Doppio gioco: recensione dei primi episodi della serie di Canale 5
Andrea Molaioli dirige Doppio gioco, fiction di Canale 5 con Alessandra Mastronardi, Simone Liberati, Max Tortora e Domenico Diele, insieme a molti altri. Da un’idea di Fabrizio Benvenuto, Stefano Voltaggio, Libero Pastore, Sandrone Dazieri, Valter Lupo, tutti autori anche della sceneggiatura insieme ad Alessandra Martellini, Doppio gioco, prodotta dalla Fabula Pictures, è composta da otto episodi, che verrano trasmessi con un doppio appuntamento settimanale per un totale di quattro serate. In onda dal 27 maggio 2025 su Canale 5 in prima serata, Doppio gioco racconta la storia di Daria e del suo incarico come infiltrata, con l’aiuto del Maggiore Ettore, per smascherare e portare all’arresto di Gemini, membro della criminalità internazionale che potrebbe inoltre essere legato al passato di Daria.
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Doppio gioco è una serie dove tutti hanno un segreto, ambientata in una Roma che appare anch’essa densa di segreti

Doppio gioco ruota attorno alla stratificata personalità di Daria, una protagonista che si muove su più livelli. Una giovane donna che ha dimenticato cosa sia l’affetto più puro e sincero e con un’abilità che la rende tanto indispensabile quanto pericolosa, almeno agli occhi degli altri. Daria è capace di leggere le persone, capire se mentono e se nascondono qualcosa; lei osserva con attenzione ogni dettaglio, come si spostano gli occhi e cosa vogliono dire quei piccoli gesti che spesso non si notano. Una qualità unica che si rivela spesso utile, ma che forse a volte può anche essere come una maledizione. Alessandra Mastronardi è eccezionalmente in parte nel ruolo di Daria e l’empatia è immediata. Lo stesso per i personaggi di Simone Liberati e Max Tortora, il primo un ex poliziotto con un senso di colpa che lo schiaccia giorno dopo giorno, e il secondo un membro della criminalità internazionale senza scrupoli e privo di qualsiasi emozione, che vive con disinvoltura e buongusto all’interno di un universo, quello del poker, che sa con certezza, può facilmente cadere ai suoi piedi.
Nonostante Doppio gioco presenti una Roma inedita, nascosta, dove dietro ogni angolo e dietro ogni porta apparentemente comuni, si celano organizzazioni segrete che controllano, monitorano e influenzano le vite dei cittadini, è presente una disparità. Una Roma notturna e piena di segreti, dove nulla è come sembra. Perfettamente in linea con il senso della serie e con l’interiorità dei personaggi. Ma che ha notevoli differenze tra interni ed esterni. Hotel di lusso e tavoli da poker, tra ambienti sfarzosi ed eleganti, sono gli ingredienti maggiormente funzionali sia alla narrazione che alla struttura, che nel gioco, nella ricercatezza e nella classe delle location hanno la loro sorgente. È un mondo dove si puntano cifre altissime, dove c’è una sontuosità nelle decorazioni, negli arredi, nei colori e in come tutto viene illuminato. La lucentezza degli hotel dove Daria passa le sue serate risplende nelle strade buie dove la notte fonda è imminente e si aspettano già i primi raggi di un sole che sorge.
Il tema del doppio e delle molteplici identità che a volte si è costretti ad assumere

Gli esterni di Doppio gioco sono invece tutt’altro e, per quanto questo sia un punto a favore della verosimiglianza, c’è qualcosa di approssimativo in come vengono presentati. Aeroporto di Fiumicino a parte, che è invece un espediente oltre che identificativo anche originale, le strade della città appaiono descritte e rappresentate in modo piatto, senza quello stesso interesse che c’è invece per le ambientazioni interne, sicuramente più suggestive, e che avrebbero potuto avere una propria poetica anche in esterno. Quello che Doppio gioco riesce a fare, e non sempre le fiction poliziesche ci riescono, è quello di prendere direzioni inaspettate, di dar vita a colpi di scena che stupiscono, e che accrescono il ritmo dinamico della storia. C’è una comunanza tra le vite di tutte le figure coinvolte, non solo legate da un filo invisibile che sembra aspettare solo il momento per districarsi. Il termine Doppio gioco non è infatti solo il titolo dello show.
Tutti in Doppio gioco hanno un segreto, tutti operano un doppio gioco, tutti hanno una doppia identità, tutti non mostrano la loro parte più nascosta, spesso diametralmente opposta a ciò che si vede. Ma non si tratta di un’interiorità che non subito si vuole che gli altri percepiscano, ma di un’esistenza che ha causato a tutti i personaggi la necessità di spaccarsi, di scindersi e diventare qualcun altro. I riflessi di Doppio gioco non fanno che aumentare nel corso del tempo e il tono mistery della serie è il primo elemento appassionante. C’è tanto da scoprire. Il poker e le sue strategie, tra regole del gioco e soprattutto una capacità di “giocare” che va oltre e che la serie tiene volutamente a margine. Tutto contrapposto a quella caotica e travagliata confusione che sono le emozioni e i sentimenti. Quella parte essenziale di una vita che Daria, Ettore e lo stesso Gemini sono stati costretti o inclini a sotterrare. Per necessità, per bisogno, per esigenze al di fuori di sé o per sbagli ed errori commessi in un momento difficile.
Doppio gioco: valutazione e conclusione

Doppio gioco è una serie articolata, tra spy story e family drama, con una dose di azione e una caratterizzazione dei personaggi che non sempre è facile trovare nei prodotti televisivi che puntano sulla forza trascinante di una trama avvincente, e su un intreccio che già nei primi minuti del pilot appare ben organizzato ed elaborato; organico nel suo essere pieno di pezzi da rimettere al proprio posto. La regia e il montaggio dinamico, anche nelle attese, nelle tattiche e nella pianificazione del poker, ottengono un ritmo cangiante, movimentato e vivace, in particolare nella tensione che provoca. In Doppio gioco la correlazione identitaria tra personaggi e giocatori è inscindibile.
Seduti o no a quel tavolo, tutti stanno giocando una partita e la posta in gioco non è quantificabile. Tra controllo e lucidità, Doppio gioco trasporta lo spettatore in un mondo fatto di equivoci, tormenti sentimentali e ferite mai realmente chiuse, dove per quanto si cerchi di verificare e accertarsi di tutto, a volte è inevitabile lasciarsi andare. Tra le componenti preferite del thriller e dell’action, la serie crea momenti di suspence e continua a stupire con avvenimenti inaspettati, capaci di aprire nuovi scenari in cui far muovere i propri personaggi, lasciandoli spesso di fronte a situazioni diverse, mai affrontate prima, indotti a fare i conti anche con i propri fantasmi del passato. Un passato che torna prepotente.
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