Ginny e Georgia: recensione della serie Netflix

Una serie che ricorda molto Una mamma per amica per via del rapporto tra madre e figlia, ma in chiave nera e con l'ombra del giallo sempre presente.

Ginny e Georgia, una figlia e una madre. L’ultimo trasferimento, l’ennesimo, della famiglia in un’altra città dopo aver vissuto tutta la vita in giro per il paese. Questi sono gli ingredienti di Ginny e Georgia, la serie creata da Sarah Lambert con Debra J. Fisher come showrunner che arriva nel catalogo Netflix il 24 febbraio 2021. La serie segue, con i suoi 10 episodi, le avventure di queste due donne che devono combattere per sopravvivere alle loro giornate.

Ginny e Georgia: un racconto di due donne forti

Ginny e Georgia_Cinematographe.it

Ginny e Georgia racconta la storia di una donna, una madre rimasta vedova con due figli, Ginny e Austin, di una ragazzina che deve vivere lontana dal padre – ma con cui ha un rapporto speciale. Racconta di Georgia (Brianne Howey) e di Ginny (Antonia Gentry) che all’inizio della serie sono, finalmente, libere, senza uomini, senza preoccupazioni ma poi tutto si complica. La serie mostra la formazione di una giovane, una classica adolescente che diventa a poco a poco adulta, bisognosa di essere tenuta in considerazione dalla madre, di condividere con lei le cose della vita, ma qui tutto è più intricato a causa di una figura materna con una vita molto intensa. “Io non sono come te”, dice, urlandoglielo in faccia, più volte Ginny a suoi madre, frase detta spesso dai figli ai genitori; è una legge non scritta, si vuole essere altro, si vuole essere unici per poi rendersi conto che il “DNA” non mente. La ragazzina si accorge quasi subito che è molto più simile a sua madre di quanto immagini e capisce che lei su molte cose non ha torto. Se la madre è per lei bellissima, seducente, una donna consapevole e sicura che sa sempre cosa dire e cosa fare, Ginnuy è piena di meravigliosi riccioli neri, una pelle color d’ebano che ha preso da suo padre. Mentre per la madre, lei crede, è stato tutto molto più facile, per Ginny le cose sono difficili.

Georgia è un’araba fenice sempre capace di rigenerarsi e vivere nuove vite: in città riesce a trovare un lavoro con facilità, fa parte dello staff del sindaco, giovanissimo e bellissimo uomo con cui stringe un’amicizia immediata.

Ginny nella nuova scuola incontra delle ragazze che diventeranno sue amiche, Maxine (Sara Waisglass), Abbie e Norah, incomincia ad uscire con i ragazzi, inizia ad avere una vita normale, proprio come le altre: i palpiti, gli amori, le feste, i pigiama party, la scelta tra il fidanzato perfetto, Hunter, e Marcus, l’amore che sconvolge. Una vita come tante sembrerebbe, invece no; emergono un po’ alla volta i segreti di Georgia, il suo passato, i misteri legati ai trasferimenti continui e alla morte del marito, morto poco prima che loro si rifugiassero nella nuova città. La serie gioca con il presente e con il passato (più o meno recente. ci sono flashback in cui vediamo una giovanissima Georgia vittima di uomini violenti, e ricordi di un recente passato in cui la donna era ancora sposata) e tutto questo si ripercuote sull’esistenza delle protagoniste.

Ginny e Georgia: un discorso sul potere e sul sesso

Ginny e Georgia è una storia di una figlia e di una mamma, della crescita dell’una e della continua lotta dell’altra con il proprio passato, con sé stessa e con gli altri, è una storia di felicità e anche di riscatto. Sì perché Georgia fa tutto per riscattare la sé ragazzina che poteva permettersi poco o nulla, ma anche per donare ai propri figli una vita migliore. Georgia insegna a Ginny ad essere libera, indipendente, a non farsi mettere i piedi in testa da nessuno, anzi, soprattutto da nessun uomo; le ricorda che se bisogna essere usate dagli altri la cosa migliore è ricevere qualcosa in cambio, una sorta di do ut des. Per Ginny è insopportabile la voglia irrefrenabile della madre di avere un uomo accanto, non tollera che, a causa di quest’ultimo, siano costretti a cambiare vita, a cambiare città. La ragazzina è una vera femminista, parla di indipendenza, di come e di quanto si debba essere staccate dalle leggi imposte dalla società.

Diventa un discorso sul potere, un gioco di controllo che spesso può essere crudele: c’è chi vince e c’è chi perde. Per le donne c’è solo una possibilità; non abbassare mai la guardia. Lo impara a sue spese la ragazza quando incontra Marcus e con lui nasce subito una sintonia speciale, una passione senza freni. Ginny e Georgia racconta la prima volta, eliminando le molte implicazioni culturali, morali e sociali – Ginny dice alla madre: “il mio valore come donna (dopo aver perso la verginità che è solo un costrutto pensato per reprimere le donne) non sarà diverso” – che spesso ancora esistono, parla della pillola del giorno dopo e di quanto la sessualità possa essere ancora motivo di critica – la farmacista, quando va a comprare il farmaco, la guarda con sospetto e con giudizio.

Georgia, rispetto alle altre mamme, anche per la sua giovane età, non ha nessun tabù – sessualità, droghe, vendette e piccole o grandi azioni illecite fanno parte della sua vita e ci sono piccoli indizi che lo fanno intendere -, ma ha molti segreti e infatti Ginny dice che quando guarda la madre da un’altra direzione capisce di aver di fronte una persona sconosciuta; e non è sbagliato. Il concetto della maschera è un elemento fondamentale nella serie: proprio questo oggetto nasconde, è strumento utile per proteggersi dagli altri e mascherare difetti e fragilità.

Georgia si veste bene, sa recitare, pur, come dice lei stessa, non essendo la tipica donna americana – ha due figli con due uomini diversi, si muove di luogo in luogo per fuggire da qualcosa/qualcuno, è vedova ma pensa già al futuro compagno di una vita -, riesce a conquistare quasi chiunque, donne, uomini, bambini, adolescenti, nonostante tutto. Nella serie tutto è diverso da come appare, ognuno dietro alle porte della propria bella casa cela ferite e dolori.

Ginny e Georgia: il racconto delle fragilità

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Ginny si sente sola. Ha sofferto la lontananza dal padre, la presenza ingombrante della madre, ha mal sopportato il suo essere “terra di mezzo”, il suo essere mulatta la “rende invisibile”, si veste da Britney Spears per Halloween ma poi si interroga se quella non sia una scelta sbagliata, abiura della propria natura e cultura, cerca di pettinarsi come le sue amiche ma i suoi capelli afro non sono amici della spazzola e non le permettono di omologarsi.

Ginny e Georgia porta al centro anche la narrazione delle fragilità e quindi della differenza, di chi non si sente perfetto e pensa di non essere abbastanza: Ginny esce con Hunter, il più bravo della scuola  perché la madre preferisce così, ma poi c’è Marcus che fa il ribelle, il tenebroso ma dietro i capelli e gli occhi scuri c’è un ragazzino con debolezze e dolori. Se il primo è talmente perfetto da risultare noioso, Marcus invece è intrigante, presente, il vicino di casa – che entra dalla finestra, cliché di molte serie tv, una fra tutte Dawson’s Creek– con cui parla e si diverte. Quando Ginny manda al suo ragazzo una foto sexy e non ricevere risposta le sue poche certezze crollano miseramente. Tutto cambia nel momento in cui chiede a Marcus un giudizio sula foto. La risposta è immediata. Entusiastica. Lui è così diverso da Hunter. Ginny e Marcus si scrivono, si inviano foto, parlano di desiderio, di masturbazione e di corpo desiderante.

Si arrabbia con sua madre che entra nella sua vita senza rispetto, volendo essere partecipe di cose che non le riguardano, le grida il suo non piacersi – perché non piace agli altri -, il suo sentirsi brutta e non desiderata; è inevitabile che Ginny si paragoni a sua madre, cerchi di vedere differenze e somiglianze, punti in comune e di contrasto. Ginny – ma anche tutte le sue amiche – si interroga sulla sua identità: chi sono, chi voglio essere e ogni cosa passa attraverso lo sguardo dell’altro che spesso può ferire e umiliare – e così si diventa crudeli, addirittura violenti, verso se stessi. Vengono a galla vari temi: omosessualità, sessualità, la mancata accettazione di sé stessi, l’essere figlia di due culture che la rendono “straniera” su due fronti.

Mentre Ginny sta crescendo, amando e anche mentendo – nessuno sa del suo rapporto con Marcus, neppure le sue amiche -, cosa che la rende molto simile a sua madre, Georgia si trova braccata dal suo passato che in ogni momento bussa alla sua porta. Riuscirà a resistere? E quando i suoi figli sapranno delle cose di lei e della sua infanzia e giovinezza saranno dalla sua parte o la guarderanno con occhi diversi?

Ginny vuole avere con lei dei segreti ma pretende dalla madre sincerità e verità, quando inizia a scoprire indizi nascosti in casa, eventi, persone, avvenimenti, ombre di quell’atomica bionda che vengono a galla, si sente persa e tradita. Ginny è costretta ad essere ancora più matura e dover crescere, salvare tutto e soprattutto sé stessa.

Ginny e Georgia: una serie che colpisce sotto molti punti di vista

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Ginny e Georgia è una sorta di Una mamma per amica – lo dice la stessa Georgia parlando del rapporto tra lei e sua figlia -, in chiave nera, una mistica del femminile in cui c’è anche il giallo che si stringe intorno al collo di Georgia e dei suoi inconsapevoli figli. Gli episodi sono godibili, ben scritti ed è interessante il modo semplice e efficace in cui vengono trattati alcuni argomenti. Risultano stimolanti soprattutto i personaggi femminili che vengono descritti con dovizia di particolari, nelle fragilità e nella voglia di indipendenza, nella tenacia e nel coraggio. Sicura e coerente è l’evoluzione del percorso di Ginny che deve crescere nonostante tutto, o forse proprio a causa di tutto quello che le capita intorno; ciò che risulta più forzato è la narrazione del passato che torna a bussare alla porta e la scrittura di alcuni personaggi secondari che non rendono giustizia ad un lavoro capace di conquistare lo spettatore.

Regia - 4
Sceneggiatura - 3.5
Fotografia - 3.5
Recitazione - 3.5
Sonoro - 3
Emozione - 3.5

3.5

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