Fleishman a pezzi: recensione della serie Disney+

Fleishman a pezzi è il canto del cigno di un amore finito ma è anche un canto di rinascita per un nuovo sé, per un nuovo noi.

Dolore, lacrime e memoria. Presente, figli e un matrimonio di cui restano i detriti pesanti come macigni. Questo è il punto attorno a cui si crogiola il dramma di Fleishman a pezzi, serie di 8 episodi, adattamento del romanzo di Taffy Brodesser-Akner del 2019, prodotta da Susannah Grant, Carl Beverly e Sarah Timberman, che debutta su Disney+ il 22 febbraio 2023. Il matrimonio di Toby Fleishman (Jesse Eisenberg) ormai è finito ma tutto per lui si complica ancor di più quando la moglie Rachel (Claire Danes) scompare nel nulla, lasciandogli i due figli. Con lei se ne vanno tutte le certezze della sua vita, tutto a poco a poco torna a galla, il loro primo incontro, il matrimonio, la nascita dei figli, i primi litigi. Si scopre ancor più fragile e spezzato, si ritrova solo a dover crescere due figli che richiedono la presenza della madre, il suo lavoro (è medico) risentirà inevitabilmente delle sue assenze e il desiderio di ricominciare a frequentare lo donne lo rianimerà. Come si può sopravvivere alla fine di un matrimonio? Cosa bisogna fare per non soccombere?

Fleishman a pezzi: una piccola epopea sulla crisi

“La fine del suo matrimonio arrivò come la caduta di Roma, lentamente e poi tutta insieme”

Fleishman a pezzi può sembrare una storia ordinaria eppure è cosi potente da dilaniare. Da quando è single di nuovo, dopo un primo periodo di pausa, ha scaricato un’app di incontri e conosce donne, si diverte finalmente, c’è per lui un intero mondo di opportunità. L’età dell’oro termina nel momento in cui Rachel lascia improvvisamente i bambini, Solly e Hannah, nel suo appartamento una mattina presto e poi se ne va senza lasciare alcuna traccia. Toby è distrutto, mette ogni cosa in dubbio, lo stress lo sta tormentando. Come farà? Chi andrà a prendere i bambini quando lui lavora? E se i suoi figli lo odiano? E se licenziasse impulsivamente la tata? Come faceva prima ad avere così tanto tempo? Come è iniziato tutto questo e quindi come sono arrivati a ​​quel punto? Si tratta di una piccola epopea sulla crisi di un matrimonio, sull’essere un quarantenne con un matrimonio fallito, una moglie scomparsa e non aver capito nulla della vita, di sé stesso e dei rapporti. Questo magma di emozioni, tensioni, pensieri e tormenti spaventa, fa arrabbiare, fa scappare; ciò non capita solo a lui ma anche agli amici di sempre, Seth (Adam Brody) e Libby (Lizzy Caplan) – amico dell’università che ha poi perso di vista – che, anche se con vite differenti, vivono la loro crisi. Riallaccia i rapporti con i due dopo essersi separato, li rivede, condividono le loro esperienze, la loro crescita e Seth e Libby sono fragili e insicuri tanto quanto lui, sia il Peter Pan della finanza che la mamma con il sogno di scrivere il primo romanzo; ed è proprio quest’ultima e la sua voce ad essere la narratrice, lei è una scrittrice, oltre ad essere moglie e madre, ma, da un po’, ha un blocco, sembra però essere perfettamente in grado di narrare questa storia. Nessuno di loro è certo di ciò che è, di ciò che fa, dell’esistenza che sta portando avanti, c’è il passato che grava come una pesante spada di Damocle su di loro, poco importa se sei sposato, se hai dei figli, se sei un perenne single. Gli 8 episodi ragionano sull’essere umano e sui rapporti raccontando i personaggi attraverso il tempo.

“Non tollerava la portata del rimpianto, occasioni perse ed altre possibili scelte, non aveva più voglia di pensare alla possibilità, la possibilità era una trappola”

Il fallimento di un matrimonio è qualcosa di grosso, un bubbone purulento pronto a scoppiare. Basta una macchina ed un viaggio per ricordarsi tutto come se si stesse vivendo quel momento per la prima volta, come se presente e passato convivessero nell’abitacolo e fa male.

Una serie che racconta tutto

La serie è, come dice Libby, “su tutto”: il dolore per qualcosa che è finito, per non avere dato ai figli la stabilità, una vita che non è sempre come uno se l’aspettava, il sessismo nell’editoria, gli appuntamenti “generati” dalle app, le difficoltà nel crescere i figli, i rimpianti che come squarci smangiano qualunque cosa. Si parla di molte cose ed è straziante. Brodesser-Akner è uno specialista nel tirare fuori dimensioni ed emozioni sorprendenti, qui rivolge il suo sguardo alle camere da letto e agli appartamenti da scapolo dell’Upper East Side. Toby qui ricorda ogni momento: la nascita dell’amore fatto di passeggiate, abbracci tra le lenzuola, e dei figli, la carriera di Rachel, la sua ansia di ricchezza e di migliorare il suo status.

Fleishman a pezzi racconta la storia di molti personaggi e anche un po’ di chi guarda, mostra i loro pensieri eppure non ci sono risposte concrete perché non è facile crescere, maturare, non è semplice essere adulti, figuriamoci essere padri, madri, ciò che ti rapisce è la narrazione di Libby che si attacca addosso e entra in testa. La scomparsa di Rachel è solo un pretesto per poi studiare le persone, raccontarle.

Fleishman a pezzi: il canto del cigno di un amore finito ma anche la dimostrazione che una rinascita è sempre possibile

Fleishman a pezzi parla di un divorzio ma parla anche di quanto sia difficile crescere, mostra quanto sia crudele alle volte la vita, quanto “i ricordi incastonati nella parete” possano essere dolorosi, eppure tutto è utile per diventare la parte migliore di sé. La serie rientra in quei racconti sulla crisi del matrimonio, si pensi all’ultimo titolo su questo tema, Marriage Story di Noah Baumbach, fa sue alcune dinamiche tipiche portando a galla la rabbia cieca, la tristezza infinita, il rimpianto per ciò che era.

Fleishman a pezzi è il canto del cigno di un amore finito ma è anche un canto di rinascita per un nuovo sé, per un nuovo noi, insegna che non bisogna aver paura di aver bisogno di un posto, di sentire il desiderio di appartenere a qualcuno, di meritarsi di essere felici.

Regia - 3.5
Sceneggiatura - 4
Fotografia - 3.5
Recitazione - 4
Sonoro - 3.5
Emozione - 4

3.8