Freud: recensione della serie TV Netflix

La recensione di Freud, la serie tv austriaca targata Netflix liberamente ispirata ad un giovane Sigmund Freud impegnato a risolvere efferati omicidi tra esoterismo e complottismo politico

La prima produzione austriaca di Netflix – realizzata in collaborazione con l’ORF, la principale emittente televisiva del Paese – è una serie di difficile catalogazione che esula in buona parte da ciò che ci si poteva attendere dopo il suo annuncio. Freud è quanto di più lontano possibile da un classico biopic sul fondatore della psicanalisi, avvicinandosi di più ad un thriller investigativo con incursioni nel mondo paranormale, che prende spunto molto liberamente dalla vita e dalle ricerche fatte dallo psicanalista austriaco in giovane età. Gli otto episodi dello show austriaco – creato da Marvin Kren, Stefan Brunner e Benjamin Hessler – sono ambientati nella Vienna del 1886, dove il giovane neodottore Sigmund Freud, recentemente tornato da un viaggio di studio dalla Francia, sta sviluppando una sua personale teoria sul valore dell’ipnosi, cercando di farla riconoscere dalla comunità scientifica che invece la scredita ripetutamente. Freud, nonostante le difficoltà economiche, è alle soglie del matrimonio con la sua fidanzata Martha, ma si ritrova coinvolto in un particolare caso criminale che lo porta a indagare sulle misteriose sparizioni e gli efferati omicidi che stanno destabilizzando Vienna. Nel corso di una serata organizzata dall’alta borghesia viennese a cui si è recato per invito dell’amico Arthur Schnitzler, conosce la medium Fleur Salome, la quale sembra avere un nesso con le tragedie in atto. Attraverso lei, assieme all’ispettore di polizia Alfred Kiss, riesce a collegare questi sanguinosi avvenimenti ad una grande cospirazione politica in corso.

Freud porta il noto psicanalista e le sue teorie all’interno di un thriller dark di pura fantasia

Freud Cinematographe.it

Pur partendo con un primo episodio che inizialmente fa un quadro generale e parziale su alcune delle principali teorie di Sigmund Freud, in particolare sull’ipnosi e l’isteria, la serie nel suo sviluppo prende una piega molto libera. Lavorando in gran parte di fantasia e licenze poetiche si avventura in un territorio molto più simile ad un incrocio tra Sherlock Holmes e La vera storia di Jack Lo Squartatore piuttosto che ad una vera biografia del neurologo più famoso di sempre. Le atmosfere che ci avvolgono nella visione si rifanno a uno stile dark ben costruito ed affascinante, che dà spessore alla ricostruzione dell’epoca vittoriana e crea una certa aura di mistero ed inquietudine, funzionale alla direzione che il racconto vuole intraprendere. La trama può in un primo momento risultare abbastanza complessa, con filoni secondari che si muovono autonomamente, benché poi con l’incedere degli episodi il puzzle vada complessivamente ricostruendosi e delineando un quadro di non così difficile comprensione. È una storia che – facendo proprie le caratteristiche del giallo e del noirdesta una certa curiosità, il meccanismo narrativo tuttavia non è sempre all’altezza delle aspettative che pone inizialmente. La possibilità di un coerente inserimento di elementi storici in un racconto di finzione viene largamente disattesa – ma di fatto non è neppure tra le intenzioni dei creatori – in favore di una virata nel terreno del soprannaturale e dell’esoterico, trasformando l’ipnosi in uno strumento onirico per la risoluzione dei casi in gioco.

Freud mescola richiami al cinema espressionista con il noir, l’horror e il thriller politico, in una storia scorrevole ma non sempre equilibrata

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Ad ogni modo, una volta accettato il fatto d’essere di fronte ad un prodotto di puro intrattenimento e scevro da particolari velleità storico-pedagogiche, la storia riesce ad avere una discreta presa – al di là di qualche stiracchiatura di troppo – e scorrere in una visione sufficientemente appagante. Complice soprattutto la riuscita messa in scena, la serie crea una piacevolezza visiva in particolar mondo per gli amanti di un estetica che opera un forte richiamo al cinema espressionista tedesco. Alcuni passaggi di Freud sono difatti caratterizzati da colorazioni molto cariche e figure inquadrate in modo da darne quasi una visuale deforme, amplificate da una recitazione molto grottesca e carica, soprattutto per quanto riguarda i momenti che vedono la presenza dei coniugi Szapar. Il noir cede poi il posto a varie incursioni nell’horror, con scene particolarmente sanguinolente al limite dello splatter, condite da azioni brutali e violenze efferate.

Anche la componente sessuale è marcatamente presente nel corso della serie, talvolta in maniera superflua, ma complessivamente ben inserita in un contesto nel quale ogni eccesso è legato al modo di intendere il racconto imposto dai creatori. Il giallo alla Edgar Alan Poe si unisce inoltre al thriller politico in una commistione di generi che da un lato dà originalità alla produzione, ma dall’altra tende a sovraccaricare la narrazione di elementi, rischiando di trasmettere un senso di spaesamento e di non riuscire ad approfondire e valorizzare adeguatamente tutti i contenuti proposti e gli stili utilizzati. I personaggi principali hanno una buona costruzione, valorizzata da un cast ben amalgamato con prove attoriali ispirate, mentre le varie linee narrative non hanno tutte la stessa efficacia. A volte la serie si affida un po’ troppo ad un esoterismo risolutore e non sempre risulta esserci una complessiva organicità nel racconto, pur mantenendo una certa godibilità .

La serie austriaca è un lavoro tecnicamente ben realizzato con una narrazione particolare e fuori dagli schemi

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A livello tecnico siamo sicuramente di fronte ad una produzione ottimamente realizzata, curata nelle ammalianti scenografie e nella fotografia intensa che valorizza l’estetica dark dello show. Inoltre la serie è condotta attraverso una regia efficace, che si fa protagonista della narrazione con movimenti particolari ma mantenendo una compostezza stilistica che accompagna il racconto esaltandone l’azione. Complessivamente Freud è un prodotto d’intrattenimento sui generis, che può ricordare esperimenti fuori dagli schemi come Orgoglio, Pregiudizio e Zombie e La leggenda del cacciatore di vampiri, ma con una maggiore qualità. Nonostante una scrittura non sempre precisa, si dimostra un esperimento discretamente riuscito e d’impatto visivo. In alcuni passaggi può risultare eccessivo e in parte kitsch, ma riesce a destare interesse, benché il livello di soddisfazione finale dipenda molto dai gusti personali di ognuno. Se siete pronti a dimenticare l’aderenza storica e la verità biografica su Sigmund Freud e ad addentrarvi in un mix di atmosfere oscure, sanguinosi omicidi, pratiche esoteriche e complottismo politico, condito con qualche sprazzo di psicanalisi freudiana, forse questa è la serie che potrebbe fare per voi.

Regia - 4
Sceneggiatura - 3
Fotografia - 4
Recitazione - 3.5
Sonoro - 2.5
Emozione - 2.5

3.3

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