Maschi veri: recensione della serie tv Netflix

Maschi veri, con protagonisti Pietro Sermonti, Francesco Montanari, Maurizio Lastrico e Matteo Martari, arriva sul Netflix dal 21 maggio 2025.

Maschi veri, serie Netflix prodotta da Matteo Rovere e diretta da Matteo Oleotto e Letizia Lamartire, è basata su un serie spagnola creata da Laura Caballero, Daniel Deorador, Alberto Caballero e Araceli Alvarez de Sotomayor. Con delle differenze sostanziali Maschi veri è una comedy divisa in otto episodi di circa mezz’ora ciascuno. Un cast con alcuni tra i più noti volti del panorama italiano rende Maschi veri una serie da vedere, indipendentemente dalla tematica, e dalla storia, che procede tra alti e bassi, presentando l’inizio di un cambiamento nei confronti delle donne e della concezione della figura femminile, che alcuni uomini fanno fatica ad accettare, cercando anche di rispondere alla ragione dietro questa resistenza. Una riflessione che Maschi veri suscita nelle otto puntate che la compongono, episodi che hanno senza dubbio come obiettivo quello di far divertire.

In cosa i quattro protagonisti si definiscono “maschi veri”

Netflix

In Maschi veri ci sono tutti, e il mondo che si dipana da subito davanti agli occhi è variegato, realistico, ma anche grottesco: Luigi è un padre modello troppo impegnato a occuparsi dei figli si dimentica completamente della donna che ama; Massimo, dirigente di un’importanza azienda, viene licenziato a causa dei suoi comportamenti maschilisti; Riccardo lavora in un bar e nonostante ami profondamente la sua compagna, è incapace di non tradirla e Mattia, divorziato e succube dell’ex moglie, scopre una nuova realtà quando la figlia adolescente si trasferisce a causa sua. Dal patriarcato al maschilismo in Maschi veri, sessismo, anti-femminismo e superiorità maschile sono tutte indecentemente e, disgustosamente, connaturate e implicite nell’indole e nello spirito di questi quattro uomini, anche del più insospettabile, di chi non lo riconosce e di chi vuole ammetterlo, di chi non ha nessuna idea di cosa sia la mascolinità tossica nonostante ne sia esempio e testimonianza palese e manifesta.

Maschi veri adotta un tono comico e leggero per raccontare le tematiche attuali più complesse e delicate. Osando, ardita e spudorata, la serie tv potrebbe rischiare di scuotere gli animi più sensibili sul tema, un tema sul quale può essere davvero difficile scherzare. Ma se, la comicità e il cinema, si propongono come strumento e arte senza tabù, Maschi veri, nell’era della mascolinità tossica, del patriarcato, delle differenze e della violenza di genere, affronta tutto ciò scegliendo uno stile e un’atmosfera a volte fin troppo desiderosa di suscitare ilarità, non sempre arrivando al cuore di un racconto che poteva rivelarsi originale, coraggioso e forse anche un modo per descrivere, con opportuno stile tragicomico e paradossale, gli aspetti della così detta decostruzione della mascolinità, o della volontaria riappropriazione di quel concetto di virilità e maschio alpha che dovrebbe esser stato superato. O che, in Maschi veri, sta diventando una pericolosa realtà.

Un cast eccezionale che non poteva non diventare il vero punto di forza della serie

Maschi veri

La vera trovata geniale di Maschi veri è che il suo pregio può essere tranquillamente visto anche come il suo difetto, dipende dal pubblico che si troverà di fronte. I protagonisti materializzano una paura, un timore, un’incomprensione nei confronti del genere e del mondo femminile che è più vicino all’oggi di quanto si potrebbe immaginare. Gli uomini di Maschi veri vedono le donne e anche le “loro” donne superarli in tutto, mostrare un modo di stare al mondo che le fa rialzare a seguito di un fallimento, che le porta a rimettersi in gioco, ad abbandonarli in alcuni casi, a proporre, in momenti di difficoltà, di occuparsi di loro. Un altro punto di forza di Maschi veri è il fatto che i personaggi principali non hanno un temperamento violento, non arrivano mai a tanto, proprio come quegli uomini che poi stupiscono in esplosioni d’ira che distruggono vite. Ma non è neanche questo che la serie Netflix intende raccontare, probabilmente va oltre, o non sarebbe stato uno show divertente e che si sarebbe ricercato così spasmodicamente di essere comico. Riuscendo maggiormente nella seconda parte.

Tra battute spesso taglienti e un intento di dover sempre sdrammatizzare, nel quasi terrore di aprirsi e comunicare davvero, è quella sorta di affiatamento che cast e personaggi hanno tra di loro a divertire di più, a risultare ironico, simpatico, un piacere da guardare. Come vedere Matteo Martari, Pietro Sermonti, Maurizio Lastrico e Francesco Montanari prendersi in giro, stuzzicarsi, ridere delle problematiche altrui, cercando poi, all’ultimo, di tirare su un amico in difficoltà. Alcune gag risultano estremamente riuscite, con una scelta del cast perfetta e sul quale si punta, e che sembra aver dato modo creare un rapporto d’intesa e amicizia che va forse oltre il set cinematografico e anche per questo è lampante, verosimile e tra gli elementi più apprezzabili. Maschi veri, se all’inizio può far sorgere qualche dubbio, nel tentativo di scherzare su stereotipi che rasentano ciò che può sfociare nella prevaricazione e nelle violenza, poi si risolleva e, quando è chiaro l’obiettivo finale, sorprende.

L’incomunicabilità che oggi riguarda tutti e che è presente anche in Maschi veri

Maschi veri

La sceneggiatura mantiene l’elementarità, la verosimiglianza e la sobrietà propria delle comedy, ma con un intento che cerca di raggiungere un altro livello, più narrativo e legato ancora una volta all’amicizia maschile. Con dialoghi dove non solo l’attore cerca la risata, ma il personaggio stesso la ricerca, viene mostrato un altro pregio di Maschi veri: la difficoltà degli uomini a comunicare, inseguire l’obbligo e l’urgenza di minimizzare, senza prendersi sul serio, senza parlarne troppo; perché gli uomini non piangono, non si disperano e se, soffrono, reagiscono con forza. Così come la competizione, dove quella più giusta e vera è quella che prevede l’uso della violenza, il duello, la battaglia, il combattimento che avrà un vincitore e uno sconfitto, indipendentemente dal fatto che c’è poi un spazio infinito intorno di sentimenti ed emozioni, positive e negative, che sfuggono al controllo della competizione di più bassa leva possibile. E che si tratti di uno stereotipo, o di una problematica che riguarda l’essere umano, prima che l’uomo, è un qualcosa che in Maschi veri funziona bene.

Maschi veri: valutazione e conclusione

Maschi veri

La decostruzione della mascolinità non sempre funziona, anzi per alcuni personaggi potrebbe addirittura sortire l’effetto opposto, mostrando un’altra faccia del maschilismo più incivile e retrogrado. Maschi veri è al limite, al confine che divide l’uomo maschilista dall’uomo disposto a cambiare, partendo però sempre dalla base di un machismo che non si riesce a controllare. La riflessione è qualcosa che Maschi veri ricerca, ma dopo l’ilarità, dopo le gag, dopo la comicità che è interesse primario. Elementi che si identificano nella tecnica di colori accesi e smaglianti, in una regia semplice, lineare e consequenziale, che procede cronologica, alternando e dando a ognuna delle storie il giusto tempo sullo schermo.  Maschi veri è una serie corale, che intende raccontare l’uomo, la donna e la coppia, prima di parlarle di maschilismo. Affiancando attrici come Thony, Sarah Felberbaum, Laura Adriani e Alice Luparelli a un cast già di per sé perfetto e ideale.

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Regia - 3
Sceneggiatura - 3
Fotografia - 3
Recitazione - 4
Sonoro - 3
Emozione - 2.5

3.1

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