ di tempo l’operazione nostalgia è una strategia commerciale collaudata ampiamente nel mondo dell’intrattenimento. Per fare alcuni esempi, basta pensare a Stranger Things, alle varie riproposizioni in salsa live action dei Classici Disney, al ritorno di Halloween di Carpenter e a molti altri esperimenti di questo tipo. A Kevin Smith (Clerks – Commessi, Dogma) regista, sceneggiatore e attore comico americano, l’arduo compito di portare Masters of the Universe nuovamente sulla bocca di tutti con una serie su Netflix, Masters of the Universe: Revelation, contemporaneamente un reboot (per i nuovi arrivati) e un sequel (per gli affezionati). Il rischio forzatura o peggio, totale fallimento, è dietro l’angolo con titoli simili, ma il risultato è davvero sorprendente. Scopriamo insieme la Parte 1 della realizzazione, composta da 5 episodi e distribuita sulla piattaforma streaming sopramenzionata il 23 luglio scorso.

Masters of the Universe: Revelation – Il coraggio di cambiare

Masters of the Universe: Revelation

Masters of the Universe Revelation parte da una delle innumerevoli sconfitte di Skeletor (Mark Hamill), la storica nemesi dell’eroe che abita, insieme ai suoi sgherri, nella Montagna del Serpente. Sembra tutto normale: ancora una volta il bene vince contro il male, ma in questo caso non è tutto così semplice… Già, perché già all’interno del primo episodio avviene un cambiamento estremamente drastico che rappresenta un’inversione di rotta inaspettata e tutt’altro che scontata: il protagonista di queste cinque puntate non è infatti il Principe Adam/He-Man (Chris Wood) ma Teela (Sarah Michelle Gellar), fedele compagna d’armi di He-Man e da poco divenuta Capitano delle Guardie di Eternia.

Fermo restando che tale scelta potrebbe far indispettire qualche fan intransigente, con questa deriva audace e fuori dagli schemi, Kevin Smith ha dimostrato fin da subito che lo studio dietro il progetto non è di semplice mimesi dei prodotti originali o mera riproposizione del franchise, ma dimostra ampiamente la volontà di svecchiare il brand e di proporlo agli spettatori in maniera diversa. Ed ecco che quindi la natura effettiva di Masters of the Universe: Revelation è quella di un reboot mascherato da sequel, visto che la storia, seppur abbia elementi familiari e tradizionali dell’universo Mattel, è qualcosa di diverso.

Il cambio del protagonista non è l’unica trovata radicale attuata all’interno della serie: al centro della trama (almeno di questi primi assaggi dello show), infatti, troviamo un’alleanza tra buoni e cattivi, uniti per salvare il mondo di Eternia dalla distruzione a causa della mancanza di magia. Un aspetto peculiare che consente non solo di far interagire come mai fin d’ora personaggi appartenenti a due diversi schieramenti, ma mostra anche una variazione ancora una volta audace, seppur effimera come si può evincere dalla conclusione del quinto episodio, un pochino brusca, ma figlia della divisione, puramente commerciale, in due archi episodici differenti.

Proprio quest’ultimo lascia intendere in maniera tutt’altro che implicita che nella Parte 2 vedremo in prima persona una realtà dove i dominatori dell’universo hanno perso davvero tanto potere e i cattivi hanno raggiunto una condizione di superiorità notevole. È chiaro che quindi Masters of the Universe: Revelation vive di idee innovative e di cambiamenti drastici tutti applicati con un amore per il materiale originale che è infinito. L’effetto nostalgia c’è quindi, ma nel mezzo si possono avvistare talmente tante trovate da rendere il prodotto una piacevole eccezione e diversificazione per il mondo costruito dalla saga.

Masters of the Universe: Revelation – Aggiornare senza snaturare

Masters of the Universe: RevelationSe è vero che all’interno della realizzazione sono state adottate soluzioni alternative, è altrettanto evidente che il titolo glorifica esteticamente e contenutisticamente gli anni ’80, andando ad espandere e riscrivendo la mitologia alla base di Masters of the Universe. Ciò significa che tutto il prodotto è votato alla nostalgia, a partire dallo stile di animazione usato da Powerhouse Animation Studios (Castlevania, Blood of Zeus) che nonostante sia di nuova generazione, replica fedelmente, specialmente nell’utilizzo dei colori e degli effetti di luce, la serie animata classica. Un’estetica davvero ben curata ed affascinante che però trova qualche inciampo nel passaggio tra la grafica in 2D e in 3D, con alcune sbavature grafiche.

Anche la scelta del cast vocale è di grande impatto con il coinvolgimento, nella versione originale, di nomi del calibro di Chris Wood (He-Man), Mark Hamill (Skeletor), Liam Cunnigham (Man-At-Arms), Sarah Michelle Gellar (Teela), Lena Headey (Evil-Lyn) e molti altri. Anche nell’edizione italiana, è stato selezionato un gruppo d’eccezione, capeggiato da Maurizio Merluzzo che presta la voce all’iconico guerriero platino. In queste opere il doppiaggio è un elemento cardine e il prodotto in questione è costellato da tutti artisti di immenso carisma e talento.

Persino le musiche, che potrebbero apparire di contorno, sono state selezionate con grandissima attenzione, volte anche queste a riprodurre un decennio, gli anni ’80, ricco ed intenso per la cultura in generale. Anche gli effetti sonori, nella loro basicità e meccanicità sembrano veramente fuori dal tempo, ma fanno parte anch’essi del pacchetto nostalgia. Se il tutto viene visto nel complesso, il risultato è davvero dignitoso ed è figlio, in ogni sua singola componente, non solo di un’accurata riproposizione di caratteristiche iconiche del brand, ma anche della volontà di riportare lo spirito originario dell’opera, senza l’esigenza di fare una copia carbone.

Masters of the Universe: Revelation è una serie animata assolutamente imperdibile per tutti gli amanti di He-Man e i dominatori dell’universo che ritroveranno, in queste prime 5 puntate, tutti gli elementi che hanno reso leggendario ed indimenticabile il franchise, dai giocattoli fino ai film in live-action. Grazie però al suo contenuto diversificato e alternativo rispetto al materiale tradizionale, anche i profani riusciranno a respirare quell’aria nostalgica senza dover necessariamente aver seguito pedissequamente la saga in ogni sua singola componente. Un inizio validissimo in tutto e per tutto (con piccole imperfezioni) che rivela alla base una passione sconfinata: Kevin Smith è riuscito a trasmettere al pubblico tutto il suo amore per questo universo fantasy, sapendolo modellare con grande intelligenza e rispetto nei confronti del canone.

Regia - 3.5
Sceneggiatura - 4
Fotografia - 4
Recitazione - 4
Sonoro - 4
Emozione - 4.5

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