La ricetta della felicità: recensione dei primi episodi della serie Rai

La ricetta della felicità è la serie tv che riapre la stagione televisiva Rai 2025/2026. Prodotta da Rai Fiction in collaborazione con Stand by me, Giacomo Campiotti dirige un cast con alcuni dei più noti e amati volti del panorama italiano: protagoniste Cristiana Capotondi e Lucia Mascino, affiancate da Eugenio Franceschini, Flavio Parenti, Valeria Fabrizi, Andrea Roncato, Nicky Passarella, Emma Benini, Omar Diagne e Valentina Ruggeri. La ricetta della felicità è divisa in quattro serate e andrà in onda su Rai 1 in prima serata a partire dal 25 settembre 2025. La trama si sviluppa a partire da quando il marito di Marta, volto di Cristiana Capotondi, viene accusato di riciclaggio di denaro. A seguito di un mandato d’arresto scompare senza lasciare tracce. Abbandonata da tutti e con i conti del marito bloccati, Marta è costretta, insieme alla figlia e alla mamma di Enrico, interpretato da Flavio Parenti, a lasciare la casa e, decisa a scoprire la verità, lasciare Milano e parte verso Marina di Romagna dove, attraverso alcuni documenti, capisce possa essere iniziato tutto. Durante un viaggio che Enrico aveva tentato in tutti i modi di non intraprendere. È lì che fa la conoscenza di Susanna, volto di Lucia Mascino, e della sua famiglia. Un rapporto che, nato da una diffidenza iniziale, diventerà un legame indissolubile.

La ricetta della felicità e la ricetta per una serie tv che riesce a raccontare tre diversi momenti della vita

La ricetta della felicità - cinematographe.it

In La ricetta della felicità ci sono tre generazioni, e due famiglie, che trovano ognuno nell’altra una connessione, dando vita a un vero e proprio nucleo familiare allargato. Il rapporto e il legame tra le due donne all’inizio può apparire distaccato, con una Susanna scostante e una Marta sempre in una posizione di colpa, come se ciò di cui è accusato il marito abbia a che fare con lei più di quanto creda. Marta non ha ancora la forza di ribellarsi, e prima non ha mai sentito di averne avuto bisogno. La particolarità di Marta risiede nella sua iniziale ingenuità, a volte appare come una persona “viziata”, che mai si è trovata in una situazione in cui ha dovuto usare tutte le proprie forze, contare solo su se stessa e rialzarsi ad ogni costo. Tutto ciò che Susanna ha invece dovuto affrontare anni prima: crescendo una figlia di sola, occupandosi di suo padre e allontanando le emozioni più sincere che potevano renderla vulnerabile, ritrovando però il tempo per se stessa e per vivere la propria femminilità.

Due opposti appunto, che troveranno il modo e il bisogno di completarsi a vicenda. Infondendo ognuno nell’altra ciò che le mancava, rendendo le proprie solitudini il motore dell’unione che aspettavano, entrambe, per uscire fuori. Per ritrovare leggerezza, complicità, fiducia, volontà, energia e determinatezza. Coefficienti essenziali per portare a quella verità, che verrà poi sovrastata da una nuova serenità, che induce le due donne alla scoperta di cosa sia accaduto. Ecco da qui che l’elemento crime, il quale sembrava solo un pretesto, inserito nell’incipit, ha la sua storyline. L’attacco che mette in gioco il rischio e il pericolo arriva senza alcune premessa, del tutto inaspettato. Ci saranno, sembra, molte più rivelazioni rispetto a quanto ci si aspettava e per come è stata introdotta questa matrice non dovrebbe risolversi senza complicazioni. Con un pizzico di adrenalina, curiosità e preoccupazione in più che mai guastano in una serie che è sia una commedia che una fiction al femminile.

Una prospettiva esterna dove si seguono i personaggi, ma si sta spesso un passo avanti a loro

La ricetta della felicità

In La ricetta della felicità lo spettatore viene messo maggiormente al corrente di quanto accade attorno alle due protagoniste e oltre alle loro vite ed esistenze che cambiano, qualcosa è realmente successo; non si tratta di malintesi o inganni, o comunque, la parte investigativa non è l’espediente di congiunzione tra le due donne per metterle in contatto, e quindi fare affidamento l’una sull’altra solo nella difficoltà. Non è, e questo è evidenziato fin da subito, l’indagine a dar vita alla loro relazione interpersonale. Al tempo stesso le due donne sono esposte, ignare, ad insidie e minacce. Mentre la parte più comedy è affidata a grandi nomi del piccolo e grande schermo italiano come Valeria Fabrizi e Andrea Roncato, che nei tratti dei loro personaggi, nelle battute, e nell’essere personalità con alle spalle momenti di felicità, difficoltà, gioie e dolori, hanno una visione della vita che solo con l’esperienza si può acquisire.

La ricetta della felicità si articola attraverso i viali, le stradine e il lungomare di Marina di Romagna che, considerate le location, sembra una vera e propria località romagnola di mare, affollata meta turistica della stagione estiva. È l’ambientazione che, quasi come un personaggio a sé, attesta e dichiara, senza forzature, il tono e lo stile della serie. Colori pastello e un’atmosfera favolistica ricoprono ogni angolo della cittadina. La stessa Milano, più grigia, austera e borghese, è comunque contornata di tinte calde. Anche il personaggio di Marta, estremamente curato, con abiti rifiniti e colorati, come la figlia Greta, modaiola attenta all’outfit e Valeria, sempre elegante. Il tutto trasportato in un luogo ancor più affine a quell’animo che le tre donne rappresentano e che si lega a quello, interiormente più ruvido, energico e deciso del mondo di Susanna, che è invece immesso e incluso nelle tinte cromatiche più brillanti, dallo spirito etereo, sognante e delicato.

La ricetta della felicità: valutazione e conclusione

La ricetta della felicità

La ricetta della felicità riesce a coinvolgere anche nella parte che si avvicina al thriller, sempre che questa diventi tale, e che il lato crime non si risolva senza segreti che vengono svelati o situazioni che mettono entrambe le protagoniste alla prova, ad trovarsi di fronte a qualcosa di più grande di loro e che non avevano mai preso in considerazione. È una possibilità considerando il genere preponderante dello show, ma non appare come una scelta, più come un desiderio d’intenti sullo strappare un sorriso piuttosto che provocare uno shock. Regia e fotografia sono simmetriche e complementari tra loro, dove la macchina da presa si focalizza, con decisione, su tutti quegli elementi che accrescono la modulazione fiabesca della serie. Nulla da dire sulla recitazione che alza il livello della storia, sia per quelle figure già note, sia per gli interpreti meno conosciuto, ognuno calato in un ruolo che è essenziale per la coralità e le differenti linee di racconto che la serie porta avanti.

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Regia - 3
Sceneggiatura - 3
Fotografia - 3
Recitazione - 3
Sonoro - 3
Emozione - 3

3

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