Mameli – Il ragazzo che sognò l’Italia: recensione della miniserie evento di Rai Fiction

Arriva il 12 e 13 febbraio 2024, con 2 puntate, la miniserie evento Mameli, che racconta la vita e la storia di Goffredo Mameli.

Rai Fiction, dopo i grandi successi degli ultimi anni, presenta una miniserie evento, Mameli – Il ragazzo che sognò l’Italia, prodotta in collaborazione con la Pepito Produzioni e diretta da Luca Lucini e Ago Panini. In onda per 2 serate, il 12 e il 13 febbraio 2024 Mameli è un racconto storico emozionante, carico di romanticismo e azione e che segue le tappe di quello che diventerà l’inno nazionale italiano. Una storia mai raccontata e che fa della narrazione per immagini l’ingresso per  immergersi nell’Italia del 1800, in un Risorgimento che vedrà al centro ragazzi giovani e alle prese con scelte difficili, che riguardano tanto loro stessi quando il futuro del proprio Paese. Con un cast che comprende Neri Marcoré, Lucia Mascino, Luca Ward, Ricky Memphis, il giovane Mameli ha il volto di Riccardo De Rinaldis Signoris, noto attore del piccolo schermo italiano e che ha ricoperto numerosi ruoli tra cui si ricordano quello di Luca in Non mentire, di Riccardo in Doc – Nelle tue mani, di Riccardo in Don Matteo, insieme a moltissimi altri.

Mameli e l’Italia del 1848

La straordinaria vita di Goffredo Mameli viene delineata attraverso gli animi e le lotte che infiammarono l’Italia, o quella che sarebbe poi diventata l’Italia, alla fine dell’800. Mazzini e Garibaldi sono la fine di questa storia che, ambientata nel Risorgimento, indaga l’animo di un giovane simbolo di sogni, speranze e battaglie di chi aveva il desiderio di vedere un giorno l’Italia unita. L’attuale inno nazionale ha avuto un percorso travagliato e una diffusione incredibile, è diventato un canto che si sentiva in ogni quartiere, in ogni città e poi in ogni parte d’Italia. Mameli è storia dei volontari che partono verso Milano nel ’48, dei 500 patrioti che difesero Roma, delle storie d’amore, le passioni, le complessità e i tormenti di un giovane ragazzo del 1847. Mameli è un personaggio, sfaccettato, che assorbe tutte le sfumature del suo tempo, che soffre per amore romantico e infelice e che si trova a percorrere strade tortuose, piene di ostacoli, sofferenze, gioie ed entusiasmo. In Mameli si entra in contatto con personaggi rivoluzionari, sognatori, guerrieri e innamorati. Tra uomini che si battono per un popolo e un Paese da costruire e personaggi femminili forti, che si fanno portavoce di una libertà di scelta che talvolta li salva e talvolta li uccide.

L’incipit di Mameli

Mameli - cinematographe.it

Tra biopic e prodotto storico, Mameli riesce ad essere un prodotto contemporaneo. Una storia  in chiave popolare e teen, che mostra l’entusiasmo giovanile di un 19enne del 17º secolo, morto giovanissimo, e nella sua breve esistenza alle prese con i primi dolori d’amore, la strenua violenza del difendere la propria patria e il sogno trascinante di un’Italia unita. Quando l’inno spopola per le strade ci sono intere generazioni che cantano e intonano quelle parole e quel motivo che ancora oggi tutti conoscono e identificano come l’inno italiano e che allora veniva chiamato, con fierezza e vena poetica, il Canto degli Italiani. È purtroppo però l’inizio di Mameli a non convincere, una storia d’amore adolescenziale di per sé dal gusto sentimentale, appassionante e carica di dolcezza, ma che risulta, per evidenti problemi di sceneggiatura, poco verosimile e slegata dal resto del racconto. Non focalizza l’attenzione sul personaggio di Mameli e considerando che la miniserie è un prodotto del piccolo schermo, la primissima parte dovrebbe essere la più coinvolgente.

Un vero peccato, perché non appena queste prime sequenze, che nulla hanno a che vedere con gli ottimi attori che le interpretano, lasciano spazio al vero plot del racconto, la serie alza il proprio livello. Un’escamotage, quello di partire con il romanticismo e l’idea di figure femminili forti e combattive che ha delle conseguenze sull’animo del personaggio protagonista, ma che forse avrebbe avuto maggior impatto attraverso una struttura a flashback. Farne l’incipit, dopo un flashforward sul momento della battaglia anni dopo, non risulta essere una scelta vincente e rende l’inizio poco coerente con l’intera miniserie. Tutto cambia poi dall’incontro con il personaggio di Bixio e Mameli si rivela un insieme di più generi ben amalgamati tra loro. L’atmosfera più teen, che salta subito all’occhio è quella di una gioventù celebrativa in prima linea, ricca di idee, passioni, sogni e, forse, anche un po’ di ingenuità. Un’ingenuità dettata da un qualcosa che sembrava impossibile, ma che era più forte di quella brutalità e aura di morte che circondava le persone prima di raggiungerle.

Lo spirito giovanile e idealista di Goffredo Mameli

Mameli

Come i ragazzi di Mameli, di appena 18 anni, si buttano nella mischia di che vuole un’Italia unita, e sfidano , cantando, chi quell’obiettivo collettivo è pronto a distruggerlo, allo stesso modo quegli stessi ragazzi si buttano nella battaglia: vogliono combattere, devono combattere, non c’è alternativa. La loro è l’età dei grandi sogni, delle sofferenti illusioni, degli ispirati ideali e delle più nobili utopie. Perché ci sono passaggi e momenti della vita, che non scompariranno mai: anche se la vita adulta nell’800 arrivava, a livello anagrafico, prima di oggi, è e sarà sempre contrassegnata da una ventata di cruda  consapevolezza  che sognare non basta. E Mameli ha proprio quell’energia, quella perseveranza, quel coraggio e quell’intelligenza che lo portano a crescere, a capire e a combattere. Mameli è una serie carica d’orgoglio, senza retorica, e che di nazionalista ha solo la testimonianza di quanto sia stato difficile il percorso che ha portato a un’Italia unita. Mameli è quindi, nella serie, un piccolo grande giovane eroe che lascia intendere volontà che anticipano i tempi: l’idea del voto alle donne.

Una proposta che viene fatta attraverso taglienti riferimenti al concetto di “cittadini”, e che rendono evidente anche l’importanza della cultura e dell’istruzione, nella connessione con un testo che solo un grande poeta poteva realizzare. Capace di trascrivere su un foglio bianco tutto ciò che attanagliava gli animi sopraffatti del popolo italiano. La miniserie ha infatti al suo interno delle scene particolarmente emozionanti: Mameli che studia, si documenta, scrive e riscrive, trovando in sé e negli altri, i reali motivi per cui tutti volevano un’Italia unita. Uomini, donne, anziani e bambini che intonano quelle parole appena imparate, sentite e memorizzate, anche da chi non sapeva leggere. Un canto che non nasce per essere un inno, ma per essere testimonianza e inizio di un Paese che ancora non c’è. È una sfida ai poteri forti, una processione che si trasforma in una manifestazione, una sequenza estremamente partecipativa. Capace di trasformare la solitudine privata e personale di Mameli e Bixio nel sogno collettivo di tutti.

“Siam pronti alla morte, l’Italia chiamò”

Mameli

Mameli è uno spaccato delle Storia italiana che si pone il coraggioso intento di non raccontare solo il Risorgimento e l’immagine documentata di Goffredo Mameli, ma di inserire personaggi tridimensionali, forse in parte diversi dai giovani di oggi, ma sempre mossi dall’idea di un futuro migliore. Ragazzi dai valori universali che riguardavano un intero Paese, ma che lottavano anche per un’ideale più privato e personale che era comune a tutti. Mameli è la storia di persone, di individui, non solo di personalità realmente esistite, ma portatrici di un’altra verità. I temi espressi nella nuova miniserie Rai sono tanto quelli dell’amicizia e della passione, quanto quelli più politici e culturali, permeati dal differente timbro del Risorgimento. Nella lontana inconsapevole idea di una democrazia che non c’era. Mameli ha un intento di grande pubblico al quale si rivolge che è ben visibile, ma che è riuscito solo in parte: di stampo patriottico e, considerando la primissima parte dello show, quasi forzato nel suo essere attuale.  A funzionare maggiormente è invece proprio la matrice storica, perfetta in ogni sua forma: dai costumi alla scenografia, dal trucco alla sceneggiatura, scrittura propria di un linguaggio di un tempo lontano.

Una scelta che nella tecnica ha dato il risultato sperato e che ha invece trovato delle difficoltà sia di tempistiche che di coinvolgimento all’inizio del primo episodio. Si tratta di un progetto ambizioso e che apre la strada a prodotti sempre più diversificati e meno timorosi, come poteva apparire, di trattare epoche lontane, nel pensiero e nella Storia. Mameli è così estremamente accurata e precisa nei luoghi e nella ricostruzione di ambienti, interni ed esterni, che poteva lasciar da parte altri intenti. Maggiormente funzionale nel riuscire a raccontare anche l’oggi, è l’immagine di Mameli come quella di una rockstar, che firma autografi, che la gente riconosce e ammira con sguardo languido da lontano, che diventa amato da chiunque lo incontri e lo riconosca come lo scrittore del Canto degli Italiani. Al tempo stesso il personaggio di Mameli si distingue anche per le sue gesta eroiche e per le imprese folli che lo portano all’attenzione di Mazzini e Garibaldi, per una tenacia mossa da quel sogno. Un sogno che in lui e nel personaggio di Bixio, non conosce altri limiti che la morte.

Mameli: valutazione e conclusione

Mameli

La maggior parte delle serie si tiene viva attraverso gli ottimi attori che la compongono, primo fra tutti Riccardo De Rinaldis Santorelli, convincente ed empatico anche nelle relazioni con gli altri personaggi. L’altro elemento forte della miniserie è appunto la tecnica, ottima ricostruzione storica: un’epoca lontana che viene invasa dall’entusiasmo giovanile, da un’ideale cittadino e popolare che diventa colonna portante della serie. Ben equilibrata la sfera più privata e personale di Mameli, non sempre credibile nelle sue incursioni nel plot, ma che viene ben rappresentata, e descrive la crescita, come italiano e come uomo, di un giovane Mameli che diventa uno dei nomi più conosciuti del proprio tempo. I personaggi più riusciti risultano essere infatti quelli di Mameli e Bixio. Due interpretazioni che si rivelano dalla prima all’ultima inquadratura complementari tra loro, uniti dal non fermarsi di fronte a nulla: Bixio sarà un rivoluzionario fino alla fine e la sua determinazione è frutto di quello stesso sconfinato amore che anche Mameli aveva per il proprio Paese. Un sogno che troverà la sua completa realizzazione solo nel 1946, quasi un secolo dopo.

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Regia - 3
Sceneggiatura - 2.5
Fotografia - 3
Recitazione - 3
Sonoro - 3.5
Emozione - 3

3

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