Le ragazze del centralino – stagione 5: recensione della serie Netflix

Le ragazze del centralino cambiano per raccontare una storia nuova fatta di libertà e femminismo in questa ultima stagione della serie TV.

Anche per Le ragazze del centralino è tempo di chiudere; è arrivato il 3 luglio 2020 data in cui il catalogo Netflix si arricchisce della seconda e ultima parte della quinta stagione della serie che racconta le avventure, gli amori e i drammi di Lidia, Marga, Sara e Óscar. La quinta stagione è stata divisa in due parti: la prima, composta da cinque episodi, uscita il 14 febbraio 2020 e la seconda, sempre di cinque episodi, uscita il 3 appunto. 10 episodi che mettono la parola fine alla prima produzione originale spagnola della piattaforma, che ha aperto la strada a tanti altri prodotti capaci di attirare il grande pubblico.

Le ragazze del centralino_Cinematographe.itLe ragazze del centralino: i primi cinque episodi

All’uscita di Le Ragazze del Centralino, nel 2017, la serie arriva al pubblico internazionale come un period drama dei ruggenti anni ’20, raccontando di un gruppo di donne diventate combattenti idealiste e indomite, assetate di giustizia sociale. Dopo un salto temporale lo spettatore si trova nella Guerra Civile prima e nel regime franchista poi. La prima parte della serie ci mostra le protagoniste anni dopo rispetto alla quarta stagione: le ragazze si ritrovano dopo anni di lontananza nei quali in Spagna è scoppiata la guerra civile.

Lidia (Blanca Suárez) ha vissuto a New York insieme a Eva, Francisco (Yon González) e Sofía, la figlia di Ángeles. La Compagnia dei Telefoni, dopo lo scoppio della guerra, è stata chiusa e trasformata nell’Ufficio di stampa e censura, dove lavorano Marga (Nadia de Santiago) e Pablo (Nico Romero), Carlota (Ana Fernández García) e Óscar (Ana Polvorosa) scrivono reportage di guerra sotto lo pseudonimo di Faraday. Carmen (Concha Velasco) sembra essere morta e di Carlos non si sa più nulla. Qualcosa però accade e inevitabilmente le protagoniste si riuniscono in Spagna: Lidia ritorna a Madrid per una lettera lasciata da Sofía che è tornata per arruolarsi nell’esercito dei repubblicani. Tutta la prima metà di stagione s’incentra proprio sulla ricerca della ragazza da parte di Lidia, Carlota, Marga e Óscar e infatti è la sorellanza ad essere uno dei temi più importanti della storia. Le ex centraliniste sono più forti quando sono insieme, unite sono una forza inarginabile; nel momento in cui una ha bisogno dell’altra, quest’ultima c’è, è pronta a schierarsi, a mettersi l’armatura e combattere. Per Sofía sono disposte a qualsiasi cosa per convincerla a tornare a New York, e la guerra civile appare come uno sfondo stemperato e sfumato. La guerra e le sue conseguenze turbano soprattutto Lidia che arriva da lontano e che non conosce corse ai rifugi antiaerei, non si è ancora “abituata” ai corpi sotterrati e agli edifici crollati sotto le bombe.

Le ragazze del centralino_Cinematographe.itLe ragazze del centralino: un dramma amoroso e sentimentale

Come spesso capita in questa serie, l’unica persona che può aiutare Lidia e le altre è anche una di quelle che serba del rancore nei confronti della donna e questa è Carlos, diventato generale dell’esercito repubblicano. Le ragazze del centralino porta sul piccolo schermo un racconto di inganni e ricatti, di vendette e di recriminazioni che pone al centro Lidia e Carlos. Sono i legami, le relazioni a dimostrare quanto l’amore, tema che fa rientrare la serie nel genere soap, sia più forte e nel caso di Lidia e Carlos è proprio il sentimento, in senso lato, a far si che si mettano in viaggio per ritrovare Sofía, e così i due si riavvicinano, per poi riperdersi definitivamente.

Si parla ancora d’amore anche con Pablo e Marga – l’uomo viene chiamato per combattere al fronte e, proprio durante la sua assenza, la moglie scopre di essere incinta – e con Carlota e Óscar – la prima si avvicina sempre di più al fotografo e giornalista americano James Lancaster, e Óscar continua a rappresentare un buono spunto di analisi in quanto personaggio transessuale che ha raccontato lungo tutta la serie il difficile percorso di rinascita. Questa prima parte getta prepotentemente la serie su una strada precisa, quella del dramma amoroso e sentimentale, e si cade spesso nel patetismo e nella ricerca delle lacrime – il gesto eroico di Carlos che riesce a riscattarsi nel finale, il ricongiungimento di Pablo e Marga, la carcerazione di Lidia in un campo di rieducazione in cui la gerarca è donna Carmen, la sua più acerrima nemica – a tutti i costi.

La sceneggiatura di questi primi cinque episodi non convince, la sensazione è quella di trovarsi di fronte ad una trama con dei buchi e senza troppo approfondimento dei personaggi nuovi, Sofía ad esempio.

Le ragazze del centralino_Cinematographe.itLe ragazze del centralino: gli ultimi cinque episodi

Gli ultimi cinque episodi di questo finale di stagione ripartono da dove avevamo lasciato la storia nei capitoli precedenti; si parte dalla carcerazione di Lidia in un campo di rieducazione del regime con la gerarca fascista donna Carmen. Lidia ovviamente neppure lì si tira indietro, continua a prendersi cura delle compagne, dimostrando ancora una volta di non aver paura di nulla, neanche delle percosse, delle vendette, delle ripercussioni che le sue azioni possono avere.

Quando le amiche e Francisco scoprono dove si trova la donna, si mettono in moto per liberarla e la sua liberazione è la spinta per dare inizio ad una nuova lotta e mettere in salvo così se stesse e le centinaia di donne dissidenti. Come è già accaduto in Le ragazze del centralino è tutto troppo: Carmen gerarca, la liberazione (già nel primo episodio) di Lidia e la carcerazione delle altre amiche per ferire la nemica, Sofía talpa all’interno del campo. Troppo. Tutto troppo.

L’intento della serie è certamente chiaro: dimostrare quanto le donne si siano spese nella lotta per la libertà propria e delle “sorelle”, quanto per queste figure la propria vita passi in secondo piano dandosi totalmente.

Le ragazze del centralino_Cinematographe.itLe ragazze del centralino: da centraliniste a pasionarie

Di quelle centraliniste non c’è più molto, ormai sono delle pasionarie, idealiste e femministe che non si fermano di fronte a niente. I colpi di scena sono molti e non sono sempre legati all’interno della storia saltando tra una storyline all’altra; il tutto si traduce in piani complessi  e forzati, il cambio di alleanze è talmente improvviso da risultare poco credibile. Il difetto più grande è certamente la superficialità con cui si narra un argomento come la privazione delle libertà e dei diritti civili sotto un regime; basti pensare il modo in cui si costruisce l’evasione di massa da un campo di concentramento. Bastano delle bombole, un uomo vestito da prete e una talpa di cui in realtà tutti sanno l’identità per costruire un piano che incredibilmente riesce; l’idea non è quella di rendere politica questa storia – il contesto storico non è centrale – ma universale; quelle donne sono come tante altre donne che hanno lottato. Se però si decide di ambientare una trama in un periodo storico che ha visto al potere una dittatura, si sono saltati parecchi anni all’inizio della quinta stagione, allora si dovrebbe cavalcare questo periodo storico, approfondendo il registro drammatico con più accuratezza e la repressione del dissenso durante il regime di Franco.

Interessante e forte però è l’ultimo episodio di Le Ragazze del Centralino che prende un tono quasi epico, raccontando e mostrando il sacrificio di tutte le donne che, in diverse latitudini e epoche, in una condizione di sottomissione, subalternità hanno compiuto una vera e propria rivoluzione e tutto sta nella camminata di Lidia e le altre verso il loro “patibolo”. Sono loro che, ricercate dalla polizia, si prendono le “colpe” dell’evasione, salvando le altre, i loro figli, i loro compagni. Un gesto d’amore, di rivoluzione, di eroismo.

le ragazze del centralino_Cinematographe.itLe ragazze del centralino: finale senza lieto fine

Questo finale di stagione non è un lieto fine, non consola il pubblico, anzi, è un colpo emotivo, è drastico, tragico, definitivo come spesso capita nella vita delle donne che si armano contro il mondo mettendo da parte se stesse – così fanno Lidia, Marga, Carlota e Óscar -, immolandosi per il bene degli altri. L’ultimo saluto è un colpo potente che gioca sulle emozioni, dimostrandosi comunque un addio coerente con la serie. La storia proprio nell’ultimo episodio tenta di mettere insieme i pezzi: le corse a perdifiato – quella della giovane Lidia, che Lidia ancora non era, quella di Francisco per salvarsi e infine quella di Lidia di nuovo -, gli sguardi persi verso un treno che ormai è lontano, la malinconia per qualcosa che sarebbe potuto essere ma non è.

Regia - 2.5
Sceneggiatura - 2.5
Fotografia - 2.5
Recitazione - 3
Sonoro - 2.5
Emozione - 3

2.7

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