Countdown: recensione dei primi episodi della serie tv Prime Video
La serie tv Countdown, con protagonista Jensen Ackles, arriva sulla piattaforma streaming Prime Video a partire dal 25 giungo 2025.
Creata e scritta da Derek Haas, Countdown è lo show di Prime Video che, con i primi tre episodi, arriva sulla piattaforma il 25 giugno 2025. Con protagonista Jensen Ackles, affiancato da Jessica Camacho, Elliot Knight, Violett Beane, Uli Latukefu e Eric Dane, Countdown è ambientato a Los Angeles, in particolare nel Dipartimento di Sicurezza Interna che si trova alle prese con una missione ad alto rischio, oltre che segretissima. I personaggi principali sono infatti i membri di una task force, assoldati non solo per le proprie capacità, ma per un’inclinazione a trasgredire e violare ordinamenti e precetti anche se questi vengono dall’alto.
Eroi e villain dal grilletto facile in un mondo che porta a infrangere qualsiasi regola

Countdown è adrenalinico e scoppiettante, tra sparatorie, lotte corpo a corpo, false identità e operazioni sotto copertura. C’è corruzione, nella politica e nelle forze dell’ordine, nel mondo della legge e in quello della sicurezza. Viene ripetuto spesso, anche nel corso della première “non ci si può davvero fidare di nessuno”. La serie di Prime Video è a tutti gli effetti un action e a confermarlo non solo le sequenze di combattimento, dove spesso si ricorre alle mani o a qualsiasi altro oggetto sia nelle immediate vicinanze, ma da un insieme di altre componenti che sono proprie del genere. Si tratta di coefficienti che potrebbero anche considerarsi degli stereotipi, ma che almeno chiariscono, senza troppi dubbi, che tipo di prodotto si sta guardando. Per quanto sia uno show corale, ad essere realmente approfondito è solo il protagonista, un ottimo Jensen Ackles. Gli altri hanno non solo una mansione ben definita all’interno della task force, ma anche un proprio ruolo sulla base delle tecniche di narrazione e di costruzione dei personaggi.
Se Oliveras diventerà l’interesse amoroso di Meachum, sappiamo che non segue le regole, che la missione è al primo posto, ma non il così detto protocollo; Finau è un padre di famiglia dal cuore tenero, completamente diverso a casa da come appare al lavoro; Shepherd è un’hacker affascinante convinta che stabilire un rapporto con i propri colleghi non comprometta il lavoro; Keyonte Bell, giovane e coraggioso, anche lui potrebbe affezionarsi alle persone con cui lavora. Più in alto, a capo della task force e dell’intera operazione, rispettivamente Damon Drew e Nathan Blythe. Entrambi pronti a tutto per evitare una strage, hanno un’etica del lavoro di un certo tipo, ma anche loro, se costretti, adotterebbero metodi differenti o poco ortodossi, mettendo a rischio chiunque si propone spontaneamente per operazioni più pericolose del previsto. Ecco che un pregio dello show è questo, non c’è solo il tipico lavoro di una task force, e se l’obiettivo è il cartello messicano, non si tratta esclusivamente di traffico di droga o d’armi.
Countdown, come suggerisce il titolo, è una corsa contro il tempo

Al centro della serie tv c’è un’arma di distruzione di massa, la cui sorgente è la Russia del 2008, capace di generare ordigni e tecnologie che potrebbero uccidere migliaia di persone. Un complotto più grande di ciò che sembra e che si muove su vendetta, corruzione, doppio gioco e un senso di supremazia nazionale da soddisfare. Se lo strumento capace di generare un massacro come minaccia da arginare è il cliché per eccellenza, l’ambito differente rispetto al solito genera varie attività ai quali gli agenti devono prendere parte. Lavori sotto copertura, poliziotti che si fingono detenuti, incidenti organizzati ed evasioni pianificate; ognuno in prima linea per far finta di essere chi non è, a patto che tutto fili liscio. Le doppie identità con le quali ciascuno dei personaggi, prima o poi, entra in contatto, costituiscono i momenti più interessanti dello show, dove l’action è meno visto e scontato.
Countdown è quindi un classico poliziesco, che scommette su un ottimo cast, perché la recitazione non ha nulla da invidiare ad altre serie tv, e su una trama che non si ferma a obiettivi tradizionali: caccia all’uomo, volti e nomi da scoprire, tipi di ordigni o reali arme utilizzata. Lo spettatore, onnisciente, aspetta così che i protagonisti arrivino a soluzioni che si possono iniziare a intuire, avendo una visione più completa di quanto stia accadendo. Anche attraverso flashback che danno vita a piani temporali con una loro linea orizzontale appassionante, e strettamente connessa con quella presente. Il materiale del plot dello show di Prime Video è ampio, composto da una serie di fili che si aggrovigliano su se stessi e che il compito di districare lo affida alla sceneggiatura. Dialoghi che esplicano: da una parte aiutano a rendere chiaro ciò che ha a che fare con un linguaggio estremamente specifico, dall’altra mettono sul piatto una serie piena di parole.
Countdown: valutazione e conclusione

Countdown è sicuramente una serie di intrattenimento, con siparietti ironici, e che potrebbe offrire di più nel corso delle puntate. Una regia dinamica, e un montaggio serrato, con numerosi tagli, senza una fotografia particolare, anzi a volte, fin troppo semplice, ma buona nel suo essere tipicamente statunitense. Countdown è quindi uno di quegli show che ti tengono col fiato sospeso, intervallati da esplosioni e conflitti a fuoco spesso inaspettati. È composto da episodi che terminano con un classico colpo di scena e che non rendono difficile il binge-watching. Almeno fosse possibile. Ma Countdown uscirà con cadenza settimanale. C’è poi un altro fattore che fa pensare che Countdown possa diventare qualcosa di più di un semplice poliziesco.
La psicologia del protagonista e le pennellate con cui tratteggiano gli altri personaggi fa pensare a un’indagine interiore. Un’analisi che diventerà maggiore circa la personalità delle altre figure principali. Ma soprattutto si tratta di tredici puntate. Un numero di episodi che ormai è di base datato. Le serie tv una volta erano composte da sedici, diciotto, ventidue o anche ventiquattro puntate, mentre ora, con un aumento del minutaggio che quasi mai torna ai quaranta minuti, si preferiscono stagioni da sei, otto o dieci episodi. Lasciando da parte le miniserie che, a seguito di un grande successo, si trasformano in vere serie tv. Quindi in tredici puntate, con un pizzico di ironia e di dramma, una trama estesa e spiralizzata, ci sarà molto da raccontare. E forse anche da scoprire.
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