Mask Girl: recensione della serie TV Netflix

Sessualità, sessimo e spasmodica ricerca di perfezione nella serie Netflix.

“Più il tempo passava più il mio aspetto mi allontanava dai miei sogni”, questo è il principio che muove la storia e l’insoddisfazione di Kim Mo-mi, una giovane che fin da piccola coltivava il sogno di diventare un’idol ma per lei questo è impossibile, la madre glielo ripete in continuazione: “Vuoi fare la cantate con quella faccia?! Te lo sogni!”. Kim Mo-Mi affascinata, anche da adulta, dalle luci abbaglianti, dai flash fotografici, dagli applausi, vuole trovare una soluzione e così decide, per esaudire il suo sogno, di crearsi una nuova identità, indossare, di notte, una maschera e diventare cam girl. Eliminata la faccia, tutti la ameranno, crede lei; ma è proprio così facile? Da ciò parte Mask Girl, la serie Netflix in sette episodi, disponibile sulla piattaforma dal 18 agosto 2023, diretta da Kim Young-hoon, basata sul webtoon omonimo di Mae-mi, pubblicato tra il 2015 e il 2018.

Mask Girl: una serie che mette in evidenza le ombre della società coreana tra ricerca di perfezione, sessualità e sessismo

Kim Mo-Mi: “Sono io, sono Mask Girl”

Mask Girl è una nota cam girl, famosa per i suoi balli e per i suoi spettacoli che, a tratti, sfiorano il soft porn. L’equilibro che la giovane raggiunge è instabile, basta poco e il castello di carte può cadere. Fatica, compromessi e sacrifici, è composta da questi elementi la sua vita, un’esistenza caratterizzata da un’educazione assai rigida a causa della madre che non perde mai l’occasione di dirle quanto sia inadatta, e dalle prese in giro, dagli insulti che la colpiscono fin da bambina. Insomma Kim Mo-Mi per sopravvivere può solo proteggersi con una maschera o essere silenziosa, sparire tra le carte e i computer dell’ufficio in cui lavora. Mo-Mi è l’anima turbata e ferita della serie, la vediamo crescere, prima bambina, poi giovane donna, poi matura, interpretata da tre attrici: Lee Han-byeol che ha il difficile compito di essere la versione “brutta” di Mo-Mi; la star del K-pop Nana che assume il ruolo del nuovo volto di Mo-mi; e la veterana Go Hyun-jung che veste i panni dell’adulta Mo-Mi.

Mask Girl mette in scena le luci e le ombre di un mondo, quello coreano, così lontano da noi geograficamente e che ci viene narrato come esigente, rigoroso: al lavoro, a scuola, in casa, piccoli e grandi sono intrappolati in gabbie preformate che incanalano l’individuo alla perfezione. Kim Mo-Mi non è perfetta, glielo dicono tutti e per poter vivere deve fare qualcosa, aggiustare il tiro, glielo ripetono e finisce col crederlo anche lei. Per essere apprezzata deve mascherarsi, celare i connotati o cambiarli, si pensi a quanto sia importante rientrare in misure perfette per essere Idol in Corea – tanto che spesso le stelle subiscono interventi di chirurgia estetica per rientrare nel codice aureo. La serie parla inevitabilmente di emarginazione e di ciò che una persona bullizzata può fare per ribellarsi e vendicarsi di chi le ha fatto male. Kim Mo-Mi non è capace di accettare le cose che le capitano intorno,  non ha la forza di superare il senso di inferiorità che la società le mette addosso, crede di essere zero perché gli altri la fanno sentire zero: i compagni, la madre, al lavoro, le persone sui mezzi che la insultano, non la possono importunare gli uomini, le dicono, perché è brutta, deve essere grata dei rapporti che ha e che potrebbe avere perché non rientra nei cliché, le ricordano. Insomma è, si sente e sente che gli altri la considerano una figlia di un dio minore specchiandosi nella perfezione delle Idol, delle colleghe, delle bulle.

Un thriller teso che racconta la storia di Mo-Mi e di chi le ruota intorno

Mask Girl riguarda la vendetta, ma in senso molto più ampio: si cerca il regolamento di conti ai danni di un mondo freddo e insensibile, si vuole rivalsa verso chi è stato nemico, si chiede una rivincita al proprio corpo che diventa una sorta di materia molle da allargare, slabbrare per farne involucro molto più vicino alla sostanza dei proprio desideri e pensieri. Nell’universo di Mo-Mi l’unica e ultima cosa che definisce una persona è il suo aspetto o ciò che sembra essere. E così la protagonista da amorfa ragazza diventa in camera sua icona di bellezza e stile, diventando ossessione per i suoi seguaci, ma è come se non ci fosse pace per lei e quando una cotta non è corrisposta dentro di sé una miccia la fa esplodere, la stessa miccia che implode in tutti i personaggi di questa storia, nel momento in cui ci si sente feriti, si fa di tutto per distruggere chi ti ha fatto male – usando il social. Mo-mi inizia un percorso senza ritorno e la situazione cambia d’improvviso, la dolce ragazza lascia il posto ad una dea vendicatrice che lascia il posto ad una bambola meravigliosa specchio dei propri sogni. I confini del suo corpo si dilatano e si restringono, lo spettatore la perde per poi ritrovarla.

Mask Girl diventa thriller violento, assai teso, una sorta di rape and revenge, una legge del taglione che fa sì che le colpe dei genitori ricadano sui figli e che il dolore inferto poi torni indietro quadruplicato.

Attorno alla storia della protagonista che resta perno della narrazione, si inseriscono altre sottotrame che fanno riferimento a personaggi in qualche modo legati alla Mask Girl, la serie gioca con punti di vista e prospettive – gli episodi si intitolano con i nomi dei protagonisti di puntata – cambia generi parlando varie lingue. Ci sono molti altri che occupano la storia di Mo-mi: il collega e accanito fan di Mask Girl, Ju Oh-nam (Ahn Jae-hong) e la sua protettiva madre Kim Kyung-ja (Yeom Hye-ran), molti altri intrecciati tra loro da legami di sangue o solamente per fugaci coincidenze. 

Mask Girl: una storia di donne, violenza e pregiudizi

Mask Girl racconta anche il sessismo e i pregiudizi che le persone hanno: il linguaggio è violento, come chi lo usa, tutto è categorizzato, tutto ha un suo posto e ogni scelta ha una sua motivazione e un suo significato: fare la cam girl per la società vuol dire essere una donna facile e vuol dire quindi essere un mero oggetto alla mercé dell’uomo. La spirale discendente in cui Kim Mo-mi finisce la vedrà compiere qualunque gesto, subire di tutto, arriva nei punti più bassi del sistema giudiziario sudcoreano, tanto da mostrarne il marcio e la corruzione.

Le dinamiche di genere vengono a galla a poco a poco per poi esplodere con tutta la barbarie possibile: le insicurezze di Mo-mi le fanno desiderare l’attenzione maschile come una sorta di imprimatur che ha, anche quando viene descritta come brutta, ma in maniera bieca e sporca, e così Joo Oh-nam incarna la cultura incel squallida e schifosa. L’uomo si è creato una realtà completamente distorta, ossessionato dalla donna, crede di essere un principe azzurro, un povero uomo introverso nonostante sembri molto affettuoso, in attesa della donna giusta con cui condividere la propria vita. L’idea che si è fatto di sé però è molto diversa dalla realtà, è ossessionato dal sesso, non dall’amore, condivide la sua vita con una bambola che replica le fattezze della donna, vive perennemente in rete perché per lui è impossibile avere rapporti normali, vede qualunque essere femminile come oggetto sessuale, un pezzo di carne da poter usare per soddisfare voglie e fantasie. E Kim Mo-mi non fa eccezione, se ne è innamorato prima in ufficio e poi anche online quando incontra Mask Girl.

Sia Mo-mi che Oh-nam sono abituati a essere emarginati e potrebbero pensare di aiutarsi, di sollevarsi invece sono solo due disperati che “muoiono” di solitudine.

Mask Girl è una fotografia disperata, feroce e sessista di una società ossessionata dal sesso, dalla perfezione, dalla bellezza, ogni episodio è molto denso di eventi, riesce a rinnovarsi continuamente e a costruire una storia introspettiva che gira attorno alla tematica del doppio, della maschera, delle personalità nascoste e velate agli occhi degli altri sia per ricoprire una determinata posizione sociale o per la mera sopravvivenza.

Mask Girl: valutazione e conclusione

Mask Girl è un commento oscuro sugli standard della società e su come possano influenzare una persona, spingendola a distruggere tutto ciò che circonda. Ogni personaggio è connesso all’altro e, sebbene siano tutti abbastanza diversi l’uno dall’altro, ciò che è comune sono gli stati emotivi e il modo in cui subiscono gli urti della vita. Si toccano i problemi profondi degli esseri umani ma spesso la narrazione è fin troppo complicata e qualche episodio non coinvolge come gli altri, eppure Mask Girl spinge talmente in fondo da trovarsi assieme ai personaggi, persi sotto e tra le macerie.

Mo-Mi e gli altri sono individui distrutti, spaventosi perché vendicativi, pronti a fare qualunque cosa, e la tensione sale sempre più, uomini e donne che vogliono solo essere visti e ascoltati, il mondo è un posto inospitale, crudele che non perdona i difetti. Mask Girl diventa scioccante, nera, poco incline al binge watching sia per la lunghezza degli episodi che per la costruzione stessa della serie che ha bisogno di essere sedimentata, compresa, si parla di violenza in vari sensi e in modi differenti. A tratti la visione risulta pesante, per la gravità delle storie, per la drammaticità, per un linguaggio sessista. Mask Girl, con i suoi sette episodi, risulta un prodotto particolare che tiene a sé lo spettatore, che per certi versi rappresenta alla perfezione la sua protagonista, multipla, varia, con vari volti, sempre differenti.

Regia - 3
Sceneggiatura - 3
Fotografia - 3
Recitazione - 4
Sonoro - 3
Emozione - 3.5

3.3