Knife Edge: Per una Stella Michelin – recensione della serie Apple TV+
Cosa si nasconde nel mondo dell'haute cuisine? Knife Edge: Per una Stella Michelin racconta i retroscena della caccia alla Stella Michelin. Qui la recensione della nuova serie di Apple TV+
Un coltello che scivola sul bordo di un tagliere, il suono del metallo che batte, il silenzio mentre un piatto viene consegnato al tavolo come fosse un piccolo atto di fede: questa è l’anima di Knife Edge: Per una Stella Michelin, la nuova serie TV prodotta dallo chef Gordon Ramsey, che ha fatto il suo debutto sulla piattaforma Apple TV+ il 10 ottobre 2025. Otto episodi che immergeranno totalmente lo spettatore nel fantastico mondo della cucina stellata, svelandone i segreti e il lato oscuro dell’ambizione che caratterizza il percorso di ogni chef, verso il riconoscimento più ambito da ogni ristorante: la Stella Michelin.
A condurre questo percorso nel mondo dell’alta cucina c’è l’esperto di cucina Jesse Burgess, noto volto del progetto TopJaw, il duo che ha fatto della scoperta dei ristoranti emergenti il proprio marchio di fabbrica. Burgess non è un narratore distante: arriva da dentro la community del food, dialoga con chef, sous-chef e famiglie proprietarie, riuscendo a far emergere quelle voci che altrove resterebbero chiuse in cucina. Questa scelta rende la serie meno autoreferenziale e più empatica, rispetto ad altre produzioni sulla ristorazione stellata. La sua presenza fa da ponte tra il pubblico curioso e le stanze chiuse delle cucine che tentano l’assalto alla gloria.
Knife Edge: Per una Stella Michelin – i dietro le quinte della cucina stellata

Leggi anche Hunger: 5 film da vedere se vi è piaciuto il film Netflix sull’alta cucina
In Knife Edge i ristoranti divisi in otto diverse tappe in giro per il mondo — New York, Chicago, Nord Europa, Regno Unito, Messico, Italia e California — apriranno le porte agli esperti della guida Michelin sotto copertura, spingendosi oltre i propri limiti per raggiungere l’Olimpo dell’haute cuisine. La serie segue i ristoranti e i suoi rispettivi protagonisti nelle settimane precedenti alla cerimonia di assegnazione delle Stelle Michelin, documentando la crescente tensione e tutto ciò che ruota attorno ai giorni della preparazione. La serie inoltre mette l’accento sul sistema di ispezione della Guida Michelin. Knife Edge fa un passo in più rispetto ai semplici gossip da sala, spiegando il meccanismo dell’ispezione, attraverso la presentazione di ispettori anonimi, che valutano servizio, consistenza, creatività e ripetibilità, mostrandone l’effetto sui ricavi e sull’identità del locale. Chi cercherà rivelazioni scandalose sugli ispettori rimarrà deluso: il focus è il prezzo umano (e aziendale) della caccia alle Stelle.
Knife Edge ci racconta tutti i retroscena sull’arte, la tensione quotidiana e la fragilità che si nascondono dietro la cucina d’elite. Le telecamere stanno dentro il servizio, documentando le crisi, lasciando spazio ai veri protagonisti della cucina. Gli chef, i proprietari e i giovani in cucina sono il vero cuore della serie. Le confessioni sul retro della cucina, le paure per la salute mentale, la gestione del personale e la conciliazione famiglia-lavoro vengono restituite senza moralismi. Sono storie che funzionano sul piano emotivo: quando la telecamera indugia su una cucina vuota dopo il servizio, percepisci la solitudine e la dedizione che non entrano nelle foto patinate dei giornali.
Quella che colpisce particolarmente è una storia del primo episodio, la quale vede come protagonista lo chef Dae Kim del ristorante newyorkese Nōksu. Lo chef Dae Kim non è solo una persona creativa e talentuosa, ma con i suoi 29 anni è anche uno degli chef più giovani a concorrere per la Stella Michelin. La serie ha infatti approfondito come la pressione del mondo della cucina stellata sia di forte impatto sulla vita di una persona che ricopre una posizione lavorativa così importante in giovane età. Nonostante le numerose difficoltà, lo chef è determinato a mostrare le sue capacità e impressionare critici e clienti, portando avanti con passione e tecnica le proprie idee.
Knife Edge, il tipico documentario gastronomico?

Fotografia e sound design qui giocano un ruolo fondamentale: primi piani, rumori di piastre e coltelli, inquadrature che trasformano il piatto in un piccolo quadro. Il montaggio alterna momenti di servizio serrato e pause più intime: quando rallenta, Knife Edge restituisce davvero la fatica quotidiana, quando accelera, costruisce la tensione necessaria a farci sentire il “peso” della valutazione. Sotto questo punto di vista, la docuserie potrebbe dare in qualche modo rimandare ad alcune delle serie TV a tema gastronomico come The Bear, che alternano le vicende personali ed emotive a quelle lavorative. The Bear infatti, ha esplorato il tema della salute mentale in modo molto approfondito e realistico: la storia e il passato del protagonista Carmy e il modo in cui il mondo dell’alta cucina e le pressioni subite hanno impattato su di lui, sono un nodo fondamentale della narrazione della serie, un tema che in Knife Edge viene riproposto in forma documentaristica.
Leggi anche The Bear conferma il suo successo e viene rinnovata per una stagione 5
Eppure la serie inciampa in alcuni punti prevedibili, come la spettacolarizzazione del dramma: certe inquadrature e momenti di montaggio pensati per il climax, possono dare l’impressione che lo show a volte cerchi lo scontro più che la comprensione. Manca, in certi passaggi, un maggiore approfondimento su temi che spiegherebbero meglio perché molte scelte culinarie sono anche scelte economiche, quali le forniture e i contratti con i distributori. Inoltre, l’ombra mediatica del brand Ramsay si sente, non come presenza ingombrante, ma come filtro che talvolta addolcisce le sfumature più dure del settore.
L’Italia che insegue la Stella

Per gli spettatori italiani, la parentesi nazionale offre più di un bello scorcio: mette in luce il contrasto tra alta cucina e ristorazione di territorio, e lo fa con rispetto, senza trasformare l’Italia in una cartolina. Nei frammenti girati in Italia nei ristoranti Agriturismo Ferdy e Kresios, affiorano tensioni tipiche della cucina nostrana: la tradizione che incontra l’innovazione, la sostenibilità economica in contrasto con ricerca estetica, aspetti che mostrano quanto il riconoscimento Michelin possa essere una salvezza ma anche una trappola identitaria per chi vive di cucina a chilometro zero.
Knife Edge: Per una Stella Michelin – valutazione e conclusione

Knife Edge: Per una Stella Michelin è una serie che sa fare bene quello che promette: raccontare la caccia alla Stella con empatia, ritmo televisivo e una buona qualità estetica. Non rivoluziona il genere dei documentari sul food, ma lo arricchisce con una prospettiva globale e con piccoli tocchi umani che evitano la retorica. Consigliata a chi cerca profondità emotiva più che scoop, a chi vuole conoscere i retroscena delle Stelle e a chi non si accontenta del solo piatto instagrammabile.