Coyote: recensione dell’action drama con Michael Chicklis

La frontiera tra Messico e Stati Uniti è di nuovo protagonista di un’attualissima serie crime.

La frontiera tra Messico e Stati Uniti, un uomo di legge, una ragazza in fuga dal cartello: Coyote è il nuovo action drama Paramount Network prodotto da David Graziano (Jake Ryan), Michael Carnes e Josh Gilbert, che segna il ritorno sul piccolo schermo dell’attore premiato agli Emmy Michael Chiklis (The Shield, American Horror Story: Freak Show, Gotham) in prima visione su Sky Investigation e in streaming su NOW.

La serie racconta le vicende di Ben Clemens, un ex agente della Customs and Border Protection Agency (la polizia di frontiera degli Stati Uniti d’America) ligio al dovere, che dopo 32 anni di servizio, accettata suo malgrado la pensione, si ritrova coinvolto in una vicenda pericolosa oltre il confine americano. Ben, in Messico per delle questioni burocratiche lasciate in sospeso dal suo collega recentemente scomparso, conosce Maria Elena Flores (Emy Mena) incinta di un affiliato del cartello non perché innamorata ma perché è stata “scelta”, vittima di una realtà nella quale il solo credo è il traffico di droga. La ragazza chiede disperatamente aiuto a Ben, pregandolo di portarla oltre il confine, salvando così la sua vita e quella del bambino che porta in grembo dalle grinfie del cartello e da un’esistenza di violenza e paura. Dopo le prime rimostranze Ben abbandona le sue ferree convinzioni da ex poliziotto di frontiera e accetta di aiutare la ragazza perché non può voltare le spalle a un’innocente in pericolo. Questo cambierà per sempre la sua vita finendo per passare dall’altra parte della barricata per salvare sé stesso e la sua famiglia.

Coyote, cinematographe.it

Coyote: la frontiera “dell’anima”

Una frontiera non solo territoriale quella che viene raccontata in Coyote ma anche “dell’anima” attraverso le disavventure tra la vita e la morte di Ben, dotato di grande sensibilità nonostante l’atteggiamento burbero, che scoprirà presto che la giustizia e la legge non vanno sempre di pari passo. Così si ritrova a fare quello che per lui era impensabile: aiutare una clandestina ad attraversare la frontiera tra il Messico e gli Stati Uniti perché per la sua coscienza non ci può essere altra alternativa, e pagherà cara questa scelta. Nell’era post Trump Coyote assume così ancora più significato e profondità nonostante ci troviamo di fronte a un prodotto di intrattenimento sicuramente di qualità ma che non brilla di certo in originalità. Seguendo le vicende di Ben, è, infatti, impossibile non pensare alle numerose serie che hanno raccontato i crimini dei cartelli messicani, le loro alleanze con i potenti e spesso con alcuni elementi delle forze dell’ordine, i poliziotti giusti ma rassegnati a una guerra quotidiana sanguinaria che non trova mai fine. E in particolare la storia di Ben appare come una versione più sottotono e meno geniale di quella del mitico Walter White della serie capolavoro indiscusso Breaking Bad: tanti i risvolti e gli escamotage simili volti a creare suspense come il passaggio di un uomo qualunque e giusto al “lato oscuro”, divenendo, per ragioni nettamente differenti, “talentuoso” nel crimine tra salvataggi sensazionali, situazioni impossibili che si risolvono sempre nei modi più impensati.

Coyote, cinematographe.it

Coyote: un protagonista carismatico

Nonostante questo Coyote, se non si hanno ovviamente grandi aspettative, si lascia guardare grazie alla bravura di Michael Chiklis che interpreta un personaggio carismatico e sensibile, ai flashback iniziali che seminano indizi sul passato di diversi personaggi della serie che si imparano a conoscere puntata dopo puntata, e a una morale di fondo, sicuramente buonista, ma che fa riflettere su quanto i pregiudizi, il razzismo, la disumanità possono essere abbattuti se si va oltre i confini dell’odio spesso pilotato dai governi e dall’ignoranza, vedi alla voce: Trump.

Regia - 3
Sceneggiatura - 2
Fotografia - 4
Recitazione - 3
Sonoro - 2
Emozione - 3

2.8

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