Eyes of Wakanda: recensione della serie Marvel

Un piccolo canto epico perduto tra i margini dell’universo Marvel.

Eyes of Wakanda è un’elegante spy story animata targata Marvel, prodotta da Todd Harris insieme a Proximity Media e supervisionata da Ryan Coogler. In soli quattro episodi autoconclusivi, ci accompagna attraverso epoche e geografie lontane, seguendo i War Dogs – le spie d’élite del Wakanda – nel recupero di oggetti di vibranio sparsi per il mondo. Si parte dalla Creta del 1260 a.C. e si arriva fino all’Etiopia coloniale, in un itinerario che è insieme viaggio storico, politico e spirituale. Lungi dal voler indulgere nel fan service, la serie costruisce un ponte emotivo tra la tradizione wakandiana e le tensioni del presente MCU, con un vibranio che diventa più che un metallo: è un catalizzatore di storia, potere e coscienza identitaria.

Leggi anche Storia dei Cinecomics Marvel e DC: dagli inizi alla rinascita

Quando l’animazione diventa arte afrofuturista

Eyes of Wakanda; cinematographe.it

Dal punto di vista visivo, Eyes of Wakanda è un’opera che parla la lingua della pittura. Axis Animation e AKA Studio creano tavole animate con la consistenza delle tele ad olio: colori terrosi, blu che ricordano il crepuscolo africano, rosso sabbia. Le scene sembrano materializzarsi da un album di memorie ancestrali, dove ogni ombra è portatrice di senso e ogni luce accende il mito. Ogni episodio si distingue per un’atmosfera cromatica precisa e suggestiva, rafforzata dalla colonna sonora di Hesham Nazih, che mischia sapientemente strumenti africani tradizionali e sospensioni elettroniche. Non è solo accompagnamento: è racconto musicale che abita e scolpisce lo spazio narrativo.

Amore, vibranio e dilemmi morali

Al centro della serie non ci sono solo missioni, ma conflitti interiori. I War Dogs non sono supereroi infallibili: sono guerrieri divisi tra lealtà al regno e desiderio di comprensione del mondo. Noni, interpretata da una sorprendente Winnie Harlow, e Basha, voce profonda di Jacques Colimon, portano sullo schermo un’umanità potente e contraddittoria. In particolare, l’episodio ambientato nella guerra Italo-Etiopica offre una riflessione affilata su colonialismo e autodeterminazione: un piano narrativo che pochi prodotti Marvel hanno il coraggio di affrontare così frontalmente. L’universo di Black Panther è presente, ma con discrezione. Gli elementi noti ci sono – vibranio, maschere rituali, stemmi familiari – ma sono integrati organicamente in un tessuto narrativo maturo, pensato per far riflettere più che per entusiasmare.

La bellezza c’è, ma fugge via troppo presto

A fronte di una potenza visiva e simbolica straordinaria, Eyes of Wakanda inciampa sul terreno della durata e del ritmo. Quattro episodi da mezz’ora sono troppo pochi per permettere un vero respiro ai personaggi e alle loro traiettorie emotive. Alcune sottotrame – come quella tra Basha e Iron Fist – appaiono come intuizioni folgoranti che evaporano troppo in fretta. Anche la scelta delle ambientazioni, pur suggestiva, talvolta ricade su scenari simili (Creta, Troia, Grecia) riducendo la varietà che ci si aspetterebbe da un racconto così geograficamente ambizioso. Eppure, nonostante tutto, Eyes of Wakanda resta uno degli esperimenti più audaci e visivamente riusciti della Marvel contemporanea. Un soffio d’arte che meriterebbe di diventare vento costante.

Eyes of Wakanda: valutazione e conclusione

In fondo, Eyes of Wakanda è un piccolo canto epico perduto tra i margini dell’universo Marvel, una gemma che non cerca di urlare per farsi notare ma che sussurra storie antiche con voce solenne. È una lettera d’amore al vibranio come idea e come mito, alla possibilità di costruire mondi narrativi profondi attraverso l’animazione, senza dover cedere al rumore del blockbuster. Il tempo breve della visione non è un limite, ma una promessa: quella che il Wakanda ha ancora molto da raccontare, e che forse, la prossima volta, saremo pronti ad ascoltarlo per davvero.

Leggi anche Marvel: 10 eventi già visti prima dell’MCU

Regia - 3.5
Sceneggiatura - 3.5
Fotografia - 3
Recitazione - 3.5
Sonoro - 3.5
Emozione - 4

3.5