Genius: MLK/X – recensione della serie Disney+

Una serie TV ambiziosa ma limitata, spesso troppo dipendente dai cliché per uscire a testa alta dalla fitta serie di biopic presenti sul mercato cinematografico e televisivo contemporaneo.

Genius: MLK/X è la stagione 4 del format seriale Genius, un focus e ricostruzione storica – con attori e inevitabile romanticizzazione di eventi realmente accaduti – che ha esordito su Disney+ nel 2020. I nuovi episodi, che scelgono un periodo storico molto pregno di eventi e avvenimenti rivoluzionari, hanno protagonisti indimencitabili e cruciali nella storia dei diritti civili. Per gli appassionati di storia e politica, questa stagione si presenta come il prodotto di perfetta fruibilità: unisce storia, fiction e cronaca, senza lasciare alcuno spettatore a bocca asciutta. Gli episodi della stagione 4 sono disponibili in streaming a partire dal 13 marzo 2024.

Genius: MLK/X: un prodotto fruibile e interessante che rischia di cadere nel trito con alcune scelte stilistiche

Genius: MLK/X si presenta come un’opera televisiva ambiziosa che tenta di esplorare in profondità le vite e le battaglie di Martin Luther King Jr. e Malcolm X attraverso un paradigma narrativo che procede in modo parallelo, con narrazione simultanea ma mista a flashback e flashforward. La premessa è interessante, ricca di eventi storici noti ma importanti da ricordare, ricreare e sottolineare. Nonostante l’impeto iniziale, il valore contenutistico e la regia solida, la serie rischia di perdersi nei meandri della sua stessa complessità, mancando il bersaglio nel presentare in modo innovativo due delle figure più rilevanti nella storia del movimento per i diritti civili americani.

Il progetto Genius di National Geographic, noto per la sua natura antologica, cerca di ritagliarsi uno spazio nell’universo televisivo con un nuovo ciclo di episodi dedicati alla Storia americana. Per i fan del format, questa serie 4 è un colpo sicuro: mantiene saldamente le redini stilistiche e narrative delle serie precedenti, cambiando solo il numero di protagonisti e mettendo, dunque, più carne a cuocere. Ma lo show, nonostante abbondi di materiale mostrato e costruito, è perfettamente recintato in una safe zone che permette di riconoscerne i caratteri principali. Dopo aver toccato temi come la fisica, la pittura e la musica, il focus ora si sposta sui diritti civili. I protagonisti delle antologie precedenti sono stati Albert Einstein, Pablo Picasso e Aretha Franklin, personaggi mostrati nella loro grandezza e umanità sempre con grande successo. Ma il risultato di MLK/X non è all’altezza delle aspettative, perdendosi in se stesso e nella formalità del progetto invece di costruire la sua personalità unica, individuale.

La serie, distribuita su Disney+, si apre su un panorama visivo coinvolgente, con una fotografia che cattura l’atmosfera dell’epoca e una colonna sonora che accompagna le vicende dei protagonisti. Tuttavia, sebbene la componente tecnica sia solida, la narrazione non riesce a decollare come ci si potrebbe aspettare. Un primo problema è rappresentato dalla scelta dei giovani attori, investiti di una responsabilità narrativa e recitativa non fuori dalle loro possibilità. Con Kelvin Harrison Jr. e Aaron Pierre nei ruoli di Martin Luther King Jr. e Malcolm X, la serie offre performance decenti, ma non riesce a penetrare a fondo nei loro personaggi. Mentre Harrison Jr. cattura l’eloquenza di King, Pierre offre un ritratto intenso di Malcolm X. Tuttavia, la scrittura non riesce a dare loro lo spazio necessario per esprimere appieno la complessità dei loro ruoli, inoltre alcune ingenuità interpretative sono chiaramente afferibili alla giovane età degli artisti. Il talento c’è, ma non è sufficiente per elevare la sceneggiatura e i dialoghi.

Lo stesso problema si riscontra nella trama, troppo ambiziosa e complessa nel voler mettere le due figure a confronto, mostrandole parallelamente e insieme sullo schermo in un montaggio che purtroppo risulta tedioso, confusionario e talvolta molto prevedibile. Non si direbbe che a progettare questo racconto che si divide, per poi rincontrarsi, ci sia un obiettivo comune: prevedibilità e incoerenza si fondono in un ritmo incerto, banale quando non deve esserlo e in grado di enfatizzare momenti vuoti. Un aspetto positivo della serie è il ruolo delle mogli dei protagonisti, Coretta Scott King e Betty Shabazz, interpretate rispettivamente da Weruche Opia e Jayme Lawson. Tuttavia, anche qui la narrazione cade spesso in cliché, presentando le donne principalmente come figure di supporto anziché come individui autonomi e determinati.

Sebbene Genius: MLK/X cerchi di offrire uno sguardo intimo e personale sulle vite di King e Malcolm X, talvolta sembra che si perda nella sua stessa complessità. I flashback che mostrano le loro giovani vite, pur fornendo contesto, possono risultare confusi e poco chiari nel loro intento esplicativo, pedadogico e narrativo. La serie, prodotta da Brian Grazer, Ron Howard e Kristen Zolner con la loro Imagine Television, mentre Reggie Rock Bythewood, Gina Prince-Bythewood e Francie Calfo sono produttori esecutivi per Undisputed Cinema. Jeff Stetson ha scritto l’episodio pilota ed è anche produttore esecutivo. il regista dek primo episodio è Channing Godfrey Peoples ed è anche produttore esecutivo: i nomi solo pregevoli, le difficoltà a raggiungere un’originalità che esca dai canoni del biopic restano però scolpite nell’esecuzione finale, generica e prevedibile come un tema così importante non dovrebbe mai diventare.

Genius: MLK/X – conclusione e valutazione

Genius: MLK/X si presenta come un tentativo ambizioso ma fallace di portare alla luce le vite di due figure chiave nella storia americana dei diritti civili. Nonostante una componente tecnica solida e alcune performance degne di nota, la serie pecca di originalità e – paradossalmente – anche di profondità. Mentre potrebbe interessare agli appassionati della storia americana, Genius: MLK/X non riesce a distinguersi come un’opera televisiva veramente innovativa nel panorama contemporaneo. Tuttavia, rimane un contributo rilevante alla comprensione di due icone del movimento per i diritti civili e della loro eredità, anche se potrebbe non soddisfare completamente le aspettative degli spettatori più esigenti.

Regia - 3
Sceneggiatura - 2.5
Fotografia - 3
Recitazione - 3
Sonoro - 2.5
Emozione - 2

2.7